Un vero e proprio scoop mondiale: grazie alla collaborazione dell’ASL (Associazione Spiritista Libertaria) siamo in possesso di un’intervista rilasciata, in occasione dell’anniversario della rivoluzione d’Ottobre, da Vladimir Il’ic Ulianov (più conosciuto come Lenin) alla medium più famosa dell’ASL, Carmen Morral. L’evocazione dello spirito di Lenin, ci ha assicurato la medium, è stata molto laboriosa. Prima di manifestarsi ha voluto assicurazioni sul fatto che in giro non ci fosse “quella bestia georgiana” di Stalin. Ecco alcuni passaggi dell’intervista (traduzione dal russo di Galina Pugaciova).

D. Allora, Vladimir Il’ic, che ci racconta, a 104 anni dalla rivoluzione che l’ha visto come protagonista principale?

R. Beh, non esagerate. Mi sono fatto un mazzo così, questo è vero, per almeno un ventennio, prima di ottenere il risultato. Ma senza la collaborazione di alcune migliaia di compagni e compagne, e senza, soprattutto, l’incazzatura di milioni di russi, non ce l’avremmo fatta. E poi, diciamocela tutta, è stata soprattutto una botta di culo.

D. Come scusi? Una botta di culo?

R. Ma sì, in realtà non ci si aspettava certo, all’inizio del ’17, non dico di prendere il potere, ma neanche di vedere uscire di scena quel coglione dello zar. Per fortuna era un idiota, e con lui quasi tutti quelli che lo circondavano. Diciamo che hanno fatto una cazzata dopo l’altra, esasperando la gente fino a quando non ce l’ha più fatta e sono scoppiati i casini. E pure quegli pseudo-democratici che hanno governato tra il febbraio e l’ottobre non ne hanno imbroccata una! Se avessero capito che bisognava farla finita con la guerra il più presto possibile, col cavolo che avremmo preso il potere in ottobre. Diciamo che abbiamo raccolto i frutti dell’imbecillità altrui. Ovviamente c’è da riconoscere che eravamo i più svegli, chiaro.

D. Una piacevole sorpresa, quindi, che forse non vi aspettavate.

R. Beh, non proprio così. Ci abbiamo lavorato sopra, seriamente. Io già a fine agosto, dopo il fallimento del tentativo di colpo di stato di quel criminale di Kornilov, avevo già capito che l’occasione era a portata di mano. Diciamo che ho dovuto faticare non poco a convincere quei cacasotto del mio partito (Zinovev e Kamenev in testa) a scommettere sulla “seconda” rivoluzione. Per fortuna abbastanza rapidamente molti l’hanno capita, e prima che fosse troppo tardi ci siamo dati da fare.

D. Ma è vero che, anche dopo la vittoria dell’Ottobre, non eravate molto convinti di farcela a reggere?

R. Verissimo. Pensi che, quando abbiamo superato i giorni di sopravvivenza della Comune di Parigi, abbiamo fatto una festa memorabile. Io e Trotsky abbiamo ballato nella neve (tenga conto del fatto che siamo due pessimi ballerini). Il 7 novembre non ci avremmo scommesso un copeco sulla nostra capacità di durata. Soprattutto senza l’aiuto dei lavoratori dei paesi avanzati, in particolare dei tedeschi. Chi si sarebbe immaginato che proprio noi, i russi, in uno dei paesi più arretrati d’Europa, strapieno di contadini analfabeti, ignoranti e superstiziosi, saremmo stati i primi (e purtroppo gli unici) a sfrattare zar, latifondisti, capitalisti e preti?

D. E a costruire il socialismo.

R. Beh, socialismo è una parola grossa. Diciamo che ci abbiamo provato. Io ho scommesso tutto sul fatto che tedeschi, austriaci, italiani, ungheresi (e magari anche francesi e, perché no, inglesi) ci avrebbero imitato, dandoci una mano dall’alto dei loro paesi, ben più civili e avanzati del nostro. Quando ci siamo accorti che la scommessa era azzardata (ci abbiamo messo tre o quattro anni ad accettarlo) ci siamo arrabattati, facendo buon viso a cattiva sorte. Che avremmo dovuto fare? Dire “Scusate signori, è andata male, la scommessa non è riuscita, noi ce ne andiamo in Polinesia – o a fare gli eremiti in Tibet – vi lasciamo campo libero“? Non si poteva, non era da persone serie. Per cui abbiamo fatto il possibile, sperando che, prima o poi, la macchina “dell’assalto al cielo” si sarebbe rimessa in moto. Certo, non mi aspettavo (o meglio, me l’aspettavo, conoscendo il personaggio, ma speravo che qualcosa o qualcuno rimettesse sul giusto binario quello sgangherato treno che avevamo messo in cammino) che quel georgiano testone e ignorante, quel mezzo prete, mettesse su quella schifezza, quella caricatura penosa negli anni dopo la mia morte. Oh, intendiamoci, non voglio dire che fosse tutta colpa sua (anche se ci ha messo del suo, eccome, per rovinare tutto). Anch’io ho fatto un sacco di cazzate, e ancor più quello su cui avevo puntato tutto negli ultimissimi anni, quel fighetto arrogante di Trotsky. Ma che ci volete fare, era la prima volta che si riusciva a “prendere il potere”. Non si aveva esperienza, ci è toccato esperimentare di tutto. E in un paese, ripeto, che di democrazia e di socialismo capiva pochissimo (checché ne dicessero i miei amici populisti). Ehi, a scanso di equivoci: chiarisco subito che non mi pento di nulla, al di là delle famose cazzate di cui ho parlato prima. L’occasione si è presentata e noi abbiamo fatto benissimo a coglierla al volo. Come diceva la mia amica Rosa, siamo stati gli unici a rischiare il tutto per tutto, e ci è andata bene, almeno per i primi mesi. Quelle mezze seghe che ci facevano le pulci dal calduccio delle loro poltrone mi hanno sempre fatto girare le palle. Mi ricordano quelli che, per paura di fare brutta figura, rinunciano a trombare. Io non sono mai stato un grande “tombeur de femme“. Ma se si presentava l’occasione, mica mi tiravo indietro! Non sarò un latin lover, ma anche sulle rive del Volga ci piace il sesso! Che diamine!

D. Mi sembra di capire che, tutto sommato, lei è soddisfatto della strada percorsa.

R. Soddisfatto soddisfatto….insomma. Certo, diciamo che l’impresa era titanica, per cui, con i nostri modesti mezzi, abbiamo fatto del nostro meglio. Quasi tutti (magari un po’ meno quel mezzo prete coi baffoni), ci siamo impegnati con tutte le nostre forze per non farci sommergere dalla marea contraria. Facendo un casino di cazzate, come ho detto prima. Mi lasci dire però, che è facile giudicare col senno di poi. Capaci tutti di fare i professorini da lontano. Avrei voluto vedere voi a sbattere contro quasi tutte le grandi potenze dell’epoca, più quelle merdacce dei “Bianchi” (che, ve lo assicuro, erano tanti e dannatamente feroci), senza uno straccio di appoggio dal di fuori. E in un paese che, me lo lasci ripetere, era uno dei meno adatti alla nostra scommessa. Avessimo avuto più tempo, più tranquillità, molte delle cazzate fatte le avremmo evitate, persino in un paese sommerso dai mugik analfabeti abituati ad inginocchiarsi davanti alle icone e al “piccolo padre”. Però un po’ di soddisfazioni ce le siamo tolte: se la sono fatta sotto per anni i riccastri di tutto il mondo. E il fatto che mi vedessero come il principale incubo, mi riempie ancor oggi di allegria.

D. Un’ultima domanda, Vladimir Il’ic: come giudica l’attuale situazione della sinistra in Italia e in Europa?

R. Beh, ragazza mia, sono chiuso in quella schifezza di mausoleo da 97 anni, imbalsamato come una mummia (altra idea balzana di quell’idiota coi baffoni). Gli ultimi dei vostri con cui ho parlato si chiamavano Bordiga, Terracini, Serrati, Gramsci, che credo siano già morti e sepolti, anche se erano quasi tutti dei ragazzotti rispetto al sottoscritto. Sono un po’ fuori allenamento. Mi sono giunte voci che, dove c’è ancora una sinistra (quindi non in Russia o nell’Europa orientale, ma questo non mi stupisce) è divisa in un sacco di gruppi, gruppetti, partiti e partitini. Cosa vuole che le dica? Da noi, con la stronzata del partito unico (che, glielo giuro, non era nelle mie intenzioni) è andata prima male, poi malissimo. Quindi, se tanto mi dà tanto, è meglio che taccia. Magari andrà meglio a voi, con la miriade di “comunismi” che avete messo in piedi. Senta, visto che è così gentile, posso chiederle un favore?

D. Dica, Vladimir Il’ic

R. Non so se lei abbia agganci giusti al Cremlino, ma potrebbe chiedere a quella massa di approfittatori e mangiapane a tradimento se mi fanno il favore di demolire quell’orrendo mausoleo in cui mi hanno rinchiuso? E magari, giacché ci sono, inceneriscano la mia mummia e spargano le mie ceneri nel Volga (anche la Moscova va bene, se quei lazzaroni non han voglia di muovere le chiappe per qualche centinaia di chilometri).

D. Vedrò cosa posso fare, compagno Lenin

R. La ringrazio. E mi saluti quegli sciamannati di “comunisti” occidentali, che hanno avuto più culo di un ippopotamo a nascere 40 o 50 anni dopo la mia morte, e in paesi dove si mangia pizza, pasta, paella e vol-au-vent. Dasvidanija.

Feiknius