di Franco Turigliatto

Nel clima cupo dell’aggressione russa all’Ucraina con la guerra in atto che sospinge vorticosamente la corsa generalizzata al riarmo di tutte le potenze imperialiste e con una situazione italiana dominata dall’azione di un governo reazionario che chiama alla guerra esterna mentre contemporaneamente conduce la guerra interna su tutti i terreni sociali ed economici alle condizioni di vita delle classe lavoratrici, la manifestazione del 26 marzo è stato uno squarcio di sole portatore di speranza ed impegni di lotta.

Lo spirito di Firenze

La mobilitazione di Firenze è stata grande e bella sia per il successo numerico (non era per nulla scontato), sia per il clima di solidarietà e di lotta che la attraversava, ma anche soprattutto per i contenuti unitari e le convergenze di cui si è fatta portatrice, contro la guerra, per il clima, i diritti del lavoro e sociali, contro ogni fascismo e razzismo.

Se nella manifestazione del settembre scorso la posta in gioco era la battaglia sindacale e sociale per la difesa della fabbrica e dell’occupazione, se pure già in una prospettiva e proposta di allargamento della mobilitazione (espressa nella parola d’ordine “insorgiamo”), quella di sabato scorso è stata la prima grande manifestazione della convergenza, fortemente politica, un vero passo avanti nell’unità dei movimenti sociali. Non è un caso che sia stata organizzata dal collettivo della GKN e da Friday for future; una manifestazione che ha visto molte/i lavoratrici/ori più o meno giovani nelle loro varie articolazioni sindacali, insieme al vasto mondo della militanza sociale e solidale e soprattutto a una grande massa di giovani, una nuova generazione che scende in piazza portatrice di un messaggio contro la rassegnazione e di possibile alternativa.

Marco Bersani di Attac Italia ha condensato bene in uno slogan quanto si è prodotto il 26 marzo: “Ci hanno chiesto di competere e combattere, abbiamo deciso di convergere e lottare”.

Una conclusione che ha potuto prodursi attraverso le molte scadenze che si sono realizzate in questi mesi, a partire dal Forum della convergenza, da alcune lotte operaie sindacali di resistenza e poi dai 60 incontri che il collettivo GKN ha realizzato nelle ultime settimane in altrettanto città e dalla dichiarazione comune tra GKN e movimento dei giovani del Friday for future. Non c’è dubbio che il Collettivo della GKN, per la sua capacità e modalità d’azione inclusive, è stato il punto di riferimento sociale e politico che ha spinto tutti i soggetti, (politici, sindacali e sociali) che in questi mesi hanno cercato di costruire opposizione alle politiche del governo e dei padroni, ad essere fortemente presenti a Firenze. La rappresentazione plastica ne è stata la Piazza Santa Croce stracolma. La composizione comprendeva un po’ tutti gli attori presenti 6 mesi fa, se pure con qualche differenza, forse un poco minore è stata la presenza locale a vantaggio di un forte impegno nazionale; ma il dato distintivo era la straordinaria partecipazione dei giovani, come organizzazioni studentesche, come movimento sul clima, come circoli e centri sociali ed infine anche come presenza consistente nelle formazioni politiche e sindacali. Di certo davanti alla tragedia dell’invasione russa dell’Ucraina, al terribile conflitto militare in corso e al clima reazionario di guerra che le classi dominanti e i media hanno costruito in queste settimane, sono tantissime le persone e in particolare le giovani generazioni che hanno compreso la necessità di essere presenti e di scendere in piazza.

Per quanto riguarda la nostra organizzazione abbiamo fatto abbastanza bene la nostra parte

nel preparare la mobilitazione, comprese le assemblee pubbliche con il collettivo della GKN e poi per la presenza che abbiamo garantito nel corteo animando alcuni spezzoni delle fabbriche, dell’opposizione in CGIL, dell’ambientalismo, ed anche uno striscione femminista, che ci hanno permesso di rappresentare il nostro inserimento sociale e il nostro impegno politico complessivo.

Nemici potenti

Va da se che la riuscita della manifestazione è solo un punto di partenza per il movimento di classe nel suo insieme e per le sue organizzazioni; i rapporti di forza sono estremamente sfavorevoli; davanti abbiamo la protervia della classe dominante e del suo governo ben determinato a garantire gli interessi e i profitti della grandi imprese siano esse quelle energetiche, quelle delle armi, quelle delle cosiddette multiutility, (attraverso il decreto sulla concorrenza e la privatizzazione ulteriore dei servizi pubblici). Siamo confrontatati a una vera e propria campagna mediatica reazionaria che ha al centro l’aumento delle spese militari, la creazione di un clima conformista e reazionario e che ha tra gli obiettivi quello di soffocare il movimento e lo spirito di Firenze. I capi della borghesia sono consapevoli che nonostante tutti i successi che hanno ottenuto c’è una parte consistente della popolazione che rifiuta la guerra, patisce la crisi economica, l’impennata del carovita (6-7%) e che rigetta le scelte governative, quelle per cui, invece di investire nella sanità, nella scuola, nei trasporti pubblici, in attività utili socialmente, portano la spesa militare a 38 miliardi all’anno, mettono da parte le stesse limitate misure per contenere il riscaldamento climatico riaprendo invece le centrali al carbone. Tutti i sondaggi indicano che una larghissima maggioranza del popolo italiano è contraria all’aumento delle spese militari. E bisogna aggiungere che il governo si comporta come se la pandemia non ci fosse più con rischi gravissimi per la salute della popolazione.

Quando il partito formalmente all’opposizione, FdI, forza politica di chiaro ascendente fascista propone una mozione parlamentare in cui si chiede un forte aumento delle spese militari in piena condiscendenza con la Nato, (quella alleanza, che già avrebbe dovuto scomparire 30 anni fa e che oggi viene prepotentemente rilanciata), e il governo subito la accoglie con il pieno consenso di un PD sempre più vergognosamente “bellicista”, si comprende che dobbiamo suonare la campana di allarme. In gioco è lo stesso quadro democratico ed antifascista. Per altro questa opzione riarmista è gestita in piena consonanza tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica, del tutto dimentichi dell’articolo 11 della Costituzione.

L’attacco furibondo che ha subito l’ANPI nazionale, con lo stravolgimento delle sue chiare posizioni politiche rispetto all’Ucraina, reo di essere contrario all’invio delle armi, è un fatto che deve inquietarci, anche perché contemporaneamente ogni proposito di mettere fuori legge le forze fasciste dopo l’assalto alla sede della CGIL dell’anno scorso, è stato del tutto disatteso dal governo.

Per altro, come sempre, chi ci guadagna sul terreno elettorale per questa svolta ultrabellicista, non è tanto il PD, quanto una forza strutturalmente di destra e nazionalista, cioè FdI che è oggi indicata da alcuni sondaggi come primo partito.

Il M5S di Conte in questi giorni sta cercando di riguadagnare consenso muovendo una critica all’aumento delle spese militari, ma si tratta soltanto di un posizionamento tattico tanto è vero che ha subito trovato un modesto compromesso che allunga di pochi anni il raggiungimento del tetto del 2% votando contemporaneamente il decreto sull’Ucraina con l’invio delle armi sul teatro di guerra.

I difficili compiti della convergenza

I compiti sono dunque molti e difficili e a vari livelli, da portare avanti in un quadro e in un’ottica di sempre maggiore convergenza dei vari movimenti, da quello ambientale, a quelli della difesa delle condizioni di vita delle masse popolari, a quello femminista e a quello contro la guerra che deve essere rilanciato non solo nazionalmente, ma internazionalmente.

E’ un compito che chiama in causa non solo le strutture sociali, ma anche le forze della sinistra autentica, dei sindacati di base e le componenti radicali e di classe della CGIL.

Si sta infatti aprendo anche il congresso della più grande organizzazione di massa e sindacale presente nel paese, la CGIL. Potrebbe essere un grande momento di discussione e mobilitazione sindacale e politica di molte centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori per attivare un movimento complessivo per la difesa del salario e dell’occupazione e, beninteso, contro il riarmo, ma il gruppo dirigente burocratico sembra invece volerlo costruire in fretta e furia solo per consolidare le sue posizioni di controllo dell’apparato. E’ per questo che due componenti della CGIL, “Riconquistiamo tutto” e “Democrazia e lavoro” lanciano una assemblea a Firenze il 13 aprile aperta a tutte/ le/i militanti CGIL interessate/i per costruire un percorso che permetta di portare nel congresso “una posizione radicale, conflittuale, democratica e di classe. alternativa a quella attuale della CGIL”.

Rilanciamo in conclusione alcuni delle parole d’ordine e obiettivi che poniamo al centro della nostra attività politica.

  • Contro la barbara invasione dell’Ucraina; per il ritiro delle truppe russe;
  • Per il diritto del popolo ucraino a difendersi e per il diritto all’autodeterminazione;
  • Piena solidarietà e sostegno alle mobilitazioni antiguerra in Russia;
  • Per l’aiuto umanitario e l’accoglienza per tutte/i le/i rifugiate/i;
  • Per una soluzione di pace che garantisca i diritti di tutte le popolazioni;
  • Contro l’invio delle armi che accelerano e allargano il percorso della guerra;
  • Per la denuncia del ruolo svolto dalla Nato e l’uscita dell’Italia da questa alleanza imperialista;
  • No alla corsa bellicista del governo, No al riarmo;
  • Non vogliamo bombe ma scuola e sanità per tutte e tutti;
  • Per una lotta coerente contro la crisi climatica;
  • Contro il carovita per l’occupazione e la difesa dei salari;
  • La battaglia contro la pandemia deve restare una priorità;

Invitiamo tutti i nostri circoli a prendere delle iniziative pubbliche intorno a questi contenuti in piena sinergia con i diversi movimenti e in collaborazione con le altre forze politiche e sociali.

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