Il pessimo risultato ottenuto dalle due formazioni della cosiddetta “sinistra radicale” alle elezioni di due giorni fa ha, a quanto pare, seminato ulteriore scoraggiamento tra le fila, non proprio nutrite, della “compagneria” bresciana (mi riferisco all’ala sinistra della stessa, non a quella – il cui risultato è stato tutt’altro che brillante – che si è accomodata sotto l’ala protettrice del centro-sinistra). I 990 voti (649 UP e 341 PCI), pari all’1,25% dei votanti, sono proprio pochini. Ma, non certo per consolarci, sono il risultato a cui siamo inchiodati da un decennio, almeno nelle elezioni comunali, particolarmente avare sotto la Loggia (non che le politiche o le europee permettano di fare i fuochi artificiali, ma insomma…). Non è sempre agevole fare paragoni (anche perché, come Stanislao Moulinski, ogni elezione vede nuove sigle, che in fin dei conti sono reincarnazioni delle precedenti, più o meno). Cinque anni fa la somma dei voti era la stessa: 1014, pari all’1,24% (639 PaP e 375 al PCI). E pure nel 2013 la cifra era analoga: 1111 voti, pari all’1,23% (591 il PRC e 520 Brescia Solidale e Libertaria). In percentuale un “progresso” dello 0,02% su base decennale, che lascia intravedere un futuro da era geologica per arrivare alla maggioranza. Ovviamente scherzo: la storia non marcia in linea retta, per fortuna. Ma è alquanto significativo che la percentuale sia così inchiodata, mentre Brescia, l’Italia e il mondo si trasformano convulsamente. Una specie di “zoccolo” durissimo (dalla suola molto bassa, ahimè) che resiste a venti e maree, in direzione ostinata e contraria. Percentuali non molto distanti (anche se con meno della metà dei voti, visto il continuo calo dei votanti) da quelle dell’estrema sinistra degli anni tra il 1975 e il 1989 (DP, PdUP-MLS, LCR) che oscillavano, al massimo, e sommando le sigle, intorno al 2%. E nel 2008, annus horribilis per la politica bresciana (vittoria della destra, anche se a guida democristiana – Paroli – e non fascio-leghista) e per l’Italia (ennesima vittoria di Berlusconi e cortigiani) che accadde? Molto difficile fare il paragone, perché Rifondazione non aveva ancora vissuto la scissione dell’ala destra vendoliana (che è dell’anno successivo), anche se aveva già perso le componenti d’estrema sinistra (Sinistra Critica e Progetto Comunista). In quell’occasione, a sostenere lo sconfitto Delbono, oltre a PD e cespugli, c’era anche la Sinistra Arcobaleno (che comprendeva soprattutto PRC e PdCI), che ottenne 3651 voti (3,57%) e un seggio. E cinque anni prima, gli stessi partiti, divisi, arrivarono a 4397 voti, pari al 4,66% (3,25% al PRC, 1,41 al PdCI). In quell’anno (quando venne rieletto Paolo Corsini, ex PCI, ex PDS, poi DS) il PRC candidò a sindaco Mirko Lombardi (che venne eletto consigliere), mentre il PdCI cossuttiano appoggiò il centro-sinistra dall’interno, senza ottenere seggi. Certo, ci sarebbe da riflettere sulle scelte politiche del PRC del 2003 (quello della “svolta a sinistra” di Genova 2001) che decise di non appoggiare un esponente di spicco della ex parrocchia (il PCI), mentre 5 anni dopo (in seguito alla lungimirante scelta governista di Bertinotti post 2004) decideva di appoggiare un ex democristiano. Ma lo scopo di quest’articoletto è solo quello di “dare i numeri”, e stendiamo un velo pietoso su quelle scelte. Potrebbe essere utile, per continuare il confronto, considerare, dal 2009 in poi, i voti degli “scissionisti” di SEL, che decisero di sposare definitivamente, con un matrimonio che pare indissolubile, come vuole la Chiesa Apostolica Romana, il centro-sinistra, senza se e senza ma (e ottenendo talvolta qualche seggio e qualche assessore). Ma la cosa è complicata non solo dalla nascita di Sinistra Italiana (che non è solo fatta dagli ex SEL) ma anche, prima della nascita di quest’ultima, dalla difficoltà di inquadrare, qui a Brescia, l’area che fa riferimento all’assessore Marco Fenaroli. Volendo comunque tentare questo paragone un po’ azzardato (ma ha senso parlare in questo caso di “sinistra radicale”?) l’area che fu del PRC non ha subito grandi variazioni. Il 4,66% del 2003, ridottosi un po’ nel 2008 (3,57%), risale al 5,82% (4,59% all’area Fenaroli più 1,23% alla sinistra) nel 2013, avvicinandosi ai risultati del solo PRC negli anni Novanta, per poi portarsi al 4,48 nel ’18 (3,24 area Fenaroli più 1,24 della sinistra) e al 3,96 di ieri (2,71 area Fenaroli, 1,25 UP + PCI). Anzi, a voler essere “cattivi”, sembrano i “riformisti” quelli dallo zoccolo (dalla suola un pochino più consistente, è vero) scivoloso. D’altra parte, come si sa, è meglio scegliere l’originale che la copia. O no?
Flavio Guidi
Ad ogni modo, elezione dopo elezionie, si registra una lenta ma inesorabile erosione in termini di voti assoluti per la sinistra radicale. Gli aumenti di decimali di punti percentuali, quando avvengono, avvengono solo grazie all’ aumento dell’ astensionismo e alla diminuzione del numero dei votanti.
Nell’ ultimo anno in particolare, l’ obiettivo dichiarato di UP di iniziare lo sfondamento nell’area dell’ astensionismo che, si ipotizza, dovrebbe rappresentare l’ area del malcontento antisistema, è fallito, e non solo in Lombardia, per 3 volte consecutive. È su questo che bisognerebbe cominciare a interrogarsi, dopo aver raccolto i dati sugli andamenti elettorali, molto utili comunque per capire qual è il quadro della situazione.
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Si potrebbe dire che da 15 anni c’è l’eterno ritorno del sempre uguale: miope elettoralismo, nessun progetto politico oltre il voto, sudditanza al centro-sinistra in varie forme, nostalgia di un passato mitizzato, adeguamento a fallimentari esperimenti nazionali. Mai una riflessione condivisa sui rapporti di classe, di genere, sui diritti di cittadinanza in questa città. Mai un approccio politicamente radicale su come lotte e conflitti debbano attraversare le istituzioni. Solo imbarazzanti riproduzioni politiche dei propri ombelichi. E queste elezioni lo hanno confermato tra ridicoli tardo-stalinismi, contratti di leasing politico con un ex magistrato-sindaco (con immancabili baruffe da pollaio) e furberie da politicanti di quart’ordine intrufolati nel centro sinistra. Niente paura, non tutto è perduto: c’è sempre l’aperitivo del prossimo venerdì e la canna nella prossima festa. La situazione è grave ma non seria
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