Pubblichiamo un lungo intervento del compagno Luis Vittorio Gatti, compagno italo-cileno ben conosciuto a Brescia. Militante del MIR, esule in Italia dopo il golpe di Pinochet, animatore della Lega per i Diritti dei Popoli nella seconda metà degli anni Settanta, militante della sinistra bresciana da allora in poi, ma sempre legato alle lotte del popolo cileno e latino-americano.
Indice
I Il Cile si è svegliato.
II L’infinito “Accordo Nazionale per la Transizione alla Piena Democrazia in Cile”
III Nuovo Accordo Politico: “Patto per la Pace e la Nuova Costituzione”
IV Alternative del blocco dominante per affrontare la crisi attuale
1° alternativa (ipotesi) La strategia del governo di Sebastian Piñera
2° alternativa (ipotesi) L’alternativa di destra neo-conservatrice.
V È possibile costruire una vera alternativa politica all’attuale governo e al potere
della destra oligarchica e classista cilena? Preambolo
VI Proposta politica autonoma e indipendente dell’istituzionalità borghese
Perché la proposta politica alternativa e quella del governo conservatore del
presidente Piñera sono progetti incompatibili?
VII Fonti
In ricordo di mio fratello Enio Humberto Gatti, giovane ex militante del Frente de Estudiantes
Revolucionarios FER e del Movimiento Izquierda Rivoluzionaria MIR, morto in esilio lontano dalla sua terra natale.
-I)Dal risveglio del popolo alla formazione di una vera alternativa politica. (*)
Il Cile si è svegliato.
Maestose manifestazioni di protesta (18 ottobre 2019) di migliaia e migliaia di cileni hanno indicato
la via, la speranza e anche la necessità dell’unità, dove tutti i cileni dovranno continuare a camminare e combattere.
Con un’attitudine evidentemente goffa, l’attuale governo conservatore del Presidente Piñera reagisce
utilizzando le forze di polizia, in azioni repressive e violente, per schiacciare e umiliare le grida di
democrazia e giustizia di milioni di cileni. L’uso esclusivo della forza repressiva contro le proteste di
un popolo disarmato non ha limiti. Il Presidente dichiara: “…siamo in guerra contro un potente
nemico…” (si riferisce al popolo). Con prepotenza autorizza la repressione violenta delle forze di
polizia e militari per le strade dei paesi e delle città e l’immediata sospensione di tutti i diritti
fondamentali dei cileni (dichiarazione dello “stato di emergenza”, “stato d’assedio”). In ogni angolo
del Cile e in tutto il Paese, la repressione provoca morti, sparizioni, corpi feriti, corpi danneggiati,
torturati. Una repressione implacabile si scatena contro un popolo che con coraggio manifesta e
rivendica i propri diritti alla democrazia, alla libertà, alla giustizia, all’uguaglianza e il diritto di
poter decidere ed essere protagonisti del proprio destino. Queste grandi mobilitazioni di protesta e
ribellione popolare rivelano (ancora una volta) il vero volto di una società non democratica. con le
sue grandi contraddizioni di ingiustizie, disuguaglianze sociali e politiche, che da tempi remoti, hanno
caratterizzato l’intera storia della società cilena e che ancora persistono nel tempo.
Ci sono ragioni storiche per ritenere che queste massicce e combattive marce di protesta non
basteranno da sole a cambiare questo regime di oppressione che violenta e istituzionalizza il dolore di
milioni di persone e che, inoltre, non sarà facile emanciparsi da quella parte di politici disonesti,
corruttibili e sottomessi agli interessi e alle lusinghe del potere degli immensamente ricchi.
La speranza è che l’attuale ribellione popolare riesca ad organizzarsi in una forza politica alternativa
alla società capitalista dove gli studenti; lavoratori; pensionati; “pobladores”; movimenti femministi;
comunità indigene; piccola borghesia; lavoratori intellettuali; i poveri rurali e urbani, che esprimono
condizioni di vita e aspettative diverse, possono iniziare a condividere “esperienze comuni di lotta” che
consentono la creazione di condizioni oggettive e soggettive per sviluppare alleanze politiche unitarie
e costruire un “Nuovo Progetto di società”.
Il governo Piñera insieme all’opposizione” l’“altra destra”(1) firmano l’“Accordo nazionale per la
transizione alla piena democrazia in Cile”. Queste forze conservatrici decidono arbitrariamente e
impongono due condizioni: la prima, che la modalità organizzativa e l’itinerario da seguire per la
definizione/costruzione della Nuova Costituzione cilena si realizzino in determinati spazi istituzionali
con la partecipazione di una certa parte delle forze politiche tradizionali, attraverso un singolare
“percorso istituzionale”, ovvero la “Convenzione Costituzionale”. La seconda condizione (senza dubbio
la più importante), l’esclusione della partecipazione diretta e organizzata del popolo e delle “Assemblee
Costituenti Cittadine”. Si tratta ovviamente di un atteggiamento reazionario e di disprezzo per il
popolo cileno, da parte delle classi dominanti, quando viene negato il principio fondamentale di una
Costituzione democratica: la sovranità risiede nel popolo e non nelle istituzioni del potere borghese.
(*)Questo documento e quelli successivi sono stati rivisti (07-02-2021) con lo scopo di correggere gli errori
di una precedente traduzione. Le idee e le dichiarazioni originali già scritte nell’ultimo mese del 2019
rimangono invariate.
(1)Nell’attuale situazione politica si parla di “altra destra” quando si vuole indicare quella parte di
“opposizione politica” che in tutti questi anni ha collaborato o con la dittatura militare o con i governi della destra post-dittatura..
-1-
Con questo Nuovo Accordo si apre una “congiuntura storica”, frutto della combinazione di fattori
come la crisi dell’accumulazione capitalistica e le manifestazioni di protesta del 18 ottobre 2019.
Di fronte a questo Nuovo Accordo politico (è un nuovo inganno?) una parte del popolo sfida
apertamente la proposta reazionaria e classista del presidente Piñera. Promuovono la formazione e lo
sviluppo delle Assemblee Costituenti Cittadine. fiduciosi che quando il popolo potrà credere nelle
proprie forze, non darà a questi partiti tradizionali la possibilità di usare il proprio potere
istituzionale e di volerlo rappresentare e decidere per loro.
Sarebbe francamente strano se questa “classe politica”(2) che raramente ha osato denunciare la
subordinazione del potere civile alle forze militari e che invece ha mantenuto in tutti questi anni
un’aperta collaborazione e un silenzio compromettente di fronte ai crimini della dittatura ora, si pone
come intermediario delle rivendicazioni e gli interessi del movimento popolare e del popolo e cerca di
decidere sulla futura “Costituzione politica cilena”.
Quali misteriose ragioni hanno questi personaggi politici che in tutti questi anni (30 anni) nelle aule
del Parlamento/Congresso, si sono adattati ad un sistema politico, economico e sociale neoliberista
giustificando con la loro presenza e con le loro decisioni politiche la Costituzione pinochetista. Il che
ha significato la conservazione di un sistema giuridico-normativo fortemente autoritario imposto
illegalmente con la forza dittatoriale del regime civile-militare di Pinochet, Infatti in tutti questi anni
i “partiti tradizionali” (di “centro e centro sinistra”) non hanno avuto né il coraggio né la
determinazione politica di eliminare la Costituzione Pinochetista e ne hanno invece reso possibile la
continuità, rafforzando il modello economico neoliberista in difesa dei meschini interessi della classe
degli immensamente ricchi. In verità, questa “classe politica” non aveva tra i suoi obiettivi la
trasformazione del modello socioeconomico neoliberista. ma si proponeva la sua modernizzazione
economica per stimolare gli investimenti nazionali ed esteri.
Durante tutto questo tempo di vantare una “transizione” i governi di destra e di “opposizione” (“l’altra
destra”) hanno governato insieme. Naturalmente hanno “nascosto” l’inganno della presunta
transizione(3)(4) per rafforzare e mantenere il modello neoliberista, che la destra reazionaria e i
padroni hanno imposto a sangue e fuoco 46 anni fa, dopo il rovesciamento del governo legittimo e
democratico del presidente Salvador Allende.
Intanto, il presidente Piñera timoroso delle manifestazioni di protesta popolare, decide che è giunto
il momento di cambiare la Costituzione politica di Pinochet per una Nuova Costituzione (con sorpresa
di alcuni suoi sostenitori). A tal fine assegna arbitrariamente il compito ai partiti politici attraverso
un percorso circoscritto e tortuoso: la “Convenzione costituzionale”.
(2)Luis Felipe Portales afferma che le decisioni politiche che sono state prese e che hanno giustificato gli
abusi, i crimini e le violazioni dei diritti umani durante il periodo della dittatura, erano di esclusiva
responsabilità dei loro vertici politici. Usa il termine “lliderazgo” quando si riferisce alla leadership politica
del PDC. In ogni caso, è difficile capire che i militanti (in generale) del PDC non sapessero o non potessero
intervenire politicamente in tali decisioni. (all’interno del proprio partito). Alcuni politici con importanti
cariche governative e sindacali (come sottolinea lo stesso autore) (…) “hanno avuto comportamenti
veramente vergognosi di fronte a Pinochet”. Pagine 55-56 Luis Felipe Portales “Chile: una democracia
tutelada”, Editorial Sudamericana Chilena, Santiago de Chile, marzo 2000
(3)(…) “È sorprendente che mentre si continua a parlare di transizione, in verità si è adempiuto alla lettera
ciò che il generale Pinochet aveva anticipato più di 20 anni fa nel discorso di Chacarillas.” (…) Hernàn
Soto, La tutela de los militares, marzo de 1998 pp 28-29. Esta en Dauno Tòtora Tauris, La Cofradia
Blindada. Chile civil y Chile militar: Trauma y conflicto, Editorial Planeta Chilena S.A., Santiago Chile
(4) Luis Felipe Portales, sostiene che le società post-dittatura sono società con una democrazia
“sorvegliata /controllata /custodita”. (…) “Il 23 agosto 1989 Pinochet annunciò solennemente alcune
“richieste” per il nuovo governo”(…) Sono davvero degli avvertimenti che Pinochet rivolge al futuro
governo, capitolo IV “Il consolidamento della democrazia protetta” pags..49-85; capitulo XIII La
consolidación del modelo económico neoliberal pags. 379-425. Luis Felipe Portales, citando Rafael Otano, fa notare “Fu una proposta terribile per la Concertaciòn, perché significava riaffermare i punti più
discutibili del regime uscente, alcuni dei quali auspicavano una sorta di co-governo e la minaccia di una
democrazia ristretta” (. ..) Rafael Otano, Crónica de la transición , Edit. Planeta, 1996 Pag 50. in Luis
Felipe Portales, op cit. 1989
Osserviamo che durante tutto il periodo di “transizione”, gli obiettivi programmatici delle modifiche
alla Costituzione di Pinochet da parte dei governi post-dittatura si sono limitati a “seppellire” le “cose
essenziali” (ad esempio, le violazioni dei diritti umani; l’autonomia delle forze armate dai poteri civili
ecc.) giustificandolo con una pratica di realismo politico. (..) “Se cerchi di ottenere sia la verità che la
giustizia, puoi finire senza nessuna delle due” (..)(5) Per questo, l’attuale proposta del governo di
modificare la Costituzione può sembrare incomprensibile, tuttavia nella situazione attuale si tratta di
una manovra politica assolutamente “ragionevole” per le forze conservatrici di destra e che risponde,
tra l’altro, alle esigenze di consolidamento e la conservazione dell’ordine politico economico
neoliberista. Quindi è “conveniente” agli interessi della destra oligarchica (cambiare la Costituzione
di Pinochet). L’immagine fortemente negativa nonché la sua permanenza quasi intatta durante tutti
questi anni della Costituzione pinochetista come strumento giuridico-normativo egemonico di
controllo del potere, rappresenta in un certo senso un fattore di “soffocamento” per lo stesso potere
oligarchico. che insieme all’aggravarsi delle frequenti mobilitazioni sociali, ha esacerbato una
condizione di instabilità del sistema economico/sociale che implica soprattutto «la minaccia ai tassi di
profitto e ai privilegi, insomma, all’ordine costituito del potere. È allora quando in difesa dei loro
interessi, uomini d’affari, proprietari e le loro forze politico-militari si uniscono contro le forze e le
politiche che minacciano la loro proprietà e il loro potere, che devono mediare, cooptare, corrompere,
smantellare, indebolire o distruggere”(6) Pertanto, ampi settori capitalistici “capiscono” che è tempo
di “modernizzare” le strutture e le istituzioni dello Stato e proprio per questo sono interessati e
disponibili a modificare la Costituzione pinochetista, tranne, naturalmente, quel settore più
reazionario della destra “neo-conservatore” che farà tutto il possibile per mantenere l’attuale
Costituzione pinochetista.(7)
Per l’opposizione democratica, le grandi mobilitazioni sociali del 18 ottobre 2019 rappresentano,
invece, una congiuntura storica da cui è possibile iniziare a costruire una forza alternativa di potere.
Definire nuove forme di organizzazione e di lotta politica che permettano di modificare i rapporti di
forze politiche e sociali -oggi- immensamente avverse al popolo cileno. Nel frattempo il popolo, ha
(ri)iniziato a camminare e manifestare nelle città. consapevoli che tutte queste manifestazioni
popolari non basteranno, (per cambiare il sistema di potere) che è necessario trasformare lo stato
d’animo di esasperazione e disperazione in vera coscienza politica. Arricchire i propri livelli di
organizzazione, coscienza e definire gli obiettivi tattico/strategici di tutto il movimento sociale, in
assoluta autonomia dagli attuali poteri istituzionali borghesi.
9 dicembre 2019