Sarà perché influenzati dagli avvenimenti francesi, sarà perché 6 giorni fa abbiamo partecipato ad un 25 aprile particolarmente affollato e combattivo (soprattutto nel grande e colorato corteo “alternativo”), ma la tradizionale sfilata del Primo Maggio mi è apparsa, appunto, una sfilata. Un simpatico rito a cui si partecipa volentieri, si vedono gli amici, ci si racconta, si va a bere poi l’aperitivo insieme, tra abbracci e risate. Niente di male, anzi! Questa è una delle caratteristiche simpatiche, che ho sempre amato, della nostra festa principale. Però…..mi aspettavo qualcosa di più. Certo, non mi illudevo di vedere la piazza bresciana come quella di Parigi, e nemmeno di Marsiglia o di Nantes. E tanto meno di assistere a scontri con la polizia, ça va s’en dire! Ma che so, un po’ più di incazzatura, un po’ più di giovani, almeno come 6 giorni fa. Si vede che l’antifascismo “tira” di più, tra i giovani, che le lotte sociali legate alla tradizione del movimento operaio pre e post fascista. Sia chiaro, non voglio fare il menagramo o il perenne insoddisfatto: il corteo era abbastanza grosso, Piazza Loggia era abbastanza piena. Abbastanza, appunto. Bello (per i miei gusti vintage) il solito corteo di Lotta Comunista, in fondo, con annesso il solito comizio separato, con proclami rivoluzionari dei giorni di festa. E stendiamo, per l’ennesima volta, un velo pietoso sulla politica sindacale concreta, quotidiana, di questi compagni dall’estetica a me così congeniale. Non proprio di massa lo spezzone del sindacalismo di base, con qualche decina di bravi compagni dei COBAS (soprattutto dei trasporti, la punta di diamante del mio sindacato qui a Brescia) e quasi altrettanti della CUB. Si sapeva già, per impegni precedenti a Milano e Bergamo, che sarebbero stati assenti i lavoratori del SICOBAS e dell’USB, e che questo avrebbe notevolmente ridotto la partecipazione allo spezzone “combattivo”. Bandiere dei due sindacati, bandiere di Rifondazione, del PCI, di Unione Popolare, persino del PCARC. Assenti quelle di Sinistra Anticapitalista, che aveva puntato sull’unitarietà, anche visiva, dello spezzone aperto dallo striscione di 6 giorni fa, quello contro il governo Meloni, firmato Assemblea dei Lavoratori Combattivi. Pochi, e non certo gridati a furor di popolo, gli slogan. E il fatto stesso che più della metà dei partecipanti al corteo del sindacalismo di base e conflittuale siano rimasti in Piazza Loggia, invece di proseguire fino a Piazza Rovetta, dà il tono ad una manifestazione non certo contrapposta e alternativa a quella “ufficiale” (come pare temesse qualcuno in Questura, forse influenzato dai fatti d’Oltralpe). Insomma, tra compagni ed amici, e viva pure la festa. Si sa, la Francia è lontana.

FG

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