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Continuiamo la breve rassegna dei gruppi dell’estrema sinistra bresciana negli anni ’70. Il titolo può sembrare fuorviante, ma qui, per “Sessantotto”, si intende il cosiddetto “sessantotto strisciante” (o lungo ’68) che in Italia caratterizzò non solo il secondo “biennio rosso” (1968/69), ma, con alterne vicende, tutto il decennio successivo, almeno fino alla sconfitta della FIAT dell’ottobre 1980.
- Organizzazione Comunista (marxista-leninista) – Fronte Unito. Il gruppo più attivo non era in città (Tedoldi, Schubert, ecc.), ma a Lonato (Eraldo Cavagnini, i fratelli Stuani, ecc.), dove aveva una sede, in via Milano 82. Attivi fino al 1973.
- Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nasce nel 1974, con sede in Contrada del Mangano, dall’unione del Manifesto, del Circolo Gramsci e del PdUP (a sua volta unione della sinistra dello PSIUP, contraria alla confluenza nel PCI o nel PSI, e della sinistra del Movimento Politico dei Lavoratori), diventando probabilmente il gruppo (o meglio, partito) della “nuova sinistra” con maggior peso politico all’interno delle fabbriche e del sindacato (sia CISL che CGIL). Della componente PdUP infatti è Gastone Sclavi (ex PSIUP), segretario dei chimici della CGIL (prima di passare armi e bagagli dall’altra parte della barricata, diventando dirigente della Montedison nella seconda metà degli anni ’70). Un altro nome importante è quello di Giuseppe Anni, già segretario bresciano delle ACLI, proveniente dal MPL, e destinato a diventare, dopo il 1978, segretario provinciale di Democrazia Proletaria.
- Gruppo Marxista Rivoluzionario, poi Gruppo Comunista Rivoluzionario. Un piccolo gruppo trotskista bresciano nasce nel 1974 (Prandi, Romele, Chiappini, Mometti, ecc.) e aderisce l’anno successivo alla sezione italiana della IV Internazionale (GCR). La sede all’inizio è in via Montello, poi in Vicolo Rossovera. In relativa crescita fino al 1977, subisce in quell’anno un’emorragia di militanti verso la neonata area della cosiddetta “autonomia operaia” e verso i gruppi militaristi (in particolare Prima Linea). Ricostruitosi tra la fine del ’77 e l’estate del ’78, diventa sezione bresciana della Lega Comunista Rivoluzionaria (sez. italiana della IV Internazionale), avendo un discreto peso tra gli studenti e qualche nucleo operaio (Breda, Glisenti, Eural Gnutti, ecc.) verso la fine del decennio.
- Comitato Antifascista Antimperialista “G. Zibecchi“. Nasce nel 1975 da vari gruppi di militanti usciti quasi tutti dall’area “marxista-leninista”, poi assorbiti nell’area della cosiddetta “autonomia operaia”.
- Area dell’Autonomia Operaia. Oltre al CAAGZ, che ha origini molto diverse, i primi gruppi di quest’area provengono in gran parte, a Brescia, dalla crisi di LC della fine del 1976. Infatti è nel 1977 che ci sarà l’esplosione di quest’area che, oltre che da LC, prenderà militanti provenienti dai GCR, da AO, e persino dai vari gruppi maoisti (oltre che dai famosi “cani sciolti”). In meno di un anno quest’area diventerà la più importante tra gli studenti medi, con qualche nucleo operaio e tra gli insegnanti. I primi volantini appaiono agli inizi del ’77 con la firma “I compagni del movimento”
- I gruppi militaristi. A Brescia, nella seconda metà del decennio, nascono vari gruppi che sostengono la necessità della lotta armata: Brigate Rosse, Nuclei Armati per il Potere Operaio, Prima Linea, Ronde Proletarie Armate, Squadre Proletarie Combattenti, Rivoluzionari Antimperialisti Comunisti, Fronte Combattente. I primi tre dell’elenco sono però gli unici con una presenza non episodica. Quasi sempre osteggiati dal resto dell’estrema sinistra (che arriva spesso, come nel caso di MLS, PdUP e AO, a definirli “agenti provocatori”) riescono ad avere un minimo di seguito in alcune fabbriche metalmeccaniche.
- Oltre ai gruppi e partiti, ci sono numerosi collettivi e comitati che fioriscono in questi anni, unendo in strutture più o meno unitarie militanti dei vari gruppi o indipendenti dai gruppi. Ricordiamo i Collettivi Popolari di quartiere (Badia-Mandolossa, Violino, Prealpino, Mompiano), sostenuti soprattutto da AO e LC, i Comitati di Vigilanza e Lotta Antifascista (Borgo Trento, Chiusure-Urago, Q.re I maggio, Bottonaga, Chiesanuova), sostenuti soprattutto dal MLS, il Comitato Antifascista e di Rinascita del Carmine, il Collettivo Giovanile Politico Antifascista di Chiari, il Collettivo Autonomo Lamarmora, il CEDAC di Travagliato, il Gruppo Lenin di Piancogno, il Circolo Culturale Alternativo di Toscolano, il Collettivo Politico Impiegati della Camera di Commercio, il Collettivo lavoratori-studenti e insegnanti dell’Abba serale, ecc. Inoltre l’influenza dell’estrema sinistra (e pure dei radicali, in quegli anni piuttosto legati ad alcuni settori della stessa) è determinante nel sorgere dei vari collettivi femministi sparsi per la provincia, a partire dal Collettivo Femminista 8 marzo di Brescia.
- Un brevissimo accenno ai gruppetti, diciamo così, semi-situazionisti o ironici (i precursori, forse, degli “indiani metropolitani” del 1977) che ebbero vita brevissima, come il Gruppo “Falce e Cammello” dell’Abba (quelli dello striscione “La verginità fa venire il cancro”, 1973) o il Collettivo “Triglia” del Calini (autori, nel 1976, del taglio delle punte degli stivaletti dei “fighetti” negli spogliatoi del liceo) o il Collettivo Comunista di Ebrezza Dionisiaca di Iseo (1977).
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