Il compagno Abdelmajid Daoudagh, militante del Partito Socialista Unificato de Marocco (a nome del quale è intervenuto nel congresso del circolo di BS di Sinistra Anticapitalista meno di due mesi fa) ci ha inviato questa lettera dall’ospedale, poco dopo essere uscito dal reparto rianimazione, dove era stato ricoverato dopo un infarto di cui era stato vittima alla manifestazione antirazzista di Voghera. Al compagno Majid gli auguri di pronta guarigione da parte di Brescia Anticapitalista.

Nel 2001 a Genova eravamo in pochi ma forti e decisi a contestare il nuovo ordine mondiale, c’ era con noi Manu Chau quando arrivò la notizia inaspettata e terribile della morte di Carlo Giuliani: in quel momento da migrante ed operaio compresi che quando si imbracciano le armi per spegnere la lotta e le contestazioni termina lo stato di diritto. Lo slogan dei no global era “un altro mondo è possibile” ma quale?. Oggi nel 2021 è trascorso molto tempo da allora, in questo paese ci sono molti più migranti ci sono operai sfruttati, donne vittime di violenza e per ultimo stiamo assistendo ad una vera e propria guerra tra poveri. L’ altro giorno ero a Voghera per manifestare contro l’ omicidio di un marocchino da parte della mano nera del fascismo, dell’ oscurantismo culturale che si sta diffondendo in questa Italia che amo, che ho amato dopo aver letto Gramsci in arabo e la storia dell’ impero romano. Quando entrai in questa terra attraversando il confine francese vidi per prima Genova la città dove fu ucciso Giuliani, nel corso di 20 anni trascorsi in Italia vivendo tra il nord e la Sardegna dove mi inserii nel partito comunista mi convinsi che un altro mondo sarebbe stato possibile ma invece con il crollo dei partiti di sinistra, la violenza fascista e la repressione delle proteste questo modo idealizzato svanì nel nulla. Ero andato a Voghera solo per esprimere solidarietà ma trovai dinnanzi a noi la polizia pronta ad assalirci con i manganelli mentre volevamo solo andare davanti alla casa di quel pover’ uomo fascista che ha ucciso Younes ed in quel momento ho sentito un dolore forte nel petto ed una voce che dentro di me ripeteva “assassini, siete tutti coinvolti avete ucciso lo stato di diritto” . Stavo male ma sono riuscito a fare le condoglianze alla famiglia ormai la morte è diventata una costante nel contesto migratorio: si muore in mare per raggiungere la terra promessa, si muore lavorando tra lo sfruttamento e l’ indifferenza, per mano di chi non ci vuole nel suo paese e per mano del razzismo e del fascismo. Mentre rientravo a casa mi girava la testa e sentivo un caldo terribile, cercavo un bar per riposarmi e non lo trovavo allora mi sono disteso con ancora in mano il mio cartello con scritto “Younes vittima di un sistema sbagliato fuori il razzismo dalle istituzioni” poi il dolore peggiorò e ricordo che gridavo il nome di mia madre e della mia donna poi una ragazza chiamò un’ ambulanza ed all’ ospedale mi diagnosticarono un infarto, per ora sono in convalescenza. Ringrazio tutte le persone che hanno chiesto mie notizie e mi hanno cercato con il loro conforto ed affetto, vi assicuro che adesso prenderò cura del mio cuore ma idealmente resterò sempre con voi nelle piazze a gridare ” giustizia” ed a sognare con voi che un altro mondo è possibile

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