Si sta svolgendo in queste ore a Roma la visita della delegazione del governo libico guidata dal premiere Dbeibah. Il cuore degli incontri è la partecipazione al Forum economico italo-libico organizzato alla Farnesina insieme al ministro degli esteri Di Maio e a cui prende parte una rappresentanza di imprese italiane, tra cui Snam, Saipem, Terna, Ansaldo Energia, Fincantieri, Leonardo ed Eni. Dopo il forum sono previsti i colloqui tra il premier libico e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. La delegazione libica partirà poi stasera per Parigi. Francia e Italia, per ragioni diverse, sono i due paesi che cercano di recuperare un rapporto con Tripoli, perso in questi anni di conflitto a favore di Turchia e Russia.

Siamo tornati alle ottime relazioni bilaterali” e “vorremmo riattivare tutti i memorandum di intesa, tutti gli accordi e aprire orizzonti per incrementare lo scambio commerciale con l’Italia”. Lo ha detto il premier libico Abdulhamid Al Dabaiba, al termine dell’incontro con il Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Con Dbeibah il presidente del Consiglio ha trattato la questione migranti a 360 gradi, affrontando il tema del controllo delle frontiere libiche, anche meridionali -vera e propria spina nel fianco- il contrasto al traffico di esseri umani, l’assistenza ai rifugiati, i corridoi umanitari, e lo sviluppo delle comunità rurali. “L’Italia – ha messo in chiaro Draghi – intende continuare a finanziare i rimpatri volontari assistiti e le evacuazioni umanitarie dalla Libia”.

Brani da varie agenzie.

Che significa “controllo delle frontiere libiche, anche meridionali”? Forse “dovete farli morire nel deserto dove nessuno li fotografa?” Come già sta facendo il governo algerino.

Da Africa ExPress
maggio 2021

Dal 1° di giugno l’Algeria riaprirà parzialmente le proprie frontiere dopo una chiusura di 14 mesi a causa della pandemia. Chi vuole entrare nel Paese dovrà attenersi però a regole severe e chi vuole uscire, dovrà richiedere l’autorizzazione e giustificare la propria partenza.

Malgrado la chiusura quasi ermetica durante questo lungo periodo, il governo algerino ha spalancato regolarmente i suoi confini verso il deserto per espellere i migranti, lasciandoli alla porta d’entrata del Niger.

Migranti abbandonati in mezzo al deserto

E’ una storia che ormai si ripete da anni. Il ministro degli Interni nigerino, Alkache Alhada, ha detto che è previsto un incontro con la controparte algerina per discutere dell’espulsione sistematica dei migranti verso il Niger. Gli espulsi vengono lasciati nel deserto, in mezzo al nulla e devono poi percorrere una quindicina di chilometri a piedi per raggiungere il confine.

Diverse ONG, tra questi anche Medici Senza Frontiere (MSF) denunciano da anni trattamenti disumani di Algeri nei confronti dei migranti. E, secondo le testimonianze raccolte, le persone senza documenti validi, vengono dapprima arrestate durante razzie della polizia, sia per strada che nelle loro abitazioni, spesso con l’ uso della forza. I malcapitati vengono poi portati in centri di espulsione per giorni, settimane, a volte anche mesi. Infine i poliziotti costringono migranti a salire su pullman o camion per poi depositarli al cosiddetto “punto zero”, nel deserto, in mezzo al nulla.

Secondo testimonianze raccolte da diverse fonti, una volta fatti scendere dai mezzi di trasporto algerini, alcune persone si sono perse, per poi essere ritrovate morte in mezzo al deserto, giacchè di altre non si hanno mai più avuto notizie.

In base a un censimento effettuato da MSF,  nel 2020 sono arrivate 23.175 persone nel villaggio di Assamaka, Niger, principale valico di frontiera con l’Algeria. Mentre l’anno precedente le espulsioni sono state quasi 30.000. I numeri del 2020 restano comunque molto elevati, malgrado la pandemia in atto.

Il team di MSF ha raccolto centinaia di testimonianze da persone espulse dall’Algeria. Oltre 900 sono state vittime di violenze, 21 hanno subito persino torture e quasi 2.000 sono poi stati curati per problemi mentali. Molti migranti (uomini, donne, anziani, bambini), sono rimasti per anni nel che si affaccia sul Mediterraneo prima di essere arrestati e espulsi. Altri, provenienti non solo da Paesi africani, ma anche dall’Asia, si trovavano nel Paese solo di passaggio con lo scopo di raggiungere l’Europa.

Nel novembre 2015, durante “Vertice di Malta”, al quale hanno partecipato leader europei e africani, si sono stabiliti alcuni punti chiave nel tentativo di arginare il grande flusso migratorio definito “illegale”.

L’accordo stipulato allora prevede inoltre una più stretta collaborazione per migliorare la cooperazione in materia di rimpatrio, riammissione e reinserimento; migliorare la cooperazione sulla migrazione legale e la mobilità; affrontare le cause profonde della migrazione massiccia e dello spostamento obbligato; prevenire e combattere l’esodo, il traffico dei migranti e la tratta di esseri umani.

Ed è proprio sulla base di questo trattato che le persone continuano a essere arrestate arbitrariamente, maltrattate, inviate verso un Paese dove rischiano di essere perseguitate.

Dal sito africa-express.info

Il governo italiano continuerà a finanziare le bande libiche al potere, a dare armi e motovedette ai predoni che controllano la Libia, in cambio dello sfruttamento delle risorse naturali da parte delle imprese italiane e dei campi di concentramento per i profughi subsahariani.

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