Oltre un milione di studenti delle scuole statali (quasi il 15% del totale) ha deciso, nell’a.s. 2020/21, di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Un trend ascendente (erano meno del 13% due anni prima) che lascia ben sperare chi, come noi, è sostenitore del libero pensiero e avversario delle ideologie religiose. Ecco la cartina, pubblicata sul sito dell’UAAR (Unione Atei, Agnostici e Razionalisti).

Come c’era da aspettarsi, è il Centro-Nord ad avere le percentuali più alte (col record della provincia di Firenze, quasi il 37%). Ma non sono solo le zone rosse (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria orientale, Torinese) ad avere percentuali molto elevate di “laicizzazione”. Anche la Lombardia, l’Alto Piemonte, la Venezia Giulia e persino aree storicamente “bianche” come il Veneto o il Friuli sembrano progredire notevolmente. Certo, bisogna tener conto anche del peso (molto grande in una provincia come la nostra) dell’immigrazione. Molti immigrati, aderenti ad altre ideologie religiose (come l’Islam, per esempio) scelgono di non avvalersi della religione cattolica, ma sarebbero probabilmente d’accordo nell’aver accesso ad altri insegnamenti religiosi. Quindi questi dati non vanno presi con un eccesso di ottimismo. Resta comunque il fatto che, nelle aree più “avanzate” del paese, l’ideologia religiosa dominante, quella legata alla monarchia assoluta vaticana, retrocede: cala la percentuale di battezzati, crescono i matrimoni civili (che ormai si avvicinano al 50% di tutti i matrimoni), si riduce la percentuale di studenti che accettano di sorbirsi le “lezioni” di insegnati pagati dallo Stato, ma scelti dalle gerarchie cattoliche, ecc. Piccoli passi avanti, forse troppo lenti per chi ha sempre sostenuto lo slogan Né Dio, né Stato, né servi né padroni. Ma in tempi come questi bisogna sapersi accontentare.

Bruno Tommaso Giordani Campanelli

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