di F.T.
I contenuti e la ratio negativa (la manovra della disuguaglianza) della legge di bilancio delle estreme destre sono già stati esposti sul sito nel puntuale articolo a cui rimandiamo.
Proviamo qui a sintetizzare le 6 direttive di marcia della finanziaria del governo alla luce del dibattito che si è svolto sui giornali (non in parlamento) e dei contenuti finali del testo.
1. La prima è la continuità con gli assi di fondo del governo Draghi, cioè la centralità degli interessi della grande borghesia, la valorizzazione del capitale, le scelte liberiste delle istituzioni e delle forze capitaliste europee, la partecipazione dell’Italia alla coalizione e alle scelte degli imperialismi occidentali.
Nessun scontro con l’Europa da parte del governo “sovranista” italiano, solo modeste scaramucce, che per altro si sono concluse con il ripiegamento dell’esecutivo italiano (vedi Pos); e, come la stessa Meloni ha evidenziato anche le critiche avanzate alla finanziaria dalla Banca d’Italia non riguardavano certo l’impianto di fondo, ma solo elementi di dettaglio abbastanza secondari.
2, La seconda è che il finanziamento della manovra avviene soprattutto a debito e con un’impronta fortemente emergenziale: 21 miliardi dei 35 complessivi della finanziaria sono debito aggiuntivo e 21 miliardi sono rivolti a contrastare il cosiddetto caro bollette; dovrebbero reggere l’impatto dell’inflazione e il forte rialzo dei prezzi dei prodotti energetici. Due precisazioni sono d’obbligo: queste misure, (bonus) che si aggiungono a quelle già definite dal precedente governo “coprono” solo i prossimi tre mesi, cioè fino alla fine di marzo, poi si spera che ci sia un calo dei prezzi dell’energia; queste risorse sono inoltre indirizzate in larga parte alle imprese e solo un parte minoritaria ad attenuare l’impatto dell’inflazione sulle/sui lavoratrici/tori e sulle loro famiglie.[1]
La voce più significativa delle entrate sono i 3,7 miliardi recuperati con il taglio alle pensioni! Poi c’è un miliardo ottenuto dallo smantellamento del reddito di cittadinanza. Una voce importante 2,5 miliardi di entrata è costituito dalla tassazione dei superprofitti, ma mentre le prime due sono entrate sicure, appare molto improbabile che lo stato riesca a recuperare dalle imprese dell’energia questi miliardi. E’ utile ricordare che, in un primo momento, il governo Draghi aveva quantificato in 10 miliardi le risorse che avrebbero dovuto provenire dalla tassazione dei superprofitti, salvo poi verificare la “scarsa propensione “ delle imprese a partecipare “alla salvezza nazionale” per “reggere il freddo inverno”. E infatti il nuovo governo ha ridotto sia l’aliquota che la platea delle imprese interessate.
Bisogna poi sempre avere presente che i debiti fatti con lo scostamento di bilancio insieme anche ai soldi del PNR (sono anch’essi debito), andranno prima o poi restituiti ed è facile indovinare che la borghesia e le sue istituzioni vorranno imporre nuovi sacrifici alle classi subalterne.
3. La terza è che le misure hanno un particolare carattere oppressivo di classe verso i settori deboli della società, colpendo in primo luogo le persone più in difficoltà, cioè i percettori del reddito di cittadinanza, istituto che viene già nei fatti quasi azzerato nel corso di quest’anno (perde il reddito chi rifiuta la prima offerta di lavoro anche se non congrua) e che scomparirà definitivamente nel prossimo.[2]
Ma in realtà dietro la cassazione del reddito di cittadinanza, dietro il rilancio su vasta scala dei famigerati voucher, non solo in agricoltura, ma anche della ristorazione, nel turismo, nelle discoteche e spettacolo, c’è l’obiettivo di fondo di Salvini e Meloni: fornire una abbondante e disperata manodopera allo sfruttamento delle piccola e media borghesia così presente in questi settori economici.
Enrica Morlicchio, una delle autrici de “La povertà in Italia” ha sintetizzato così gli intenti del governo “Tagliano ancora il reddito per sfruttare di più il lavoro”; la riduzione ulteriore da 8 a 7 mensilità del reddito di cittadinanza per i percettori “occupabili, abili al lavoro” è stata introdotta perchè“ si vuole liberare manodopera da impiegare negli stabilimenti balneari e nella ristorazione in estate”.
E il segretario della Flai CGIL non ha dubbi che con la reintroduzione dei “buoni lavoro” in agricoltura “si destruttura l’intero impianto normativo che da un minimo di diritti ai braccianti. Si sostituisce lavoro tutelato, seppur povero, con lavoro povero e non tutelato”.[3]
Per quanto riguarda le pensioni, altro che superamento della Fornero ed altre baggianate del Salvini: resta operativa l’opzione donne, penalizzante, che coinvolge una platea molto ristretta di poche migliaia di persone, ma soprattutto assistiamo a un gigantesco furto operato nei confronti dei pensionati. Secondo la normativa esistente dal gennaio 2023 gli assegni pensionistici avrebbero dovuto essere rivalutati del 7,3% per compensare la dinamica inflazionista. Questa percentuale di rivalutazione essendo già sotto la soglia attuale dell’inflazione, non avrebbe permesso in ogni caso un adeguato recupero, ma il governo ha semplicemente deciso che i pensionati con un assegno superiore a 4 volte il minimo (2100 lordi, corrispondenti a 1600-1700 nette)) avranno un consistente taglio della perequazione loro dovuta. L’emendamento finale del governo dispone un piccolo aumento (9 euro al mese rispetto al taglio iniziale della perequazione) anche per i pensionati compresi nella fascia 5 volte il minimo, ma contemporaneamente rivede le rivalutazioni per i percettori di assegni di importo superiore, al fine di mantenere stabile, anzi di accrescere un poco il “risparmio” complessivo.
Il risultato dell’operazione è stato ben illustrato dallo SPI CGIL che quantifica in 3,7 miliardi il “risparmio”, cioè il furto operato nei confronti dei pensionati; la ruberia nel triennio sale a 10 miliardi e in dieci anni a circa 36 miliardi perché l’effetto dei tagli si cumula nel tempo e la perdita è strutturale e crescente; soldi scippati, occorre ricordare, a chi ha lavorato una vita e pagato i contributi. Né bisogna dimenticarsi che le/i pensionate/i vengono da 11 anni di blocco: a 14 milioni di persone sono già stati sottratti 200 miliardi!
La dura lotta di bandiera di Berlusconi per innalzare le pensioni minime ha portato ha un “grande successo”, un aumento a 600 euro, ma solo per le/i pensionate/i che hanno più di 75 anni e solo per il 2023!
4. In quarto luogo ci sono tutte le misure dirette o indirette che riducono l’imposizione fiscale alle imprese e ai lavoratori autonomi, a partire dalla cosiddetta flat tax , la cui applicazione viene estesa alla platea dei lavoratori autonomi e professionisti che dispongono di un reddito fino di 85 mila euro all’anno, introducendo così una incredibile differenza di aliquota fiscale a parità di reddito con i lavoratori dipendenti; c’è poi il condono delle cartelle esattoriali e le altre misure che vanno sotto la formula della detassazione delle “mance”, che costituiscono in realtà un forte vantaggio per i ristoratori. I lavoratori dipendenti così pagano l’IRPEF tre volte di più degli indipendenti, quando è proprio in questo settore economico che si condensa la maggior parte dell’evasione dell’IVA calcolata in 26 miliardi all’anno, cioè ben un terzo di tutta l’evasione in Europa (93 miliardi)!
Né bisogna dimenticarsi la misura che riduce dal 26 al 14% l’aliquota dell’imposta per i redditi da capitale e le rendite finanziarie per coloro che ne anticipano il pagamento.
Forza Italia è poi riuscita anche ad aumentare la decontribuzione da 6 mila a 8 mila euro per le imprese che assumono giovani e “donne svantaggiate” a tempo indeterminato (chissà mai?).
Ed anche la norma “salva sport” non è altro che una comoda rateizzazione (60 rate) dei versamenti tributari (889 milioni di debiti con lo stato) delle squadre calcistiche, cioè una marchetta al business delle grandi squadre.
La maggioranza non è riuscita a far passare il famigerato scudo penale per una ampia platea di evasori fiscali, ma non è detto che la questione sia accantonata; il governo potrebbe cercare di inserirla in un prossimo decreto legge, anche perché si sta per aprire la grande partita della delega per la riforma fiscale.
5. In quinto luogo il non finanziamento della spesa pubblica relativa a settori fondamentali come la sanità e la scuola.
La sanità, sostiene il governo, avrà due miliardi in più, ma basta pensare che l’inflazione viaggia al 12% per capire che in realtà si tratta di una riduzione complessiva del finanziamento; per altro nella prospettiva triennale le risorse destinate alla sanità scendono dal 6,4 del 2019 al 6,1% del 2026, di fronte a una media europea del 7,9%: 111 ospedali e 113 pronti soccorsi sono stati chiusi, tagliati 37 mila posti letti e mancano 29 mila professionisti.[4] E’ fin troppo chiaro che si punta a un ulteriore sviluppo della sanità privata e che questo processo colpisce in primo luogo le fasce più deboli, ma anche la maggioranza della popolazione.
Nella scuola pubblica, anch’essa sotto finanziata, si programma un forte taglio delle classi e quindi del numero degli insegnanti, senza dimenticarsi che centinaia di migliaia di loro sono assunti in forma precaria. In compenso la finanziaria stanzia altri 30 milioni per le scuole paritarie.
Se poi guardiamo al problema dell’autosufficienza che riguarda 3 milioni di famiglie, le norme che erano state varate dallo stesso governo Draghi semplicemente non sono state finanziate.
6. In sesto luogo per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori è il segretario della FIOM a sintetizzare la situazione: “Non c’è un euro per i salari”.
E’ stato strombazzato ai 4 venti il grande vantaggio economico che le lavoratrici e i lavoratori avrebbero avuto con la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale; un emendamento del governo ha ampliato la platea iniziale degli aventi diritto che passa da 20.000 a 25.000 euro di reddito. In proposito non possiamo che riprendere quanto ha già scritto Burattini nell’articolo segnalato, cioè che è una misura pensata soprattutto per i padroni; questi avrebbero voluto anche di più, cioè un vantaggio economico diretto alle imprese, ma non possono certo lamentarsi.
“In realtà, occorre dirlo una volta per tutte, la riduzione del cuneo fiscale consente sì un misero incremento dei salari netti (tra i 10 e i 20 euro mensili) ma tutto autofinanziato dai lavoratori, perché la riduzione dei prelievi fiscali al lavoro dipendente riduce in maniera cospicua le entrate dell’erario e di conseguenza anche la capacità di spesa pubblica. Con la conseguente riduzione dell’offerta di servizi pubblici e universali (pensioni, ammortizzatori sociali, scuola, sanità) ai ceti più deboli. Una riduzione del cuneo che punta soprattutto a ridurre la pressione salariale dei lavoratori verso le imprese. La riduzione del cuneo fiscale consente alle imprese di dire durante i negoziati contrattuali: “ma come, avete avuto la riduzione del cuneo e chiedete ulteriori aumenti?”.
Tre milioni e 250.000 lavoratori pubblici, alla vigilia della finanziaria, hanno ottenuto dal governo la firma dei contratti scaduti da molti anni portando loro una rivalutazione dello stipendio di poco meno del 4%. Se si tiene conto che l’inflazione oggi viaggia al 12%, si comprende subito che in realtà siamo di fronte alla riduzione del loro reddito. Ciò è tanto più vero perché la legge di bilancio non contiene al suo interno alcuna norna che finanzi il contratto di queste categorie di lavoratrici/tori per il prossimo triennio. Il gioco è fatto. Sono proprio gli stessi lavoratori pubblici, i pensionati e i percettori del reddito di cittadinanza a finanziare il bilancio del 2023!
Incredibile, ma vero: fuori dagli schemi e all’ultimo momento la maggioranza di destra da’ il meglio di se stessa introducendo una norma, allucinante da tutti i punti di vista, che permette la caccia e l’abbattimento della fauna selvatica in città e dintorni; come dire “più fucili e arrosti di cinghiale per tutti”.
Due osservazioni finali.
Nella discussione di questa folle e brutale legge nessuno è riuscito a far emergere nel dibattito pubblico che forse invece bisognava tagliare la spesa militare e le innumerevoli missioni militari in giro per il mondo (e confermate dalla finanziaria) e recuperare nuove risorse per una spesa pubblica rivolta ai bisogni sociali e all’occupazione da un fisco che facesse pagare i ricchi e da una patrimoniale che colpisse le grandi fortune. Per forza, i padroni sono quelli che sono, le destre loro amiche anche di più, e nel Parlamento non c’è neppure uno straccio significativo di opposizione di classe.
Aggiungo che contro un governo e dei media che in questi mesi hanno continuato a usare un linguaggio di aggressione contro i lavoratori dipendenti e addirittura di dileggio e di criminalizzazione verso i settori più deboli, sarebbe stato necessario un’opposizione senza attese e durissima, sia sociale che politica e delle piazze molto più piene e combattive. Alcune mobilitazioni ci sono state ed anche alcune belle manifestazioni. Troppo poco però per complicare la vita ai nostri avversari di classe che per ora viaggiano ancora con il vento in poppa. Non sarà per sempre, ma certo il lavoro da fare è piuttosto difficile e arduo, non impossibile però.
Note
1 La Banca d’Italia aveva così rappresentato la Finanziaria nella sua prima versione: Uscite 17 miliardi di minori entrate, 6,93 in conto capitale, 15,26 in maggiore spese correnti, Entrate/coperture 21,1 in deficit, 11,1 minori spese, 6,99, maggiori entrate.
2 In Italia ci sono 5,6 milioni in povertà assoluta, cioè il 9,4% della popolazione.
3 E aggiunge: “ La nostra agricoltura paga poco le persone, a tal punto da farle scivolare sempre più verso il “lavoro povero”. Quello che anche con un contratto regolare non arrivano alla fine del mese. Con il voucher si chiude il cerchio, vogliono dire che i lavoratori vanno ulteriormente sottopagati o addirittura ridotti in schiavitù. Ai caporali infatti i voucher piacevano tantissimo, così come alle aziende scoperte a sfruttare i lavoratori”.
4 Negli ultimi anni 8 mila medici già hanno abbandonato gli ospedali pubblici e i medici di famiglia sono scesi da 44.436 a 40.769 e tenendo conto che nei prossimi 5 anni andranno in pensione 50 mila medici, si rischia di trovarsi con 100 medici mancanti. Per altro continua il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina.