Alcune centinaia di persone, soprattutto giovani donne, erano in Piazza Vittoria stasera, a partire dalle 18, per la giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro. Ad organizzare la manifestazione il collettivo bresciano di Nonunadimeno, che ha animato con interventi, musica e slogan la manifestazione. Un corteo è poi partito, verso le 19, per sfilare nel centro città, finendo in Piazza Duomo, blindata in modo incredibile da uno spropositato dispositivo di polizia e carabinieri. Temevano forse un assalto al palazzo del vescovo (noto per le sue esternazioni reazionarie)? Oltre a centinaia di ragazze (e ragazzi) erano presenti, come al solito, gruppi di compagn* delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra, dal Mag47 a Rifondazione, dai COBAS a Sinistra Anticapitalista, da Potere al Popolo alla neonata Unione Popolare, che portavano la loro solidarietà alla manifestazione femminista. Una piccola critica, che non inficia l’importanza della mobilitazione: ho assistito personalmente ad un deplorevole episodio. Un noto compagno del PRC era presente con la bandiera di Unione Popolare, appunto per portare la sua solidarietà e quella del suo gruppo politico. Apostrofato da due giovani compagne di NUMD, è stato “costretto” a ripiegare la bandiera. Ciò ha creato un’accesa discussione e un po’ di malumore tra le compagne e i compagni del PRC presenti, che hanno stigmatizzato l’atteggiamento anti-democratico delle due militanti. Non posso che solidarizzare con i/le compagn* di UP: da tempo si accettano imposizioni che non solo rivelano la scarsa attitudine democratica di qualcuno che vorrebbe impedire la libertà di esporre simboli o bandiere, ma che sono rivelatori di un vero e proprio “qualunquismo anti-partito” che ha più a che vedere con l’armamentario ideologico della destra che con i valori della sinistra. Non che io creda che le due compagne in questione siano “di destra”: penso solo che, cresciute in un clima anti-democratico che vede nei “partiti” il diavolo (frutto del vento di destra qualunquista che soffia da troppo tempo) siano semplicemente vittime di una cultura che trova “normale” impedire a compagni di “parrocchie” diverse dalla propria la libertà di manifestare le proprie idee nei modi ritenuti più adatti.
FG