In piazza contro ogni imperialismo e ogni politica di potenza.
La guerra in Ucraina prosegue di giorno in giorno, con sempre maggior ferocia. Le battaglie, gli assedi, i bombardamenti coinvolgono inevitabilmente la popolazione civile, moltiplicano le vittime, gonfiano l’ondata di profughi che si riversa nel paese e in Europa. Tutte le guerre sono tremende, ma le guerre tra potenze che schierano e travolgono popoli, irregimentandoli e schiacciandoli nelle loro dinamiche, sono proprio bastarde. Non è un caso che questa guerra sta rapidamente trascinando in una mobilitazione militare l’intero continente: la Germania ha annunciato 100 miliardi di spese militari, Draghi ha sostanzialmente annunciato l’avvento di un economia di guerra, il governo italiano ha deciso l’invio di armi all’Ucraina (e soldati ai confini dei paesi NATO). Un clima bastardo di mobilitazione nazionale che è penetrato velocemente nelle istituzioni e nel paese, arrivando in tempi incredibili a determinare scelte assurde ed al limite del ridicolo (pensiamo alla censura a Paolo Nori all’università Bicocca di Milano e alle sue incredibili motivazioni).
Per questo, come area sindacale, abbiamo ritenuto importante che all’inizio di questa settimana la Rete italiana per la pace e il disarmo, di cui la CGIL è parte e in cui ha un ruolo di coordinamento, abbia deciso una manifestazione nazionale per la pace sabato 5 marzo a Roma. Importante, anche e forse soprattutto perché la sua piattaforma iniziale aveva parole chiare e inequivocabili per fermare la guerra in Ucraina, contro l’aggressione, l’allargamento della NATO, l’invio di armi e aiuti militari all’Ucraina, per una neutralità attiva a fianco di lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra. Erano parole importanti oggi, contro la guerra e contro quel clima di mobilitazione nazionale che si sta diffondendo anche in questo paese, evidente anche in alcune manifestazioni dello scorso sabato tra inni, bandiere ucraine e paragoni francamente inopportuni (dalla Bergamo di Gori alla Palermo di Orlando).
La dinamica e la confusione dei giorni successivi ci ha lasciato basiti. Gli altri sindacati confederali, ed in particolare la CISL, hanno contestato l’impostazione della manifestazione di sabato e la sua piattaforma. La CGIL ha di fatto subito questa pressione, portando a rivedere e di fatto stravolgere quella piattaforma iniziale, cancellando proprio quegli elementi che chiedevano l’interruzione della spirale di guerra in corso (eliminando cioè ogni riferimento all’opposizione all’invio di armi e gli aiuti militari all’Ucraina, al contrasto all’allargamento della NATO, alla solidarietà a lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra). La manifestazione di sabato ha rischiato pericolosamente di cambiare natura, aumentare la confusione, creare sbandamenti proprio nel movimento per la pace. Dopo aver stravolto la piattaforma, per di più, la CISL ha abbandonato la partita: non accettando equidistanze, non potendo certo riconoscersi in parole d’ordine come “neutralità attiva”.
Crediamo che la scelta della CISL sia vergognosa. Crediamo però che porti anche maggiore chiarezza. Nonostante la piattaforma stravolta, maggiore chiarezza nella manifestazione e nelle sue ragioni (almeno contro l’invio delle armi da parte del governo italiano). Chiarezza anche più in generale, tracciando oggi un solco profondo che non è solo tra diverse prassi e concezioni sindacali (sindacato di lavoratori e lavoratrici o sindacati di iscritti/e), ma anche su questioni fondamentali come la guerra e la pace. Di tutto questo, comunque, ci sarà occasione per valutazioni più approfondite.
Oggi è importante esser in piazza, esserci con un profilo chiaro e parole nette. Per questo saremo a Roma il 5 marzo, saremo nella manifestazione convocata dalla Rete italiana per la pace e il disarmo, ci saremo con il nostro profilo e le nostre rivendicazioni, insieme ai compagni e compagne dei movimenti: associazioni, comitati, realtà pacifiste, il Collettivo di fabbrica GKN e speriamo tanti altri e altre, alle 13 di fronte al cinema Moderno in Piazza della Repubblica. Come domenica 6 marzo saremo a Ghedi alle ore 14.30, davanti all’ingresso della base NATO, a manifestare contro la guerra, la NATO e il suo allargamento.
Contro Putin, la NATO e l’invio di armi in Ucraina.
#RiconqustiamoTutto
Area programmatica della CGIL