Comunicato della Direzione nazionale di Sinistra Anticapitalista
L’ampia coalizione di forze sociali che si raggruppa intorno a Europe for peace ha promosso una manifestazione nazionale a Roma il 5 novembre contro la guerra, per la pace intorno alle parole d’ordine:
Cessate il fuoco subito – Negoziato per la pace
Mettiamo al bando tutte le armi nucleari
Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre
L’iniziativa, corrisponde alle attese di larghi settori sociali e attivisti pacifisti e alla sensibilità di una opinione pubblica che in tutti questi terribili 8 mesi successivi alla brutale invasione russa dell’Ucraina sempre si è espressa nel nostro paese maggioritariamente contro la guerra.
Non è un caso quindi che la convocazione della manifestazione abbia raccolto un numero altissimo di adesioni rispondendo al desiderio elementare di ampi settori sociali di operare una pressione sui governi e sulle forze politiche nella speranza di condizionarne le scelte.
Le parole d’ordine della manifestazione sono molto elementari e delimitate, ma crediamo vadano nella giusta direzione e soprattutto riteniamo importante che ritorni in campo, dopo mesi di paralisi, un reale movimento di massa contro la guerra, un attore indispensabile per avere qualche speranza di poter contrastare le politiche dei governi liberisti, imperialisti e le loro politiche di riarmo e di guerra.
Siamo ben consapevoli che i promotori nella piattaforma non mettano in discussione elementi strutturali di fondo, come la natura dell’alleanza imperialista della Nato a cui l’Italia appartiene e le scelte di guerra e di riarmo e di partecipazione alla guerra che il governo Draghi ha fatto e che il governo Meloni conferma. Siamo anche consapevoli che una larga parte della sinistra radicale è stata incapace di comprendere quanto sta avvenendo ripiegando su una posizione assolutoria o peggio di sostegno dell’autocrate di Mosca grazie un automatismo pavloviano del passato che non le fa certo onore e che ne mostra tutti i limiti.
Siamo anche consapevoli che la manifestazione sarà attraversata da molte contraddizioni, ambiguità ed ipocrisie, a partire da quelle indotte dalla partecipazione di forze come il M5S e il PD, che sono stati al governo attori diretti delle politiche volte a cronicizzare la guerra e a trasferire risorse ingentissime verso la spesa militare a grande vantaggio dei profitti dei produttori di armi. Il PD di Letta per altro procede spedito nelle sue scelte, non operando neppure piccole correzioni tattiche cosmetiche, tanto forte è la sua scelta di presentarsi ed essere il più convinto partito atlantista del paese.
Non condividiamo poi la scelta degli organizzatori di escludere le bandiere di partito dalla manifestazione, scelta che sembra fatta proprio per agevolare le giravolte e le contraddizioni dei maggiori partiti.
Siamo però anche consapevoli che la stragrande maggioranza di coloro che scenderanno in piazza è mossa da un autentico spirito umanitario e di rigetto della guerra e quindi anche di rigetto delle scelte che i partiti maggioritari e i governi hanno fatto. Di qui l’importanza della manifestazione che avrà in ogni caso rilevanza sociale e rilievo politico nelle vicende italiane e da cui dobbiamo e possiamo partire per la nostra attività internazionalista di solidarietà e di lotta contro le forze borghesi e imperialiste.
Questo significa che la nostra organizzazione partecipa alla manifestazione del 5 novembre sulla base delle nostre parole d’ordine ed impostazione politica e strategica (per altro assai diversa anche dalle altre forze politiche della sinistra) espressa nel testo di qualche mese fa che consideriamo del tutto valido
i cui contenuti sono sviluppati ed aggiornati nella seguente dichiarazione della Direzione Nazionale.
No alla guerra No alla escalation
Contro tutti gli imperialismi
Contro Putin e le sue politiche e ideologie reazionarie
Contro la Nato e le politiche di espansione
Per l’immediato cessate il fuoco – Per la de-escalation
Per il ritiro delle truppe russe
Solidarietà e Autodeterminazione per il popolo ucraino
e per tutti gli altri popoli della regione
A fianco del movimento pacifista russo
No all’invio delle armi e alla partecipazione italiana alle manovre di guerra
Uscire dalla Nato – Scioglimento di tutti blocchi militari
NO all’aumento delle spese militari e alla folle corsa al riarmo
Sono passati ormai 8 mesi dalla brutale invasione russa dell’Ucraina e la guerra continua con il suo carico mostruoso di bombardamenti sulle città, di crimini di guerra, di fosse comuni e di nefandezze e violenze contro le donne; una guerra che combina l’uso dei più moderni e sofisticati strumenti di morte con le vecchie forme dei passati conflitti, le trincee, gli agguati, le torture e le vendette e che ha prodotto la morte di migliaia di civili e di altrettanti giovani soldati di entrambi le parti; una guerra che ha devastato il paese con conseguenze ambientali imprevedibili e ricadute drammatiche anche sulla Russia, sull’Europa ed anche in paesi più lontani; una guerra di cui non si vede la fine e di cui non conosciamo ancora tutti gli orrori, coperti dalle propagande belliche mistificanti; una guerra infine in cui si combinano le allarmanti minacce nucleari del governo russo e l’intervento sempre più massiccio delle potenze occidentali e della Nato con una cronicizzazione del conflitto che rischia in ogni momento di estendersi e di precipitare il mondo nello scontro nucleare distruttivo.
Fin dal primo giorno dell’invasione russa, la guerra ha assunto due dimensioni, due nature fondamentali, tra loro strettamente collegate, ma anche distinte, che bisogna comprendere ed assumere per definire un orientamento, internazionalista ed umanista, di solidarietà con le classi lavoratrici.
Da una parte il tentativo brutale di sottomettere l’Ucraina da parte della Russia di Putin, potenza imperialista che vuole ricostruire lo spazio geopolitico del vecchio impero zarista con un gruppo dirigente che non a caso si riappropria di tutte le concezioni ideologiche oscurantiste e reazionarie di quel lontano passato e della presunta “grande madre russa”, che nega i diritti dei popoli che la circondano, per non parlare del regime interno sempre più autoritario e repressivo.
Da questo prima natura della guerra deriva il pieno diritto del popolo ucraino di lottare per la propria indipendenza e autodeterminazione.
Dall’altra parte lo scontro capitalista tra le potenze imperialiste, cioè USA e Russia, due paesi imperialisti che a livelli diversi e per ragioni diverse sono in declino, uno alla ricerca di riconquistarsi uno spazio geopolitico riconosciuto, l’altro volto a mantenere una posizione egemonica dominante nel mondo, utilizzando anche, ma non solo, lo strumento della Nato. Questo scontro si svolge oggi in Europa “ in corpore vili” dell’Ucraina, ma sullo sfondo c’è il confronto sempre più grave tra gli USA e l’imperialismo emergente della Cina, che non a caso il recente documento Nato indica come l’avversario principale di questa fase storica.
In questo quadro l’Europa capitalista dell’UE con le sue diverse borghesie imperialiste ha scelto per varie ragioni di collegarsi /sottomettersi strettamente all’alleato dominante americano.
Da questo ne deriva la nostra opposizione agli USA, alla NATO e alle scelte dei governi europei, a partire dalle politiche del riarmo generalizzato e dalla scelta di puntare alla cronicizzazione delle guerra in Ucraina.
Non assumere questa doppia natura della guerra ha condotto parti consistenti della sinistra a sottacere o anche negare i legittimi diritti del popolo ucraino, qualcuno adottando una esplicita posizione a fianco dell’imperialismo russo sulla base di vecchie impostazioni campiste completamente fuori dal tempo; altri hanno rinunciato a prendere in considerazione in modo adeguato, sottovalutandoli, il ruolo e l’azione della Nato nella guerra e la scelta delle borghesie occidentale di utilizzare il conflitto per una forte accelerazione delle politiche di riarmo e una campagna ideologica massiccia a sostegno delle loro politiche antipopolari.
Due errori che nel loro sovrapporsi hanno minato e reso molto difficile la costruzione di un movimento contro la guerra, lasciando così via libera sia al despota del Cremlino, sia ai governi occidentali; in questo quadro si colloca anche l’incapacità a dare l’attenzione dovuta e il sostegno alle associazioni che in questi mesi hanno condotto una reale e importantissima attività di solidarietà e di sostegno materiale a tutte/i coloro che hanno patito e stanno patendo gli orrori della guerra. Si è assistito così a un terribile ritardo nella costruzione di un movimento di massa contro la guerra capace di condizione l’azione delle classi dominanti borghesi e imperialiste.
Così passo dopo passo i fautori della guerra hanno potuto agire indisturbati tanto è vero che si è arrivati sui media a banalizzare lo stesso utilizzo del nucleare che non viene più considerato come un tabù assoluto. È la strada più diretta verso la catastrofe totale.
Per questo noi diciamo: Immediato cessate il fuoco, Descalation subito.
In Russia coloro che sempre più stanno pagando le scelte criminali del governo e lo scontro tra i diversi imperialismi, sono come sempre i proletari, i settori più poveri e i giovani che non avevano le risorse economiche per poter disertare prima della chiusura delle frontiere, fuggendo dal paese; come da sempre in tutte le guerre, sono questi soggetti la carne da macello delle borghesie nazionali, guerrafondaie, imperialiste e razziste.
Per questo siamo e ci schieriamo a fianco dei disertori, del movimento delle donne e delle/dei pacifiste/i russe/i che protestano contro la guerra nonostante la durissima repressione che prevede anni di carcere e l’invio diretto sul fronte per maschi riservisti che disertano. Nonostante queste grandi difficoltà si calcola che quasi 600.000 giovani abbiano varcato la frontiera e più in generale cresce il malessere in strati ampi della popolazione di fronte alle politiche del governo e alla realtà della guerra.
A tutte/i queste/i va il nostro sostegno in nome della solidarietà di classe e internazionalista, respingendo ogni falsa logica geopolitica e nazionalista distruttiva.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo ucraino martoriato sotto le bombe: da internazionaliste/i siamo e saremo sempre a fianco dei popoli aggrediti dalle potenze imperiali e per il diritto all’autodeterminazione, con coloro che cercano di combattere l’aggressore e lottano per costruire un’Ucraina democratica e solidale; così come sosteniamo gli antimilitaristi, i pacifisti ucraini e i disertori ucraini che denunciano le politiche liberiste e filocapitaliste del loro governo, espressione non meno di quello russo delle lobby capitaliste oligarchiche, un governo che ha accentuato fortemente i suoi tratti nazionalisti, che si sta ponendo obiettivi strategici che vanno ben oltre la difesa del suo territorio, collocandosi in stretta simbiosi/subordinazione alle potenze occidentali.
In questo quadro solo in un contesto di fine della guerra e di una risoluzione pacifica dei diversi conflitti e problemi che attraversano quella regione sarà possibile garantire a tutti i popoli presenti il loro pieno diritto alla autodeterminazione e a decidere del loro futuro in forme democratiche e solidali.
No alla Nato e al riarmo!
Gli Usa e la UE subordinata, hanno scelto di far durare la guerra e di trasformare l’Ucraina in una sorta di avamposto della NATO. Dopo la sconfitta subita in Afganistan, l’amministrazione Biden punta, approfittando anche delle debolezze e delle divisioni degli alleati Europei, di consolidare una posizione USA egemonica in Europa e di proiettarla nello scontro imperialista, economico e strategico con la Cina. I tentativi di rafforzare le alleanze e la cooperazione militare nell’Asia-Pacifico e di inasprire la politica su questioni molto delicate come la questione di Taiwan vanno letti in questa luce.
Per questo siamo più che mai per l’uscita dallo Nato e per lo scioglimento di tutte le alleanze militari ad Ovest e a Est.
NO alla politica di guerra del governo italiano No all’aumento delle spese militari
Il governo italiano invece di intraprendere tutti i tentativi necessari per cercare di far finire la guerra, ha scelto di esserne attore inviando armi, partecipando alle operazioni Nato in corso, con dislocazione di arei e di truppe intorno ai confini dell’Ucraina ed infine aumentando massicciamente le spese militari. Il Parlamento ha votato quasi all’unanimità il passaggio da 26 miliardi a 38 miliardi all’anno delle spese militari. Una vergogna!
Per tutto questo bisogna far sentire una voce anticapitalista, internazionalista e antimperialista e di solidarietà coi popoli. Per questo è necessario più che mai mobilitarsi ora!
Per queste ragioni saremo in piazza il 5 novembre a Roma per manifestare contro la guerra, per la pace e contro tutti gli imperialismi, per i diritti dei popoli, per una alternativa solidale, per la solidarietà tra i popoli e l’unità della classe lavoratrici contro il comune nemico, le classi padronali, i capitalisti di tutte le sponde.