Nato a Brescia (Chiesanuova) nel 1899, Leandro Sorio, militante fin da giovane nel movimento anarchico, si traferisce a Roma nel 1920, dove lavora come cameriere. Viene accusato di avere collaborato con Gino Lucetti all’attentato al Duce dell’11 settembre 1926. Viene condannato a 20 anni di galera, che trascorre in varie carceri della penisola, isolato da amici e familiari. Nel febbraio 1937 viene scarcerato (a causa di un’amnistia per i detenuti politici), ma solo per una settimana. Arrestato di nuovo dai carabinieri, che ne sottolineano “l’irriducibile pericolosità”, viene inviato al confino, prima a Ponza e poi alle Tremiti, dove continua a frequentare i detenuti anarchici, anche se frequenta pure comunisti come Terracini e Scoccimarro. Nel giugno 1942, alla scadenza del suo periodo di confino, non viene liberato. Tornerà a Brescia solo nell’agosto del ’43, e all’avvento della Repubblica di Salò deve darsi alla latitanza, collaborando, nonostante il fisico provato dal carcere duro (in particolare quello di Civitavecchia), con la Resistenza bresciana come collegamento. Nel dopoguerra si trasferisce dalla sorella, a Tavernole sul Mella (Val Trompia), dove dà vita, nonostante l’ostracismo di cui è fatto segno nei primi anni del dopoguerra, alla prima cooperativa tra lavoratori dell’Alta Valle, mantenendosi fedele agli ideali anarchici fino alla morte, avvenuta a Tavernole il 14 dicembre 1975.

fonti: Dizionario biografico degli anarchici italiani, BFS, Pisa, 2000

Bresciaoggi, 15 dicembre 1975