Continuiamo, dopo l’articolo del 13 maggio, la pubblicazione di alcuni materiali del progetto sulla “nuova sinistra” bresciana negli anni Settanta. La settimana scorsa abbiamo parlato delle elezioni del giugno 1980, citando nomi di gruppi e di militanti (in quel caso di coloro che si presentarono alle elezioni in una delle quattro liste di “sinistra radicale”, come si direbbe oggi). Ora, andando a ritroso, pubblichiamo i nomi dei candidati alle elezioni politiche del giugno 1979. Anche in questo caso non c’è una sola lista, come invece era accaduto alle precedenti elezioni, quelle del 20 giugno 1976, quando più o meno tutti i gruppi si presentarono nella lista di Democrazia Proletaria. Il fatto di pubblicare innanzi tutto i nomi dei candidati alle elezioni non è dovuto, sia chiaro, ad una sopravvalutazione del momento elettorale rispetto agli altri momenti della vita politica e sociale. Si tratta semplicemente di una precauzione per ciò che concerne la privacy delle persone (seppure a quasi mezzo secolo di distanza): non sono sicuro che alcuni dei protagonisti di quegli anni, oggi tranquillamente “in pensione” (politicamente) o approdati ad altri lidi, ben più interessanti e remunerativi dal punto di vista del potere politico, siano così contenti di vedere divulgato il loro nome collegato al “sovversivismo” di allora. Per questo mi limito a pubblicare quanto già noto tramite la stampa dell’epoca (oltre ai manifesti elettorali). A scanso di equivoci (o di eventuali querele).
Tornando al 1979, sono due le liste chiaramente di “estrema sinistra”, dopo la crisi di LC del 1976-77 e la rottura tra PdUP-MLS e DP del 1977-78. La prima lista, quella che otterrà i migliori risultati in termini di voti (sia a Brescia che nel resto del Paese) è quella del PdUP-MLS. Oltre ai candidati già nominati nell’articolo del 13 maggio, troviamo Roberto Cucchini (impiegato OM, uno dei fondatori del Manifesto nel 1969), Silvana Binetti, Franco Facchini, Stefano Sandrinelli e Sanzio Zani. La seconda lista è quella di Nuova Sinistra Unita. In NSU sono confluiti Democrazia Proletaria, una parte del MLS (la componente guidata dall’ex segretario della Federazione bresciana, Gigi Brustia) e una parte di Lotta Continua, più alcuni indipendenti. Il capolista è Giuseppe Anni, già presidente delle ACLI tra il 1971 e il 1973, esponente del Movimento Politico dei Lavoratori (Livio Labor), poi nel PdUP e quindi leader di Democrazia Proletaria. Poi troviamo appunto l’ex dirigente del MS-MLS Pierluigi Brustia, Fausto Cadeo (che l’anno dopo sarà in lista alle comunali con Opposizione Radicale), Palmiro Comincini, operaio della Sant’Eustacchio, Renato Fenocchio, Giorgio Ferrari, Albino Ferrati, Innocenzo Gallia (ex LC), Enrica Panizza, Egidio Pescini (ex LC), Antonio Gasparini (ex dirigente ACLI, poi MPL, quindi PdUP e poi DP), Donatella Cherubini. In appoggio alla lista di NSU intervennero pubblicamente (con un appello diffuso dai giornali) vari intellettuali e militanti, come Mario Cassa, Mario Capponi, Mauro Ragni, Roberto Delbono, Franco Maffeis, Giuseppe Lama, Paride Saleri, Cesare Garattini, Giorgio Verruti, Isaia Mensi, Angelo Arici, Cecilia Cadeo, Gianni Belotti, Rita Ponturo, Silvano Savoldi, Oriana Costanzi, Dora Renotti, Giuseppe Montanti, Mario Pedizzi, Mauro Bianchi, Maria Rosa Festa, Mario Grigoletto, Orazio Longo, Piera Possanzini, Anna Ravaioli, Marco Fassera. Quasi tutti di area DP, ex MLS e LC, ma anche molti indipendenti (Mario Cassa in primis).
Un discorso a parte va fatto per una terza lista, quella del Partito Radicale. Un lettore del giorno d’oggi (ma già negli anni ’80 il problema si sarebbe riproposto) si stupirà di vedere accomunato il PR di Pannella con l’estrema sinistra. Un partito che è tornato, dopo la parentesi degli anni Settanta, alle sue radici liberali, che ci faceva con l’estrema sinistra? In realtà il flirt dei radicali con la “nuova sinistra” era iniziato già ai tempi della battaglia contro il referendum antidivorzista, nel 1974. Il giornale radicale, Liberazione, per fare un esempio, usciva come inserto del quotidiano Lotta Continua. E Marco Pannella, animale politico come pochi, seppe sfruttare appieno la “moda” gauchiste di quegli anni. Le sue critiche “da sinistra” a PCI e PSI sembravano riecheggiare, pur con molti distinguo, quelle dei “gruppi” extraparlamentari. E spesso, soprattutto nel caso delle battaglie sui diritti civili, i (pochi) militanti radicali si trovavano frammisti ai (molti) militanti dell’estrema sinistra. La dura battaglia contro la legge Reale e in genere contro le leggi repressive “anti-terrorismo” avvicinarono ancor più, nella seconda metà del decennio, i seguaci di Pannella e parte dei militanti “rivoluzionari”, in particolare gli ex Lotta Continua, sia quelli che si avvicinarono alle posizioni dell’Autonomia Operaia sia quelli che iniziarono allora l’evoluzione verso posizioni più moderate. A Brescia in particolare l’Associazione Radicale guidata dall’ex maoista Franco Masserdotti cercò, con discreto successo, di diventare punto di riferimento per quella parte di estrema sinistra che, dopo la crisi dei gruppi maoisti e di LC, si trovava priva di una struttura politico-organizzativa. L’operazione “masserdottiana” ebbe il suo clou, come dicevamo nell’articolo del 13 maggio, con il lancio del periodico “Spazio Altro” e di “Opposizione Radicale”. Probabilmente il buon Masserdotti si spinse un po’ troppo oltre, in questo corteggiamento filo-ultrasinistra, visto che una parte dei radicali decise, pochi mesi dopo le elezioni del ’79, di dar vita ad una nuova Associazione Radicale, più “classica” e liberal-democratica, la “Giorgiana Masi”, in aperta polemica con “l’estremismo” di Masserdotti e soci. Nella lista del PR per la Camera troviamo infatti, oltre al Masserdotti, a Ken Damy e all’ex PC(m-l)I Ettore Zucca (che ritoveremo alle comunali dell’80), l’ex dirigente della Lega Marxista Leninista Elidio De Paoli e Angelo Puerari, uno dei fondatori del “Comitato 7 aprile” di Brescia. Una menzione a parte va fatta per il candidato del PR al Senato, Pippo Apicella, avvocato molto famoso, ex esponente del PCI ma sempre piuttosto aperto all’interlocuzione con la nuova sinistra.
Dal punto di vista numerico le elezioni furono, anche qui da noi, un discreto successo per la nuova sinistra: circa 19 mila voti (2,8%) tra PdUP-MLS e NSU, che diventano oltre 36 mila (5, 4%) se comprendiamo anche i radicali. In città i voti furono oltre 4 mila per PdUP-MLS e NSU (2,7%), e oltre 10 mila (7%) comprendendo i radicali. Che i voti di questi ultimi non fossero però tutti “d’estrema sinistra” sarà provato dal risultato dell’anno successivo, quando solo un terzo sceglierà di appoggiare Opposizione Radicale (pur senza che i radicali “moderati” della Giorgiana Masi presentassero una lista concorrente).
