di Nuria Cardenas (trad. di Rolando D’Alessandro)

Ho aspettato una settimana prima di scrivere quest’articolo. Una settimana intera, e anche un po’ di più.

Ho aspettato apposta. Per dare un’opportunità al briciolo d’ingenuità che mi restava. Perché forse, chissà, stavolta sì, stavolta finalmente, stavolta l’indignazione di fronte alla brutalità, l’umanità davanti alla tortura, la denuncia contro l’attacco all’integrità di una donna, l’intransigenza nei confronti della violenza sessista, l’azione determinata a fermare i violentatori sarebbero prevalse su qualsiasi altra considerazione – interesse di partito, di fazione, di nazionalismo omologante – e si sarebbe spiegata la rete solidale che salta frontiere e solleva dignità e tutte quelle belle parole che si possono scrivere su di una tazza da caffè.

Anche se le vittime erano basche.

Anche se gli aggressori erano Guardiaciviles.

Va da sé che ho aspettato invano. E sì: a pensarci bene la mia ingenuità era idiota e gliel’ho detto. Così, direttamente e a chiare lettere: sei idiota. Ma come facevo a saperlo, dici? Vedi un po’ te, insomma, dopo anni, decenni d’aver sentito il silenzio assordante che seguiva ogni abuso, ogni denuncia di torture che cercava di saltare il muro di omertà che si alza automaticamente per nascondere gli strati d’immondizia che si attaccano alle ragioni di stato (la definizione di Josep Pla era così chiara che vale la pena aprire una parentesi solo per inserirne la citazione: “La Spagna è un invaso di merda di dimensioni inaudite”).

Le voci di due avvocatesse basche sono risuonate con forza, in questo mese di luglio. Non perché urlassero, anzi a volte la narrazione s’incrinava, con le parole, ma per il coraggio di affrontare di nuovo il terrore, di descriverlo, denunciarlo, esporlo alla luce cruda del sole. Malgrado il dolore. Perché il silenzio alimenta l’impunità.

“Mi palpavano i seni. Tutto il corpo. Un guardiacivil mi si attaccò, i suoi genitali sul mio didietro. Senza smettere di fare commenti di tipo sessuale, umiliandomi, insultandomi”. La tenevano nuda negli interrogatori. L’hanno avvolta in un telo di gommaschiuma. E legata come un pacco con nastro adesivo. Le hanno messo una busta di plastica in testa. Le buttavano addosso acqua ghiacciata. Lei cercava di rompere la plastica con i denti per poter respirare: “Mi sentivo morire, mi asfissiavo.”

Quando ha potuto dire di sì, che avrebbe firmato quello che volevano, le hanno fatto imparare a memoria le risposte. Quando si sbagliava, la minacciavano di nuovo con i sacchetti, il nastro adesivo e l’acqua.

“Mi hanno picchiata di nuovo. Hanno cominciato a togliermi i vestiti. Ad abbassarmi le calze. Io ho resistito. Loro mi hanno preso per le braccia. Mi davano schiaffi sul viso. A un certo punto ho lasciato che mi spogliassero. E sono rimasta nuda durante gli interrogatori. Mi obbligavano a fare flessioni e a restare accovacciata. Loro mi pizzicavano i capezzoli. Mi toccavano la vagina. Soffiavano il fumo delle sigarette nel sacchetto di plastica e io non potevo respirare. Mi tappavano la bocca e il naso con le mani.” E non smettevano di farle domande. Non smettevano di farle domande parlando al tempo stesso ad entrambe le orecchie. Non importava che li capisse o no. Non importavano le risposte. Che però dovevano essere rapide perché sennò la spintonavano contro la parete, la picchiavano ancora, la buttavano per terra e le si sdraiavano sopra.

“Davvero, volevo solo svenire.”

Quello che descrivono queste due donne non sono storie di parecchi anni fa, della transizione di piombo e nemmeno dela post-transizione di piombo, degli Intxaurrondo e Corcuera e signori X*, non sono voci che nessuno possa ascoltare con filtro storico: le hanno arrestate nel 2010. XXI secolo. L’accusa, al processo, si basa sulle dichiarazioni ricavate con la tortura.

Naia Zuriarrain e Saioa Agirre hanno dichiarato di fronte all’Audiència Nacional** nel processo in cui sono imputate nel quadro di quella persecuzione contro gli avvocati dei prigionieri baschi che è la causa 13/13. Il giudice istruttore di questa causa infame (un’altra) era l’attuale ministro degli Interni del governo di Pedro Sánchez (il più progressista ecc.) Fernando Grande-Marlaska. Quello che allora aveva archiviato le denunce di torture. Com’è suo solito fare. Un sinistro personaggio in testa alla classifica di condanne della Corte Europea dei Diritti Umani per non aver indagato sulle torture: non saprei dire se sono già sette o otto; che gli diano una medaglia.

Tutto questo, che fa male saperlo, che quando lo sai per forza ti devi ribellare, lo scrivo in preda a una immensa desolazione. Con il bisogno di abbracciare queste donne che hanno dovuto patire, nel corpo e nell’anima, la selvaggia ferita della tortura; con il più grande disprezzo nei confronti dello stato che si sostiene su tanta ignominia; ma, soprattutto, con desolazione. Davvero. Non capisco più niente. Non ce la faccio. Questo silenzio, intendo. Quella della brava gente, dico.

Com’era quel pensiero di Martin Luther King? Che nel momento di far il bilancio del nostro tempo non ci sconvolgerà tanto la condotta dei cattivi quanto il silenzio dei giusti? Ecco. Perché non ci credo che non sappiano. Perché anche se le televisioni spagnole non ne han detto una parola, le informazioni volano. I video. I social network. Siete gente informata, compagne, vicine che così giustamente vi scandalizzate per le malvagità che affliggono il mondo. Ministre ultrasuperprogressiste che sedete allo stesso tavolo di governo con il Marlaska di turno: in locali della Guardia Civile due donne sono state brutalmente aggredite e il vostro silenzio è ancora una volta assordante.

“Se toccano una ci toccano tutte”: non era così… sorelle?

* Intxaurrondo e Corcuerae signori X

Riferimenti alle strategie di controinsorgenza attuate nei paesi baschi fra gli anni settanta e il duemila. Intxaurrondo è una enorme caserma tristemente celebre per le torture su centinaia di detenuti. Corcuera fu ministro degli interni socialista. Mister X era il misterioso capo dei GAL, gruppi paramilitari responsabili di decine di omicidi, attentati, secuestri, sparizioni. È un segreto di Pulcinella che dietro la X si nascondesse l’allora presidente del governo, il socialista Felipe Gonzalez.

**Audiència Nacional

Tribunale speciale erede del Tribunale d’Ordine Pubblico del Franchismo (istituito negli stessi locali e con gli stessi giudici, lo stesso giorno si dichiarava decaduto quest’ultimo) che si occupa fondamentalmente di reati politici.

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