Rizzo si incontra con Vannacci, dopo essersi incontrato con Alemanno.
Fassina organizza un convegno con Sahra Wagenknecht.
La galassia rossobruna è in fermento.
La compagnieria è indignata. Come è possibile che ciò sia potuto accadere?
Qualcuno tira in ballo la categoria del “tradimento” che giustifica senza spiegare alcunché.
Ma qui non si tradisce nulla, e men che meno si entra in contraddizione con la propria storia e i principi tante volte enunciati.
Il rossobrunismo, il campismo, non sono “deviazioni”, sono la logica e naturale conseguenza di una teoria, di una prassi di una storia.
Sono lo stalinismo nell’epoca della sua definitiva marcescenza.
Il socialismo nazionale. Una variante del fascismo, porto di approdo di tutte le teorie nazional-popolari.
E molti di quelli che gridano alla scandalo dovrebbero interrogarsi sul loro essere campisti a loro insaputa, sul bombaccismo strisciante che investe l’intera sinistra “antagonista”.
Quando si nega la lotta di classe e la sostituisce con la lotta fra le nazioni.
Quando si nega il ruolo autonomo e rivoluzionario del proletariato e lo si sostituisce col concetto di popolo.
Quando si è ancelle della propria borghesia o di quella avversaria.
Partigiani del proprio imperialismo o dell’imperialismo avverso.
La strada porta in un’unica direzione. Quella prospettata da Rizzo.
E semmai dobbiamo dare atto al pelato in orbace di avere il coraggio di trarre le logiche conclusioni in coerenza con le sue analisi e la sua storia.
Il problema non sono i campisti coscienti e conseguenti.
Il problema è il nazionalismo, malattia senile di una sinistra che un tempo aspirava a rappresentare “la classe”. E che ora rappresenta solo le pulsioni caotiche della piccola borghesia in crisi che cerca solo un punto di riferimento a cui aggrapparsi.
Un padrone da servire.
Leggetevi il programma di Rizzo, di Alemanno, di Sahra Wagenknecht. Le loro parole d’ordine, le loro indicazioni politiche, le loro battaglie.
E poi ripassatevi le chiacchierate sul “diritto delle nazioni all’autodeterminazione”. Sulla “lotte di liberazione nazionale”. Sull’ “imperialismo principale”. Sulla “politica delle alleanze”. Sul “ruolo progressista delle nazioni emergenti”. Sull’ “antimperialismo degli ayatollah”. Su “Maduro”. Sulla “Russia accerchiata”. Sull’Europa e sulla Nato. Sul “socialismo in salsa cinese”. Fino alla “geniale” trovata di un deficiente che si atteggia a internazionalista secondo il quale in Israele “non esistono i proletari” e “sono TUTTI coloni”.
MARIO GANGAROSSA
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Io eviterei di accomunare Rizzo e Wagenknecht, così come gli ayatollah e Maduro. Fascisti e riformisti hanno dei punti in comune ma non sono la stessa cosa.
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Sono d’accordo con te. Sara è una stalinista, quindi con qualche sfumatura rossobruna, ma non è (ancora?) caduta in basso come Rizzo. E l’oppressione “madurista” è acqua e fiori rispetto a quella dei preti iraniani. Ma è meglio prevenire che curare.
Flavio G.
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I trotskisti sono i migliori amici del capitale internazionale.
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Hai proprio ragione. Poi, con le argomentazioni inoppugnabili che alleghi, come potremmo darti torto? Però adesso mettiti tranquillo, che arrivano gli infermieri e ti riportano nella tua stanza imbottita
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