Ieri sera, su iniziativa di Unione Popolare, si è svolta un’assemblea, presso la Casa della Sinistra in via Eritrea, per organizzare un “altro” 4 novembre. Come si sa, nonostante la derubricazione in chiave formalmente meno guerrafondaia della giornata, da giorno della “vittoria” (intesa come vittoria contro l’Austria-Ungheria nel grande massacro della Prima Guerra Mondiale), a giornata “delle forze armate”, in quel giorno si assiste alla stucchevole ed irritante passerella di ufficiali, trombe e tromboni tricolorati, “autorità” civili e militari (con il contorno dei soliti parrucconi del clero, vescovo cattolico in testa). Da sempre una giornata umiliante e vergognosa, in cui, invece di stigmatizzare il grande macello che costò la vita a 10 milioni di giovani (dei quali oltre 600 mila italiani), si esalta il ruolo dei militari, artefici consapevoli (nel caso degli alti ufficiali) o inconsapevoli (per gli altri) del macello stesso. Questo 4 novembre cade, come non succedeva da 77 anni, in piena guerra vicino “a casa”, e in un clima pericolosissimo di propaganda bellicista da parte di quasi tutti i partiti parlamentari (dalla destra al governo, alla destra d’opposizione – Azione e Italia Viva – al PD). Ormai parlare di “arrivare alla vittoria”, di “rischio atomico” e via banalizzando è diventato normale. Una cosa che, anche solo fino ad un anno fa, sembrava impossibile. Ma la “voce del padrone”, ampliata dai mass-media asserviti (quasi tutti) si fa sentire, sempre più assordante e corale, e porta ad una sorta di assuefazione al disastro. Per questo si è scelto di mobilitarsi quel giorno, con un’iniziativa anti-militarista che contrasti i tamburi di guerra. All’assemblea erano presenti Unione Popolare, Donne e Uomini contro la Guerra, Risorgimento Socialista, CS 28 maggio, Basta Veleni e Sinistra Anticapitalista: si propone a tutti coloro che “ripudiano la guerra” (come recita, all’art. 11, la stessa Costituzione che i partiti parlamentari invocano a ogni pie’ sospinto, salvo calpestarne gli aspetti più positivi un giorno sì e l’altro pure) di scendere in piazza, uniti contro la guerra. In mattinata con un presidio-volantinaggio in Piazza Bella Italia (a lato di Piazza Loggia) e il pomeriggio, dalle 17 alle 19, in Piazza della “Vittoria” (nome vergognosamente simbolico).

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