Questa mattina, aprendo la posta elettronica, ho saputo dal compagno Gianni Sartori della morte del compagno Claudio Venza. Proprio sabato scorso, dopo l’assemblea dell’AICVAS a Milano, avevo chiesto a Marco Puppini se avesse notizie di Claudio, che sapevo malato da tempo. E Marco aveva scosso la testa.
Ho conosciuto Claudio (personalmente, intendo, visto che conoscevo il suo lavoro di storico da molti anni) 15 anni fa, in occasione di una “cerimonia” organizzata dalla Fondazione Andreu Nin nel Palau de la Virreina, sulle Ramblas, a Barcellona. Avevo proposto ai compagni della Fondazione, che volevano ricordare, a 70 anni di distanza, la repressione stalinista del maggio-giugno 1937 contro il POUM (e gli anarchici) che portò all’assassinio di Andreu Nin, di unire il ricordo di Nin a quello di Camillo Berneri, militante anarchico assassinato durante le famose “giornate di maggio”. Avrei dovuto ricordare io la figura di Berneri (come già avevo fatto l’anno prima al Collegio dei Giornalisti di Barcellona), ma mi sembrò molto più corretto (oserei dire “bello”) proporre che fosse uno storico anarchico (piuttosto che un marxista libertario, come il sottoscritto) a farlo. E visto che Claudio era a Barcellona (lo avevo incontrato qualche giorno prima) glielo proposi. Accettò. E, credetemi, forse perché erano ormai un ricordo lontano (per fortuna!) le repressioni staliniste contro entrambi, non era facile mettere insieme anarchici e “trotskisti” (come erano definiti quelli della Fondazione A. Nin). Basti pensare al dialogo che ebbi quel giorno con Abel Paz-Diego Camacho (altro grande militante e storico dell’anarchismo spagnolo, morto a 88 anni nel 2009). Quando andai a prenderlo, in auto, alla sua casa, a Gracia, mi guardò sospettoso, e mi disse “E così tu sei del POUM! E come la mettiamo con Kronstadt?”. Io gli risposi che, purtroppo, il POUM non c’era più, e che io non condividevo per nulla la repressione di Kronstadt. E aggiunsi che, secondo me, sia i marxisti che gli anarchici avevano commesso molti errori, ma che era tempo di rimettere insieme le bandiere rosse e quelle nere. Lui mi rispose “Gli anarchici non hanno commesso errori!”. E alla cerimonia fece un’allocuzione in cui disse peste e corna del marxismo (autoritario per definizione, a suo avviso). Claudio ebbe tutt’altro atteggiamento, e contribuì a creare un’atmosfera fraterna tra le due correnti vittime entrambi della controrivoluzione stalino-repubblicana. Ricordo ancora l’emozione di sentir ricordare questi due grandi protagonisti della rivoluzione in Catalogna sia dai marxisti che dagli anarchici (pensavo agli operai della CNT che, nel luglio del ’37, interrompevano la Montseny al grido di “Berneri! Nin!”). Da allora in poi ci siamo visti varie volte (come nel convegno che organizzammo come Altraitalia al Museo di Storia di Catalogna nel 2011), sempre a Barcellona, la città che ci stava nel cuore. Curioso, non ci siamo mai incontrati qui in Italia, anche se ci siamo scritti e parlati per telefono qualche volta. Grazie a lui ricevo ancora “Germinale”, il periodico degli anarchici triestini, e ogni volta che lo leggo penso al suo discorso di allora, pacato e privo di asprezze, in un castigliano pronunciato con accento triestino, che volevo leggere come un piccolo passo verso il ricongiungimento delle bandiere rosse con quelle nere in un lungo percorso di cui non vedo, purtroppo, lo sbocco a breve-medio termine. Che la terra ti sia lieve, Claudio. Salut i revoluciò!
Flavio Guidi
E questo è il ricordo di Gianni.
Ho appena saputo che – dopo un anno e passa di tribolazioni, sempre affrontate con coraggio e dignità, ci ha lasciati l’amico e compagno Claudio Venza, militante anarchico triestino e storico specialista della Guerra di Spagna.
Lasciando un grande vuoto ovviamente.
Lo ricordo con questa vecchia intervista risalente ormai a oltre 15 anni fa…
notte
Gianni