Ripubblichiamo un articolo dei compagni del Partito d’Azione Comunista. Molte cose non sono condivisibili (come l’affermazione sul “peso marginale” dell’estrema destra in Ucraina ed in generale la posizione acriticamente filo-ucraina), ma alcuni strali lanciati contro i campisti filo russi nostrani meritano di essere lanciati.
Se il peso delle correnti di estrema destra è stato finora marginale nella società e nello Stato ucraino, sfortunatamente non si può dire lo stesso della Russia.
Gli studiosi del tema ritengono che la Russia sia il Paese con più militanti di estrema destra, e direttamente fascisti, del mondo.
Se in Ucraina c’è il battaglione Azov, in Russia ci sono il Grom, il Rusich (che usa come simbolo il kolovrat, la svastica slava), l’Unità nazionale russa, i Falchi, la Dpni, e tutti questi agiscono nel Donbass con migliaia di paramilitari dal 2014.
Ci sono foto di questi gruppi che operano in Ucraina con la bandiera valknur, simbolo dei suprematisti bianchi.
Oltre a tutti questi gruppi di estrema destra, vi sono anche eserciti privati e milizie di mercenari legati ai grandi oligarchi russi, che difendono dittature in vari Paesi.
Raccomandiamo di leggere di più su questo mercato di morte qui:
https://litci.org/es/grupo-wagner-milicias-rusas-en-africa/embed/#?secret=Szp3DgBXRW
Ogni 4 novembre ha luogo nelle città russe la Marcia russa, con attivisti di estrema destra, monarchici, gruppi direttamente fascisti, anti-immigrati, islamofobici, misogini, razzisti e omofobici.
Mentre le manifestazioni dell’opposizione in Russia vengono represse con violenza, le marcie russe si svolgono sotto la protezione della polizia e della Fsb, e godono del favore di membri della Chiesa ortodossa russa, che appoggia attivamente la guerra contro l’Ucraina.
Mosca veniva considerata la città con più skinhead del mondo, che attaccavano gli immigrati per strada, arrivando ad ucciderne brutalmente diversi.
Tuttavia, dal 2014 praticamente non ci sono più skinhead nelle strade, dato che quasi tutti sono andati a «combattere» nell’est dell’Ucraina.
Questi gruppi di estrema destra sono direttamente finanziati da multimiliardari e membri del gradino più alto del governo di Putin, come Ragozin, oggi capo di RosCosmos.
Secondo The Conversation, il Cremlino manteneva strette relazioni con Russkij obraz, un gruppo neonazista che partecipava anche ai dibattiti sui canali statali della televisione russa.
Perché coloro che si riempiono la bocca parlando di «fascismo ucraino» mantengono il silenzio sopra questi gruppi fascisti russi?
Come se ciò non bastasse la polizia russa è profondamente razzista, e controlla le persone nelle stazioni del metro e dei treni in base al loro aspetto fisico, arrestando quanti non sono bianchi, e chiedendo i documenti, specialmente agli immigrati del Caucaso e dell’Asia centrale.
Questo razzismo si rivela permanentemente nella vita quotidiana russa.
In Russia, quando si mette in affitto un immobile, è normale scrivere negli annunci «solo per slavi», di modo che i caucasici o gli asiatici (per non parlare dei neri) non possano affittarli. Tutto questo in un Paese in cui almeno il 20% della popolazione è «non slava». Immaginate un Paese dove fosse normale affittare appartamenti «solo ai bianchi», o in cui «non si affitta agli ebrei». In Russia è esattamente così, e qualsiasi straniero che abbia vissuto lì può confermarlo.
Questo era un fenomeno marginale nel decennio del 1990 e si è generalizzato durante il periodo di Putin. Ma, sfortunatamente, il panorama è anche peggiore di quello che abbiamo descritto fino ad ora. La guerra di Cecenia è stato il momento chiave per l’affermazione di Putin come presidente. È stato Putin che ha schiacciato la rivolta dei ceceni per la propria autodeterminazione nel 1999, che ha raso al suolo la loro capitale Grozny e ha stretto un accordo con il clan ultrareazionario Kadyrov per soggiogare tutta la regione con le sue bande fasciste.
In Cecenia ci sono campi di concentramento per omosessuali, torture, esecuzioni sommarie, oppressione violenta delle donne, repressione brutale contro gli atei, i socialisti, i sindacalisti ecc. Sono state raccolte un milione di firme chiedendo che la Russia investigasse su queste accuse. Questa petizione è stata ignorata da Putin.
Kadyrov è responsabile di innumerevoli assassinii di oppositori e giornalisti.
Sotto il suo governo, non esiste il diritto alla libera espressione, né alla libera organizzazione.
Grazie a Kadyrov, Putin riceve il 99% dei voti nella regione in ogni elezione: un livello tipico delle dittature staliniste, come in Corea del nord e molti altri posti.
Non è un caso che, per sostituire i soldati russi demoralizzati in Ucraina, Putin abbia inviato i macellai di Kadyrov, dichiarando apertamente che i suoi uomini non sarebbero stati «teneri» con gli ucraini come i soldati russi. Questa spavalderia è durata poco. La resistenza ucraina, alleata con i ceceni in esilio, ha sconfitto gli assassini professionisti di Kadyrov, che sono tornati demoralizzati in Cecenia, con numerose perdite.
Ma non è solo la Cecenia. In tutta la Russia la repressione è molto forte contro qualsiasi movimento di protesta indipendente. Ci sono solo quattro partiti con rappresentanza legale, tutti filo-regime.
Non ci sono sindacati liberi.
Tutti i principali mezzi di comunicazione sono controllati da Putin.
Le manifestazioni vengono represse violentemente.
Non ci sono partiti di sinistra legali, ad eccezione del Partito comunista, che fa parte del regime. È un partito sciovinista, nazionalista, militarista e clericale, legato agli oligarchi e alla Fsb, la polizia politica.
La proposta di riconoscere l’indipendenza di Lugansk e Donetsk è venuta dal Partito comunista, misura che ha dato inizio alla guerra.
Tutte le altre organizzazioni di sinistra sono illegali.
Ora, con la guerra, tutto questo quadro è peggiorato, con la proibizione assoluta di qualsiasi protesta, pene di 15 anni o più di prigione per un post contro la guerra, chiusura di mezzi di comunicazione alternativi, blocco di siti web su internet, ecc.
Ai mezzi di informazione russi (e, di fatto, a qualsiasi cittadino) si proibisce addirittura di utilizzare il termine «guerra» per definire ciò che sta avvenendo in Ucraina, e li si obbliga a riferirvisi come «operazione speciale di liberazione dell’Ucraina», cosa che dà un anticipo del regime alla cecena che si estenderà a tutto il Paese se Putin vince la guerra.
L’estrema destra mondiale sta con Putin.
Putin è appoggiato da Bolsonaro in Brasile, Viktor Orban in Ungheria, Marie Le Pen e il suo Fronte nazionale in Francia, Alternativa per la Germania, Lega in Italia, Partito della libertà austriaco, Vox in Spagna, Chega! in Portogallo, Alba dorata in Grecia, Steve Bannon, il Partito nazionale democratico di Germania, Forza nuova in Italia, il Partito nazionale britannico, il Partito degli svedesi, il Partito dei danesi, la Lega per la vita britannica, ecc.
Vari di questi partiti sono anche definiti come neofascisti in una relazione del ministero delle relazioni estere della Russia.
Tutti questi hanno sostenuto l’annessione della Crimea, si sono opposti alle sanzioni contro la Russia, hanno inviato «osservatori» alle «elezioni» e ai «referendum» celebrati a Lugansk, Donetsk e nella Crimea occupati, affermando la sua «legalità, il carattere democratico, imparziale e il suo accordo con le convenzioni internazionali». Sostengono, come Putin, i «valori tradizionali», contro gli immigrati, le minoranze etniche, sessuali, religiose ecc.
Vari di questi partiti si sono riuniti nel 2015 a San Pietroburgo nel «Forum conservatore internazionale russo», spalla a spalla con l’estrema destra russa.
Se Putin, autocrate, xenofobo, misogino e omofobico, stesse realmente combattendo il fascismo, perché avrebbe l’appoggio dell’estrema destra in tutto il mondo?
La verità è che Putin ha le mani sporche del sangue delle masse popolari cecene, siriane, egiziane, libiche, bielorusse, kazache e ucraine, tra le altre.
E anche del sangue delle masse popolari russe!
Putin attacca con violenza qualsiasi tentativo di liberazione delle masse popolari della regione che considera come proprio «spazio vitale».
Putin afferma apertamente che l’Ucraina non ha diritto ad esistere come nazione indipendente e porta avanti questa sua visione attraverso una guerra di aggressione.
L’estrema destra è nello stesso Cremlino!
Se Putin volesse realmente combattere il fascismo, dovrebbe «denazificare» il proprio Paese, i propri alleati, la propria polizia e forze armate e, in primo luogo, il proprio governo!”