Nonostante le temperature canicolari e il periodo vacanziero, alcune migliaia di lavoratori, soprattutto della logistica ma non solo, hanno manifestato per le vie (periferiche, perché il centro storico era blindato dai servitori in uniforme dello stato dei padroni) di Piacenza. Città diventata, grazie alla solerzia filo-padronale di alcuni esponenti della magistratura, un po’ il simbolo delle lotte nel comparto della logistica. Lavoratori (e pure pensionati; non pochi, a giudicare dalle numerose capigliature grigie e dalle calvizie diffuse) in gran parte giovani e giovanissimi, che hanno dato vita ad un corteo colorato e molto combattivo. Il grosso era costituito, come c’era da aspettarsi, dagli spezzoni dei due sindacati colpiti direttamente dalla repressione, il SiCOBAS e l’USB. Una discreta presenza anche quella dei lavoratori della GKN (in gran parte appartenenti all’area di opposizione di sinistra della CGIL) e del SGB. Meno visibili altri sindacati, come la CUB e la Confederazione COBAS, con qualche bandiera sparsa qua e là. Per quanto riguarda le organizzazioni politiche, bisogna dire che oltre al Fronte della Gioventù Comunista, ben visibile ed organizzato (persino “inquadrato”, oserei dire), con oltre un centinaio di giovani, non c’era gran che (almeno dal punto di vista della visibilità di striscioni e bandiere). Rifondazione Comunista e Potere al Popolo erano varie decine nei loro spezzoni, mentre gli altri (PCL, Sinistra Anticapitalista, PdAC, PCarc, bordighisti, spartachisti, ecc.) sembravano più delegazioni ridottissime (comunque apprezzata la loro testimonianza di solidarietà) che spezzoni organizzati. L’assenza del grosso dei centri sociali (che, sia detto en passant, mi sembrano un po’ stancucci negli ultimi tempi – forse per essere molto concentrati più sull’organizzazione di feste ed eventi ludici in genere che sulle lotte operaie -) e, soprattutto, dell’opposizione di sinistra in CGIL, della Confederazione COBAS e della CUB è stata commentata negativamente da parte di molti manifestanti (almeno ascoltando alcuni capannelli dei militanti più “scafati” – o forse solo più anziani). Comunque si tratta di una prima risposta combattiva alle vergognose misure repressive piacentine che, come promesso da chi parlava ai microfoni del camion che apriva il corteo, non si ferma qui e continuerà, crescendo, nelle prossime settimane. Le loro montature, destinate probabilmente a sgonfiarsi rapidamente vista l’inconsistenza delle accuse agli 8 sindacalisti, non fermeranno certamente le lotte nella logistica, destinate a crescere in numero ed a radicalizzarsi nei contenuti e nelle forme di lotta nel prossimo autunno.

Vittorio Sergi