Nasce a Pozzolengo, in provincia di Brescia, il 18 marzo 1903 dal mugnaio Giuseppe e Teresina Dolci. Ancora molto giovane viene messo sotto sorveglianza della polizia perché considerato socialmente pericoloso per le sue simpatie politiche socialiste e i suoi ideali antimilitaristi. Per evitare che la sua famiglia venga coinvolta, «fatta responsabile delle sue azioni», decide di emigrare in Francia.
Divenuto anarchico, a Parigi, il 20 febbraio 1924, nel ristorante Savoia, spara al giornalista Nicola Bonservizi, collaboratore di Benito Mussolini e fondatore dei fasci italiani in Francia, che, gravemente ferito, morirà dopo alcune settimane. Scampato al linciaggio e arrestato, Bonomini dichiara alla polizia che con la sua azione anarchica ha voluto vendicare «tutte le vittime del fascismo» e di non essere comunista poiché i «compagni anarchici russi sono perseguitati dalla dittatura di Mosca nella stessa guisa che quelli italiani sono perseguitati dalla dittatura fascista».
Condannato a otto anni di lavori forzati e a 10 di divieto di soggiorno, si salva dalla pena capitale poiché è ancora attuale in Francia l’«indignazione sollevata dal barbarico eccidio di Matteotti» ad opera dei fascisti. Viene schedato dalla Prefettura di Brescia, il 31 gennaio 1929, come “socialista antimilitarista pericoloso”. Scarcerato il 20 febbraio 1932, sul giornale Lotta anarchica di Parigi, si rivolge nel marzo dello stesso anno ai compagni lamentando le «polemiche, rancori ed antipatie personali che come orrido cancro rodono il nostro movimento a beneficio del comune nemico» e auspica la costituzione di un «fronte unico libertario».
Arrestato ed espulso dalla Francia, vive per un breve periodo in Belgio da dove torna in Francia. Lavora nella Librairie moderne di Lilla, insieme al compagno d’ideali Umberto Marzocchi. Nell’aprile 1933, viene nuovamente arrestato per “rottura del bando” e condannato, il 5 maggio, a un mese di carcere, insieme allo stesso Marzocchi. Dopo aver scontato la pena, si stabilisce a Parigi, legandosi sentimentalmente a Louisette Bled (o Lucette Blel o Biel) e in agosto dichiara che a un nuovo arresto si opporrà con uno sciopero della fame.
Nel gennaio 1934 incontra l’anarchico Emidio Recchioni e il 20 aprile viene nuovamente arrestato e fatto salire su un treno diretto in Belgio, dal quale riesce a fuggire, rifugiandosi a Lilla. In seguito fa il decoratore a Sartrouville, alle dipendenze del socialista massimalista Amedeo Delai.
Partecipa alla guerra civile spagnola, in stretta collaborazione col gruppo che pubblica “Guerra di Classe”, guidato da Camillo Berneri. Dall’agosto del 1936 svolge al valico di Portbou l’ufficio di “commissario di frontiera” per controllare gli ingressi e le uscite dalla Spagna. Il 16 ottobre su «Le Libertaire» di Parigi celebra la morte dell’anarchico francese Louis-Emile Cottin, autore di un attentato fallito all’allora presidente del consiglio Georges Clemenceau, caduto sul fronte di Huesca. Il 14 aprile 1937 avverte i compagni della repressione antianarchica (e ancor più, anti-POUM, anche se Bonomini, purtroppo accecato da un certo settarismo, non ne parla) degli stalinisti in Spagna che vorrebbero «rieditare il tradimento di Cronstadt e dell’Ucraina libertarie» e che hanno ucciso molti anarchici spagnoli. Coinvolto negli scontri tra anarchici e poumisti da un lato, e stalinisti e catalanisti dall’altro del maggio 1937 (i famosi “fatti di maggio” di Barcellona), sfugge al destino di Berneri e Barbieri (con cui condivideva l’appartamento in Plaça de l’Angel), assassinati dagli stalinisti, perché in quelle ore si trovava nella sede della FAI in via Durruti (ora via Laietana).
Nonostante i tentativi degli stalinisti di eliminarlo Bonomini decide di rimanere in Spagna sino a quando nel 1938 si reca a Parigi sotto falso nome per partecipare a una riunione degli anarchici e dei massimalisti. Scoperto e arrestato è condannato a un anno di carcere. Evade nell’aprile 1939 dal carcere duro del “campo di lavoro vigilato” di Rieucros (Lozère). Arriva a Bruxelles con l’aiuto dei compagni anarchici che gli procurano un “passaporto autentico” dal Consolato cubano di Bruxelles e un visto dalla compagnia Canadian Pacific Railway con la quale raggiunge il Canada e da lì New York dove trascorre tutto il periodo della Seconda guerra mondiale mantenendo i contatti con gli anarchici raccolti intorno al giornale anarchico L’Adunata dei Refrattari, mantenendo fino alla fine la sua fiducia nell’anarchismo individualista.
Muore a Miami il 6 luglio 1986.
anarchia, anticapitalismo, antifascismo, brescia, sinistra
I nostri: Ernesto Bonomini (1903-1986). Biografie di rivoluzionari bresciani (2)

E. Bonomini: UN PO PIÙ NOSTRO…
Bonomini, c. BERNERI ecc., sapevano benissimo a differenza di molti compagni marxisti cosa fu la repressione bolscevico leninista-troskista nella Russia dal 1918 in poi…. Dalla repressione in Ucraina delle comuni machnoviste… A Kronstadt… Alle fucilazione dei compagni da parte della ceka… Fondata da Lenin nel dicembre 1917!
In Spagna nel 36-39 la ceka (nkvc), era stalinista certo… Pero vediamo una similitudine comportamentale molto simile…..
Anarchici e poum combatterono a fianco a fianco il fascismo… Ugt e CNT erano unite… nelle giornate di sangue nel maggio 37, bordighisti massimalista troskisti e anarchici sono ancora uniti… Senza settarismi… Il settario però fu il vecchio trockij che sulla rivoluzione spagnola resto’sempre un po ambiguo… Di certo non poteva proprio applaudire gli anarchici… Dopo quello che aveva combinato loro in Russia…. Il ‘buon ‘ vecchio poi fu pagato con la stessa sporca moneta dalla polizia di Stalin….
Per cui il vecchio non aveva le stesse opinioni di a. Nin.. Persona influente nel poum dove la maggior parte dei troskisti non militava neppure lo stesso Victor serge ruppe con lui.. In quel periodo…..
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Caro compagno Orso, parlare dello scontro tra bolscevichi e anarchici dall’estate 1918 alla repressione di Kronstadt in poche righe è ovviamente impossibile. Oggi credo che nessuno, per lo meno tra di noi, rivendichi né gli eccessi e gli errori/orrori della Ceka del 1918-21 (anche se non c’è paragone con gli orrori della GPU-NKVD stalinista degli anni Trenta) né, tanto meno, la repressione “bolscevica” di Kronstadt. E, qui parlo a titolo personale, credo che nel dibattito tra A. Nin e Trotskij, avesse sostanzialmente “più” ragioni Nin. Detto questo, non credo che la linea divisoria durante la rivoluzione spagnola del 1936-37 (oltre a quella scontata tra fascisti e antifascisti) passasse tra “marxisti” ed “anarchici”, ma tra “rivoluzionari” (quindi i marxisti del POUM come gli anarchici rivoluzionari alla Berneri, alla Balius, ecc.) e “riformisti” moderati (quindi “marxisti” del PSUC o del PSOE come anarco-riformisti come il grosso del gruppo dirigente della CNT). Questa questione è ancora scottante, e molti compagni anarchici si rifiutano di vedere la triste realtà del riformismo “anarchico” di quegli anni (e di oggi). Per essere dei rivoluzionari dobbiamo saperci sforzare di superare le vecchie divisioni settarie tra marxisti ed anarchici, riconoscendo torti, errori e positive intuizioni in entrambe le componenti. Un saluto marxista libertario.
Flavio Guidi
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Le aporie del marxismo libertario…. Se il marxismo diverra’ libertario sarà un passo importante….fino ad ora la critica del comando di partito, la conquista del potere, dello stato ecc. Non è stata fatta…. Individualmente e minoranza ristretta forse si…. Marx come fine voleva la estinzione dello stato.. Ma anteponeva la conquista del potere politico…. La dittatura di un potere politico… Quello che poi prese alla lettera lenin,e compagni….. Divenne ben presto una dittatura SUL proletariato…. Su I consigli operai…. Sui soviet…. Quel potere dei soviet che lenin furbescamente Riprese come slogan…. Per quanto riguarda la critica ai compagni che in qual modo facevano i pompieri e fecero decisioni sbagliate in Spagna come l’entrata nel fronte popolare del governo perché credevano che restando fuori la rivoluzione deviasse…. Sbagliarono e furono gli anarchici stessi i primi a criticarlo…. Ma lo fecero almeno in buona fede….
Un saluto anarchico.
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Sarebbe bello poter riavviare un sano confronto tra marxisti ed anarchici, dopo un secolo di autoreferenzialità reciproca. Magari partendo da Marx e i suoi scritti sulla Comune, o anche dal Lenin di “Stato e rivoluziine” (Non a caso accusato di anarchismo dai marxisti dogmatici della II Intermazionale). E magari dal concetto di “Stato libertario” introdotto da Berneri. In campo marxista la riflessione è comunque proseguita, dalla Luxemburg in poi. La cappa di piombo dello stalinismo e post-stalinismo aveva emarginato le correnti critiche e libertarie in seno al marxismo, ma, grazie al ’68 e ai suoi strascichi (Non ultime le esperienze zapatiste e quella attuale del Rojava) la talpa ha ricominciato a scavare, per fortuna. Un saluto libertario
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…. La talpa a forza di stare sotto terra, e’ diventata ceca… Scherzo…. Un’abbraccio anarco-comunista, libertario.
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