Mentre la città festeggiava la partenza di vecchie macchine costosissime, rumorose e inquinanti (che bello vedere sfrecciare i “signori”; applaudite, con gratitudine – e forse un pizzico d’invidia -, o sudditi!), sfrecciavano in cielo macchine ancor più costose, rumorose, inquinanti (ed esplicitamente portatrici di morte). Erano, a quanto pare, i micidiali “Tornado” della base atomica di Ghedi, diventati ormai obsoleti. Non si sa quanti, in questa città (e provincia) bigotta, conservatrice, catto-calvinista e votata al lavoro e al denaro, abbiano provato un po’ d’inquietudine sentendo in stereo gli spaventosi rumori di due dei simboli della “rivoluzione industriale”. Qualcuno, certamente, si è allarmato. Di solito il rumore di fondo che ci accompagna quotidianamente non raggiunge un tale livello di decibel. E le immagini della vicina guerra in Ucraina che quotidianamente ci vengono propinate qualche effetto anti-sopore lo avranno pur sortito, sollecitando un minimo di senso critico tra coloro che si sentono ancora più “cittadini” che sudditi.
Mentre i Tornado vanno in soffitta (quanti miliardi?), abbiamo avuto il dubbio piacere di ricevere, alla base di Ghedi, il primo regalo del Babbo Natale guerrafondaio: un bel F35 nuovo di zecca (quanti miliardi?). Certo, quello che dovrà portare le nuove bombe atomiche B61-12, che sostituiranno le precedenti, ormai obsolete pure loro. E tra miliardi che vanno e miliardi che vengono, il popolo plaudente (minoranza sciagurata) e quello dormiente (maggioranza schiacciante) riflette sulla cara (nel duplice senso della parola) Patria (e magari anche su Dio e La Famiglia). E il popolo “protestante” (nobile minoranza a cavallo di Ronzinante) si domanda: quanto tempo ci vorrà prima che gli altri, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti (e pure gli imbecilli senza speranza) capiscano l’orrore e rompano con la ginnastica d’obbedienza?
Flavio Guidi