Aggiornamenti dall’Iran oggi, dove le proteste stanno sempre più assumendo il carattere di insurrezione rivoluzionaria (fonte https://www.iranintl.com/en/202209249256, dove potete trovare altri dettagli sulla giornata, completi di video):

All’alba di sabato in Iran si potevano distinguere due tendenze. In primo luogo, molti hanno iniziato a dire che questa è una rivoluzione, non solo una protesta, e in secondo luogo che è guidata dalle donne.

Un altro sviluppo importante è stato che la gente non ha aspettato le consuete ore pomeridiane per iniziare le proteste. Le manifestazioni sono iniziate presto, almeno a Teheran e a Shiraz, mentre il regime continuava a cercare di controllare il movimento popolare, che si è fatto quantitativamente e geograficamente troppo ampio per le poche centinaia di migliaia di forze di sicurezza.

Sui social media circolano notizie non confermate secondo cui le forze di polizia anti-sommossa e i lealisti del regime avrebbero dichiarato di essere esausti fisicamente ed emotivamente dopo sei giorni di proteste incessanti. Forse è vero, ma continuano a usare la forza ovunque ne abbiano la possibilità.

In altri luoghi si ritirano, come a Oshnavieh, nell’ovest popolato da curdi, dove venerdì i manifestanti hanno cacciato la Guardia Rivoluzionaria dalla sua caserma e dalla città, diventando praticamente la prima area urbana in mano al popolo. Un tweet di un residente ha detto che la gente è determinata a non permettere il ritorno delle forze governative, ma non può difendersi dagli attacchi delle armi pesanti.

Le notizie che arrivano dicono che le forze governative stanno cercando di riprendere la città, con elicotteri e droni che hanno sorvolato Oshnavieh per tutta la giornata di sabato.

Almeno quattro bambini sono rimasti uccisi nel corso della repressione da parte delle forze della sicurezza iraniane delle proteste a sostegno di Mahsa Amini, la 22enne morta dopo l’arresto per non avere indossato correttamente lo jijab, Lo ha reso noto Amnesty International. Lo riporta la Cnn. Complessivamente secondo Teheran, sono 35 le persone morte dopo una settimane di proteste, mentre Ong e fonti dell’opposizione parlano già da ieri di molte decine di morti, con centinaia di feriti e centinaia di arresti, inclusi giornalisti, studenti e attivisti politici.

Nella scorsa ondata di proteste nel 2009 il bilancio fu spaventoso, con circa 1500 manifestanti uccisi.

C’è chi canta «Bella ciao» in farsi, come si faceva allora, ma nessuno chiede più riforme. C’è una nuova generazione arrabbiata, che brucia l’hijab e le auto della polizia, e sorprende anche gli attivisti della generazione precedente. I video delle proteste che continuano a emergere (anche se in numero minore e a rilento) mostrano gli agenti sparare sui manifestanti, ma i giovani sono tornati in piazza affrontando proiettili, lacrimogeni e arresti anche a Babol e Amol, nella provincia di Mazandaran, il giorno dopo l’uccisione di decine di manifestanti. Un altro elemento, osserva Mahmood Amiry-Moghaddam di «Iran Human Rights», pare essere il morale basso degli agenti della sicurezza. In alcuni video li si vede mentre decidono di ritirarsi. A Teheran, nella notte di venerdì, la folla esultava dopo averli respinti. Nonostante ieri fosse il primo giorno dell’anno accademico, diverse università di Teheran hanno annunciato che la prima settimana di lezioni si terrà in remoto.