di Fabrizio Burattini

E’ stato un dibattito infuocato. Le deputate e i deputati dell’opposizione di sinistra sono intervenuti denunciando la natura e le conseguenze gravemente antipopolari della controriforma previdenziale, la natura minoritaria e isolata del governo Borne e del presidente Macron e dunque la loro sostanziale illegittimità.

All’Assemblea nazionale, il parlamento francese, che solo 4 giorni fa aveva dovuto subire la violenza dell’uso governativo dell’articolo 49.3 della costituzione gollista, sono state votate le due mozioni di censura presentate contro il governo.

Quella presentata dai rappresentanti del gruppo parlamentare LIOT (Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires, una sorta di gruppo “misto”) è stata respinta per soli 9 voti (ha raccolto 278 voti, ma la maggioranza assoluta richiesta era di 287). La mozione presentata dal Rassemblement National della Le Pen, come previsto, ha ricevuto solo 94 voti.

Determinante per il risultato è stato l’orientamento adottato dalla destra gollista, il cui capogruppo Olivier Marleix, intervenendo, ha garantito il voto favorevole dei suoi deputati, anche se non ha risparmiato critiche a nessuno: alla sinistra della NUPES perché “evoca la rivoluzione”, all’estrema destra di Marine Le Pen che “spera di trarre profitto dal caos” senza aver fatto, durante i due mesi di scontro politico e sociale “nessuna proposta concreta sulla questione previdenziale”, ma anche e soprattutto a Macron, di cui ha denunciato l’atteggiamento “narcisista” e la situazione di “isolamento nel paese”.

Nonostante questo orientamento, comunque, circa una ventina di deputati “repubblicani” (gollisti) hanno votato a favore della mozione di censura, impauriti dalla pressione popolare che percepiscono a partire dalla propria base elettorale. Ma non sono stati sufficienti.

La France insoumise richiede una commissione parlamentare d’inchiesta sulle “pressioni esercitate sui parlamentari dall’esecutivo”, per assicurarsi il loro sostegno alla riforma delle pensioni. “Non basta fidarsi della parola di un governo che ha costantemente calpestato il parlamento”, hanno aggiunto i deputati di LFI.

La primo ministro Elisabeth Borne, concludendo il dibattito sulle mozioni di censura, aveva definito la legge “una riforma vitale per il nostro paese” e aveva ipocritamente aggiunto “stiamo arrivando alla fine del percorso democratico di questa riforma essenziale per il nostro paese”.

La presidente del gruppo parlamentare della France Insoumise (LFI) ha annunciato che domani presenterà un ricorso al Consiglio costituzionale e di stare studiando la possibilità di prendere l’iniziativa di un referendum abrogativo (per il quale sono necessarie le firme di un quinto dei deputati e di 4,8 milioni di elettori).

Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, ha dichiarato immediatamente su Twitter che“è giunto ora il momento della censura popolare. Deve essere espressa ovunque, in ogni circostanza e in modo massiccio”.

Nel frattempo gli scioperi e i blocchi continuano. La più grande raffineria francese è stata progressivamente chiusa da venerdì e altre sono in procinto di imitarla. I netturbini sono ancora in sciopero in diverse città. I blocchi stradali sono iniziati nell’ovest, in particolare a Brest e Nantes. Sul fronte dei trasporti, continua lo sciopero delle ferrovie con numerose cancellazioni di treni.

Nel frattempo Parigi e numerose altre città francesi sono attraversate da cortei spontanei di protesta.

Da https://refrattario.blogspot.com/2023/03/francia-macron-isolato-nel-paese-si.html

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