In un momento così drammatico per il compagno Matteo (Renzi) e per tutti i generosi, altruisti e disinteressati compagni militanti di Italia Viva, sottoposti ad un vero e proprio linciaggio mediatico da parte dei poteri forti, voglio spezzare una lancia per difendere lui e il suo glorioso partito! Il compagno Renzi, ingiustamente accusato di far di tutto per favorire la destra ed in generale la borghesia italiana, è in realtà un fine stratega di lungo respiro, paragonabile solo a Lenin, Kim Il Sung e Don Camillo. Giustamente soprannominato il “rottamatore”, il compagno di cui sopra sta facendo di tutto per “rottamare” l’immondo sistema capitalistico, a cominciare dalla natia Rignano, proseguendo con Firenze, la Toscana, l’Italia, l’Europa e il mondo intero (che è poi la sua patria, così come la nostra). Prima di fornire alcune informazioni venute in mio possesso che serviranno ad avvalorare la mia tesi, invito i lettori a riflettere razionalmente, prima di lasciarsi andare a reazioni inconsulte. Renzi inizia la sua battaglia politica in una sinistra ammalata di “menopeggismo”. Una sinistra, insomma, che di fronte ai vari pericoli incarnati dalla reazione (prima la DC, poi il Berluska , poi il salvino, domani….la melona?) si è via via abituata a turarsi il naso, gli occhi, le orecchie e a sostenere personaggi di spicco esponenti dei poteri forti (da Prodi a Letta, da Gentiloni a Conte) fino a far diventare quasi un riflesso automatico il voto a questo establishment liberale, pur di esorcizzare l’orco nero (o verde, azzurro, ecc.). A questo punto il povero Renzi decide di iniziare la sua battaglia, travestendosi da iper-moderato tra i moderati. Ed inizia col far cadere, uno dopo l’altro, i pilastri di quel liberalismo pseudo-progressista che giustamente individua come ostacolo principale sulla strada della rivoluzione proletaria italiana. In realtà il compagno Renzi aderisce ad una corrente storicamente presente nell’estrema sinistra, non solo in Italia, quella sbrigativamente definita del “tanto peggio, tanto meglio“. Una volta riuscito, con un’abile manovra ostacolata dai poteri forti (checché ne dicano i detrattori), a diventare capo del governo, inizia ad attaccare tutte le pseudo-conquiste del movimento operaio e della sinistra nel nostro paese (dallo Statuto dei Lavoratori, alla scuola pubblica, alla stessa struttura costituzionale democratico-borghese) in modo da eliminare quegli ammortizzatori sociali e politici che addormentano la coscienza di classe, cullando i proletari nell’illusione che sia possibile per loro una vita decente all’interno del sistema capitalistico. Il suo ragionamento è semplice e lineare: se riduciamo i lavoratori alla povertà, all’insicurezza del posto di lavoro, se trasferiamo sempre più soldi dalle loro tasche a quelle dei padroni, se li mettiamo, insomma, con le spalle al muro, arriveranno prima o poi a quella presa di coscienza rivoluzionaria indispensabile per rovesciare il sistema. E, nel frattempo, facciamo in modo che vadano al governo le forze più apertamente reazionarie (tipo il salvino e la melona), in modo che la distruzione di ciò che resta delle pseudo-conquiste di cui sopra vada a buon fine. Inoltre, avendo giustamente individuato nei “grillini” un potenziale fattore ritardante, che ostacola questa chiarificazione necessaria, fa di tutto per distruggerli. La finezza machiavellica di questa strategia non può sfuggire al lettore attento e scevro da pregiudizi: con un sol colpo si indebolisce il liberalismo pseudo-progressista, si preparano in prospettiva le condizioni per tagliar l’erba sotto i piedi al populismo reazionario fascio-leghista, si spazza via un movimento ibrido che ritarderebbe il processo e ci si candida alla guida della futura rivoluzione comunista. Ed ora veniamo all’informazione riservata di cui sono arrivato a conoscenza: il compagno Renzi (che tra l’altro, non dimentichiamolo mai, ha fatto cadere un governo borghese, quello di Letta) è in realtà da oltre 25 anni militante di un piccolo gruppo bordighista toscano, il Partito Comunista In Attesa Del Crollo Del Capitalismo (PCIADCDC), quasi sconosciuto, ma molto attivo tra Rignano e Firenze, formato da una ventina di intellettuali “organici”, e che in realtà è il vero cervello del suo nuovo partito, Italia Viva (una minoranza del PCIADCDC voleva chiamarlo Italia Viva il Comunismo, ma è stata messa in minoranza dal nostro lungimirante machiavelli rignanese, convinto che è troppo presto per scoprire le sue carte). La Boschi, che è stata accettata nel PCIADCDC pochi mesi fa, dopo 8 anni di candidatura e di letture marxiste, era la principale esponente di questa minoranza avventurista. Ma, segno della grande generosità umana e politica del compagno Renzi, è stata perdonata e riammessa nel gruppo dirigente, dopo una penitenza che ha consistito nella lettura intensiva di Das Kapital in tedesco. Rendiamo quindi un po’ di giustizia a chi si prodiga, anche a costo di sembrare il più antipatico dei politici italiani, per riportare in auge il vecchio progetto del Potere Operaio. Lunga vita al compagno Renzi, nemico dei revisionisti di tutte le tendenze.
Feicnius
No, no … Sì, grazie.
Lo sapevo. Non poteva essere diversamente. C’era qualcosa nel modo di fare di Renzi che non mi ha mai convinto del tutto, a cominciare dalla sua supponenza, dalla sua prosopopea, dalla sua spocchiosa dialettica, pronto a dare del “cretino” (senza mai proferirlo) a tutti. Ma vai a capire che sotto sotto c’era l’idea rivoluzionaria marcista-leninista a guidarlo nella rearivoluzione proleumanitaria (?!). La conferma me l’hai data tu, Flavio, con questa tua analisi tra il confessionale e la presentazione interpretativa della nuova politica inattesa: altro che sardiname! A dire il vero già ieri sera mi aveva stupito in tv la “compagna” Maria Elena Boschi tenere testa a Piercamillo Davigo, anzi a umiliarlo, a farlo letteralmente fuori, rediviva d’Italia, rinvenuta alla grande, diabolica, preparatissima, sicuramente reduce vittoriosa da un corso accellerato di arti magiche intelletual-telematiche di inoculazione rapida a presa diretta e immediata, con efficace capacità dialogativa e pronta esposizione di termini finanche giuridici, di impatto immediato. Come tu ben dici, Flavio, avrà studiato alla grande in questi mesi. Lezioni di marxismo alla canfora ma senza canfora, oppio, cioè, ovvio. Come direbbe il buon Milani, non il don, ma Maurizio Milani: “L’amo. La sposo”. Di più. Mi iscrivo subito al PCIADCDC. Per lei sì. Nonostante il tuo scoop Flavio, avrei remore ad iscrivermi, causa quell’acidità di stomaco che ultimamente mi salvina(si dice così? boh!) in bocca e che solo a pronunciare la sigla del partito (PCIACID, no come cavolo si chiama? PCIADICIT… ma no, che dicit!) mi aumenterebbe a dismisura, sì, la mia acidità… è come l’avidità, fa male. Ah, ecco: PCADCDC; sembra un nuovo modello di suv (su via Caetani? ha subìto una rimozione forzata?) a trazione doppia DC, rispolverato frugando nei magazzini dell’estinto usato… No, no, non mi sarei iscritto. Ma per lei sì, per la Boschi sì, tornata in campo a fronteggiare vincente magistrati e senza donne rivali: siano meloni o grillo pisano o una bellanova, nulla possono contro la sua immagine guerriera e reale (=vera?). Per lei e per gli AC/DC, mitici e sempre vivi, sì, mi iscrivo. Certo, avrei preferito che il partito, come dici tu, Flavio, l’avessero chiamato non Italia Viva il Comunismo, ma, meglio, solo Viva il Comunismo, non per non amor di patria (eliminando Italia), ma semplicemente per amor proprio, in quanto ViC. Vabbè, ci metterò una croce sopra, anzi no, potrebbe assurgere a cosa sacra, come il dovere di difendere la patria e pure la propria, nuda o vestita, proprietà. Potrò metterci una falce e un martello, vabbè solo una falce o un martello, siate buoni, non li userò per fare del male (scusatemi se un pò di male l’ho procurato con termini strani o stranpalati: non ero preparato)… non tutto il male viene per nuocere: userò la falce e/o il martello unicamente per il bene del Partito, per il bene di quello che poteva essere ViC.
Hasta la victoria, siempre,
Vic
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