ASSEMBLEA NAZIONALE – INVITO ALLA PARTECIPAZIONE
IL 5 FEBBRAIO 2023, DALLE ORE 10 ALLE ORE 17
PRESSO IL C.S.A. BRANCALEONE, IN VIA LEVANNA 11 A ROMA
DISCUTIAMO, ORGANIZZIAMOCI E MOBILITIAMOCI
CONTRO CAROVITA E SFRUTTAMENTO
Il Governo ci fa gli auguri di buon anno con un record di aumenti sul costo della vita: benzina, energia, biglietti, pedaggi…
E’ ora di finirla e insorgere!
L’assemblea è aperta a tutte e a tutti, ma per aiutarci a organizzare al meglio l’assemblea registrati sul modulo:
Arriva il nuovo anno e puntualmente ecco una nuova raffica di rincari con conseguente stangata per lavoratori e lavoratrici, stimata in 2.400 euro a famiglia per il 2023 dalle associazioni dei
consumatori. Dopo l’aumento dei pedaggi autostradali e della benzina scattano gli aumenti anche nel trasporto pubblico locale, col ritocco al rialzo del prezzo dei biglietti per bus e metro.
Del resto lo sapevamo, non ci eravamo illusi quando a fine ottobre i costi dell’energia sui mercati internazionali erano scesi e le bollette dell’energia non erano esplose… Le speculazioni sui prezzi sono continuate, l’inflazione è aumentata sommandosi all’incapacità e agli interessi antipopolari del governo e ora tutto ricade su salari e redditi.
Per uscire dalla crisi dei prezzi servirebbero energie rinnovabili pubbliche ma si conferma invece la linea “fossilista” dell’esecutivo che si è sostanziata, soprattutto, nel voto contrario di tutti i partiti della nuova maggioranza contro il blocco europeo alla vendita di auto a benzina o diesel a partire dal 2035. O a sostegno di gas e nucleare nella nuova tassonomia energetica sul quale sono tutti favorevoli, senza alcun distinguo. Una posizione ben sintetizzata dal neo ministro alle Infrastrutture Salvini, che avrà la delega su numerosi capitoli di spesa del Pnrr: “da quando hanno lanciato l’allarme del riscaldamento globale fa freddo, c’è la nebbia. Lo sto aspettando questo riscaldamento globale”.
E mentre si taglia il reddito di cittadinanza e si costringono i lavoratori e le lavoratrici ad accettare condizioni di lavoro capestro o di moderna schiavitù, continuano i licenziamenti e le delocalizzazioni dei grandi gruppi industriali…
Ancora una volta la crisi senza fine del sistema economico capitalista la vogliono far pagare ai più deboli, ai precari, a chi non ha rendite finanziarie, a chi lavora e fatica a tirare la fine del mese.
Vediamo nel dettaglio:
Iniziamo da Benzina e diesel: la stangata al distributore per chi è costretto ad usare l’auto per
muoversi e lavorare è insostenibile: per il gasolio anche 2,5 euro al litro sulle autostrade. La decisione del governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise sulla benzina è criminale. Il costo di benzina e gasolio è salito di circa 20 centesimi al litro rispetto al 30 dicembre. L’aumento delle accise anche sul Gpl ha spinto i prezzi al livello del 21 marzo 2022, poco meno di un mese dopo l’inizio della guerra russa in Ucraina.
Chi usa la macchina inizierà a pagare tutto quello che non ha versato direttamente con la
speculazione sulle bollette energetiche. Prima lo faceva indirettamente attraverso lo Stato, grazie a una norma del governo Draghi che scontava 18 centesimi al litro ma non è stata prorogata da quello attuale, è stata tagliata. Una scelta che puzza di marcio e rende il senso politico della gestione di governo: pagare la speculazione con quei ricavi, formare un tesoretto per pagare i «dodici condoni» contenuti nella legge di bilancio approvata a fine dicembre, tamponare gli aumenti, soddisfare gli interessi elettorali e corporativi, mentre l’inflazione aumenta e non si riescono a contenere gli effetti delle crisi che si sovrappongono in tutti i settori moltiplicando gli effetti devastanti.
Quando era all’opposizione la Meloni prometteva l’eliminazione progressiva delle accise e dell’IVA.
Ora che è al Governo è capace solo di reprimere chi manifesta contro la devastazione ecoclimatica come gli attivisti di Ultima Generazione o chi pretende giustamente un lavoro dignitoso, o una garanzia di salario in assenza di esso, come il Movimento di lotta Disoccupati 7 Novembre.
Pedaggi autostradali: gli aumenti dei prezzi alla pompa di benzina trascinano tutti gli altri settori collegati alla mobilità stradale, come ad esempio i pedaggi autostradali. Dal primo gennaio sono aumentati del 2% con l’aggiunta di un altro 1,34% dal prossimo primo luglio. Secondo Assoutenti per andare da Roma (Sud) a Milano (Ovest), ad esempio, il pedaggio sale dai 46,5 euro del 2022 agli attuali 47,3 euro, per poi raggiungere 48 euro a luglio, con un aumento di 1,5 euro. Da Napoli (nord) a Milano si spendevano lo scorso anno 58,6 euro mentre ora servono 59,7 euro e da luglio prossimo 60,5 euro. In un anno ci potrebbe essere un aumento medio delle spese autostradali di 366 euro a famiglia.
Biglietti per bus e metro: Mentre in molte città europee si sperimenta il servizio pubblico
gratuito, a Napoli da qualche mese si è passati da 1 euro a 1,20; dal 9 gennaio a Milano il biglietto costerà 2,20 con un aumento di 20 centesimi. Dal prossimo agosto a Roma si passerà addirittura da 1,50 a 2 euro.
Gas per il riscaldamento domestico: alla faccia di chi diceva il contrario, il rincaro del gas
prosegue senza ostacoli. Il 10 gennaio l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha comunicato l’aumento delle bollette del 23,3% per i consumi realizzati a dicembre 2022. Malgrado abbia usato il vecchio metodo di aggiornamento della tutela del gas nell’ultimo trimestre, l’Arera ha sostenuto che la spesa per la «famiglia tipo» tra gennaio e dicembre sarà, solo per questa voce di spesa, di circa 1.866, il 64,8% in più rispetto al 2021. Continua infatti la speculazione di molte compagnie di fornitura che pur acquistando gas ed energia elettrica a prezzi più favorevoli in queste settimane, continuano a rivenderli agli utenti a prezzi esorbitanti.
Il gas si è attestato a 77,5 euro al Mwh, -23% rispetto alla media del mese precedente e il -31% rispetto a due mesi fa. Questo è il nodo della speculazione che il Governo non ha nessuna intenzione di sciogliere.
Alimentari, bevande e soprattutto verdure (arrivate anche a un +25%) hanno avuto un
aumento superiore alla media, tanto che la Coldiretti stima in 13 miliardi in più quanto hanno speso gli italiani per poter mangiare. Ma ancor più si teme “una possibile crisi dei consumi” secondo la Federdistribuzione, con le famiglie ormai costrette a tagliare non solo il presunto superfluo, ma anche ulteriormente la spesa alimentare, ed in particolare alcune prodotti (le verdure) che sono essenziali per il benessere delle persone.
Mutui casa e affitti: anche loro crescono per effetto dei tassi variabili (le nuove norme che
prevedono la possibilità di tornare a un tasso fisso non potranno avere grande incidenza) ed
aumentano i canoni di affitto che nelle grandi città aumentano anche del 10%.
Licenziamenti, delocalizzazioni, assenza di serie politiche per il lavoro e il reddito: Isab
di Priolo Gargallo, Ita Airways, Telecom Italia, Ilva di Taranto e Gkn di Firenze, sono solo alcune tra le più incerte e importanti (per diversi modi) dismissioni aziendali che ci accompagneranno nel 2023.
Quasi 64 mila lavoratori! Una città come Massa. Questo il numero dei dipendenti che non conoscono ancora il destino del loro datore di lavoro.
In questa situazione di totale assenza di politiche occupazionali efficaci, il Governo ha pensato bene di tagliare il Reddito di Cittadinanza. Un taglio che avviene e si collega ad un attacco complessivo ai lavoratori e alle lavoratrici, con l’aumento dei contratti precari e l’aggressione ai già bassi salari colpiti duramente dall’inflazione galoppante.
Il Governo Meloni preferisce insultare la miseria e regalare un favore a chi ci sfrutta.
Dall’eliminazione del requisito della congruità dell’offerta di lavoro al legame tra sussidio e obbligo scolastico, la destra di governo sul Reddito di Cittadinanza mostra una visione politica basata sull’umiliazione dei poveri.
E sulla crisi ecoclimatica il Governo che fa? Al governo Meloni non gliene frega nulla del
riscaldamento globale e del rispetto della vita, e questo è il problema dei problemi.
Per molti, come Meloni e Tajani, è un falso problema. Per altri, come Salvini e Santanché, è un
problema che non esiste. Per altri ancora, come il neo ministro dell’ambiente Pichetto Fratin, è
qualcosa di cui nemmeno vale la pena parlare. Ecco cosa ci aspetta, in tema di cambiamento
climatico, per i prossimi cinque anni. Il portato dell’economia di profitto e delle politiche governative negazioniste produce una miscela tossica. I primi a farne le spese saranno proprio i nostri territori, i nostri ambienti di vita, umani e non.
In questo grave quadro generale, cosa aspettiamo a rilanciare una grande
campagna sul salario, contro il carovita e lo sfruttamento?
A partire dal rifiuto delle logiche economiciste, per le quali i profitti debbano prevalere su
tutto, va costruita da subito la battaglia contro il carovita, la lotta per la difesa dei salari e
degli stipendi, per garantire un decente livello di vita per tutti e tutte.
Per dare forza all’urgente e necessario cambio di paradigma economico e liberarci dal
modello di dominio produttivista che devasta gli ecosistemi, genera flussi crescenti di
migranti e nuove guerre.
PARLIAMONE INSIEME E PROVIAMO AD ORGANIZZARCI, A PARTIRE
DALLA CONDIVISIONE DEI TEMI PREVALENTI DI CIASCUNO
IN UNA ASSEMBLEA NAZIONALE ORGANIZZATA PER TAVOLI DI LAVORO
● LAVORO & REDDITO ● SALUTE & SANITA’ ● AMBIENTE & TERRITORIO
● CASA & DIRITTI ● SCUOLA & ISTRUZIONE ● ALIMENTAZIONE & AGRICOLTURA
● ENERGIA & CLIMA ● TRASPORTI & MOBILITÀ
