di Gianni Sartori
Ho sempre pensato che alcune canzoni di Pino Masi (quello di Lotta Continua) abbiamo rimediato in parte alle carenze scolastiche in materia di geografia. Pensate solo a:
“…da Burgos a Stettino, ed anche qui da noi, da Avola a Torino, da Orgosolo a Marghera, da Battipaglia a Reggio…”.
Anche chi non conosceva già cos’era accaduto in quel tempo a Burgos (processo ai baschi e condanne a morte, poi sospese, nel 1970) e a Stettino (le lotte degli operai polacchi contro il regime di Gomulka) aveva modo di imparare, di informarsi.
Idem per la sua versione dell’Internazionale:
“Senza patria, senza legge e nome,
Da Battipaglia a Düsseldorf,
Siamo la tendenza generale,
Siamo la rivoluzion”.
Ovviamente mi ricordo ancora bene (avendo anche distribuito i volantini di protesta e aver partecipato alle manifestazioni) dei fatti di Avola (2 dicembre 1968, morte di Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona) e di Battipaglia (9 aprile1969, morte di Teresa Ricciardi e Carmine Citro). Due eccidi rimasti indissolubilmente collegati nella memoria.
Al momento mi sfugge invece, dovrò controllare, cos’era caduto all’epoca a Düsseldorf.
Ma ecco che il nome della città tedesca riemerge prepotentemente, torna a far parlare di sé, stavolta per una grande manifestazione contro l’impiego di armi chimiche da parte della Turchia.
Alla manifestazione del 12 novembre 2022 hanno partecipato circa 25mila persone (non solo curdi). Con lo slogan “#YourSilenceKills” hanno richiesto alla comunità internazionale di porre termine a questi crimini di guerra contro la popolazione curda.
Indetta dalle Confederazione delle associazioni curde di Germania (KON-MED), ha visto convergere su Düsseldorf migliaia di persone provenienti sia da ogni parte della Germania, sia dai Paesi limitrofi.
Verso le 10 del mattino i manifestanti iniziavano a concentrarsi in due punti diversi della città e verso le 12 i due cortei avevano cominciato a sfilare pacificamente. Molti indossavano la “tuta bianca” per esprimere efficacemente a cosa si opponevano.
Molti inoltre inalberavano cartelli con le foto dei guerriglieri uccisi dalle armi chimiche.
Tra le scritte sugli striscioni spiccavano in particolare:
“L’attacco contro il Kurdistan è un attacco contro i nostri valori”, “Fermate il sostegno tedesco alla Turchia”, “Lo Stato turco assassina i Curdi con le armi chimiche – Il vostro silenzio uccide”.
La co-presidente di KON-MED, Zübeyde Zümrüt, non si è si è limitata a criticare, definendola “scandalosa”, l’indifferenza mostrata finora da Berlino (recentemente un portavoce governativo ha dichiarato di non vedere alcuna necessità di aprire un’inchiesta internazionale).
Ha infatti condannato quello che considera un vero e proprio coinvolgimento, una buona dose di corresponsabilità.
Affermando che “il governo tedesco sostiene politicamente, finanziariamente e militarmente il regime di Ankara”. E quindi, dal punto di vista dei curdi “è in parte responsabile”.
Sulla questione è intervenuta Gisela Penteker, esponente dell’Associazione dei medici contro la guerra nucleare (IPPNW) che ha parlato dell’inchiesta condotta (se pur tra mille difficoltà) in settembre dalla sua associazione nel Nord dell’Iraq, nei territori curdi sottoposti agli attacchi dell’esercito e dell’aviazione turchi.
Nel rapporto pubblicato in ottobre, gran parte delle accuse mosse dai curdi hanno trovato riscontro e comunque viene confermata la necessità di una immediata inchiesta internazionale.
Gianni Sartori