Non si hanno ancora dati sull’adesione allo sciopero generale contro le politiche antioperaie del governo Meloni indetto dalla CGIL. Un primo elemento di valutazione può però essere la partecipazione al corteo che ha attraversato la città stamattina, per finire col comizio in Piazza Duomo. Un corteo abbastanza numeroso, ma, come c’era da aspettarsi, ben lontano da quella marea oceanica che aveva invaso la città il 3 ottobre. Circa tremila i manifestanti (compresi 150 circa da Cremona e quasi altrettanti dalla Valle Camonica): una cifra discreta, o addirittura buona nel quadro deprimente degli ultimi anni. Mancavano gli studenti, che avevano contribuito, due mesi fa, alla riuscita spettacolare del corteo, un corteo “di popolo” più che di classe. Quello di stamattina è stato un corteo operaio e di lavoratori del pubblico impiego, pieno di bandiere rosse (il che non poteva non essere salutato con piacere), che però appariva poco combattivo (pochi slogan, clima più da passeggiata che da incazzatura operaia), piuttosto diverso da quello del sindacalismo di base di due settimane fa che, come abbiamo scritto a suo tempo, ricordava (anche nei numeri – un terzo circa di quello della CGIL -) più la classica manifestazione della sinistra “radicale” (coi lati positivi – la combattività, gli slogan – e negativi – la scarsa presenza di lavoratori) che una mobilitazione della classe lavoratrice. A proposito di presenze “partitiche”, questo corteo vedeva qua e là bandiere e militanti che non avevano partecipato al corteo del 28 novembre (come AVS, il PCI, Lotta Comunista, La Comune, il PdAC) e, viceversa, registrava l’assenza di quelli che invece erano presenti due settimane fa (in primis il Mag47 e Potere al Popolo). Le uniche realtà presenti ad entrambe le scadenze sono state Rifondazione Comunista, Linea Rossa della Bassa, il CS 28 maggio e Brescia Anticapitalista, a testimonianza di una volontà unitaria (a quante pare minoritaria anche nella “compagneria”) che vada oltre le sigle sindacali. Comunque eravamo stati facili profeti nel prevedere che l’andare in ordine sparso alla mobilitazione avrebbe ridotto enormemente la partecipazione: anche sommando i due cortei di oggi e del 28 novembre, siamo ad un quarto o un quinto, se non ancora meno, della marea del 3 ottobre. Ovviamente c’è anche da sottolineare l’assenza dell’elemento catalizzatore dell’opposizione al genocidio a Gaza (messo in sordina dai media, anche per la mancanza del fatto eclatante della Sumud Flotilla) che aveva trascinato in piazza migliaia di giovani poco politicizzati indignati contro il genocidio. Comunque, nonostante questi elementi negativi, una mobilitazione che, unita a quella del sindacalismo di base di due settimane fa, dimostra che c’è ancora un settore significativo di lavoratori, di giovani, di “popolo” disposto a mobilitarsi contro il governo padronale della Meloni e dei suoi accoliti. E che probabilmente potrebbe riservare sorprese positive se fosse chiamato ad una lotta UNITARIA su parole d’ordine radicali condivise.

FG


Scopri di più da Brescia Anticapitalista

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.