La prima parte dell’articolo è stata pubblicata il 4 febbraio.
In ricordo del compañero Jorge I Fuentes, STUDENTE DI SOCIOLOGIA ALL’UNIVERSITÀ DI CONCEPCION. Presidente della Federazione degli Studenti dell’Università di Concepciòn 1970 (FEC), leader del MIR, prigioniero torturato selvaggiamente e detenuto scomparso… dal 16 gennaio 1976.
–II-
L’infinito “Accordo Nazionale per la Transizione alla Piena Democrazia in Cile” (25 agosto 1985)
Quando i membri dei partiti politici dell’opposizione”(1) hanno firmato l’Accordo Nazionale…..”, sapevano già che tale Accordo in ogni caso, avrebbe preservato i fondamenti essenziali del regime dittatoriale di Pinochet? Cercheremo di esaminare se questi “politici di opposizione” avessero davvero l’intenzione e la volontà politica di costruire una società democratica.
Con il Plebiscito(2) (del 5 ottobre 1988), il dittatore Augusto Pinochet era assolutamente certo che sarebbe stata sancita la continuità del suo governo per altri 8 anni. Fu una grande sorpresa per le forze pinochetista e per lo stesso capo dell’esercito, quando i risultati gli voltarono le spalle e ricevette una sconfitta inaspettata. Ottenere il 44%(del SI) contro il 56%(del NO)(3) dell’opposizione. La vittoria nel plebiscito ha rappresentato indubbiamente, per la maggior parte dei cileni, l’agognato inizio della costruzione di una società democratica e, soprattutto, la fine definitiva della dittatura.
L’intera opposizione democratica e il popolo cileno in generale non hanno nascosto le speranze e le illusioni che dopo la sconfitta nel plebiscito il regime dittatoriale sarebbe finito definitivamente. Questa speranza era perfettamente sintetizzata nel motto che in quei giorni veniva gridato per le strade del paese: “la gioia sta arrivando…”.
Nonostante la sconfitta della dittatura, purtroppo non solo non è stato possibile porre fine all’odioso regime dittatoriale, la cosa più inquietante è stata che l’intera eredità dell’apparato organizzativo giuridico istituzionale del regime dittatoriale si è conservata intatta. Quella che all’inizio sembrava una vittoria del popolo e un eventuale “ritiro” della destra politica e dello stesso dittatore Augusto Pinochet, finì per trasformarsi in una sconfitta per il popolo. Infatti, il trionfo del popolo nel plebiscito o la “sconfitta” del dittatore Augusto Pinochet, si è trasformato (per assurdità) nella legittimazione del modello e nell’istituzionalizzazione del regime di Pinochet. In effetti, i governi di “transizione verso la democrazia” (post-dittatura) mantengono gli aspetti più rilevanti della struttura giuridico-normativa del regime dittatoriale e l’assenza di un vero controllo della società civile. Viene preservata la Costituzione di Pinochet che sostiene e giustifica giuridicamente il modello socio-economico neoliberista e classista.
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(1)Il 25 agosto 1985 fu firmato il documento “Accordo Nazionale per la transizione alla Piena Democrazia”, firmato da una serie di leader politici in rappresentanza di 11 partiti. Successivamente si sono aggiunte altre organizzazioni… in totale 16.
(2)”La Costituzione politica pinochetista è viziata (tra gli altri motivi) dal suo metodo di approvazione da parte di un plebiscito senza garanzie per i dissidenti. Pertanto sancisce un regime politico antidemocratico e illegittimo”. SED (Separata di Educazione Democratica) N° 1 Rivista Analisis. Conclusioni pp16.
(3) “… il manifesto dal titolo “L’offerta del NO“, firmato dai vertici dei sedici partiti politici dell’alleanza che si sono opposti alla permanenza del dittatore Augusto Pinochet alla Presidenza per altri otto anni sottolineando che la transizione dovrebbe essere rapida e ordinata e che i suoi termini e le sue forme dovrebbero essere concordati tra i partiti democratici e le Forze Armate.” … intanto le autorità militari, in seguito, hanno dichiarato e messo in evidenza che “non vi sarà alcuna autorizzazione militare ad invertire il processo di rifondazione nazionale avviato dalle Forze Armate l’11 settembre 1973″ cap 1 pags 36-37 Dauno Tòtoro Taulis op.cit.
(…) “…come sottolinea Rafael Otano nel suo libro Cronaca della transizione,… .Lì fu decretata una transizione costruita per il popolo, ma evitando il popolo. Quella meravigliosa festa della democrazia si concluse con un coitus interruptus, (…)” cap.1 pags 36-37 Rafael Otano, in Dauno Tòtoro Taulis, op.cit;
Afferma Dauno Tòtora Taulis, dopo la sconfitta nel plebiscito (ottobre 1988), il generale Pinochet contempla un calendario istituzionale in risposta al trionfo delle forze di opposizione. È un ambiguo processo politico di transizione dalla dittatura a una democrazia subordinata, pags 35 y siguientes Dauno Tòtoro Taulis, op.cit.
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È evidente che in questo periodo di “transizione” il fattore dominante è la tutela del “militarismo che distorce profondamente la democrazia per l’ampiezza dei poteri, delle risorse e dei poteri che controlla”(4). Di fronte a ciò, l’atteggiamento più frequente dei vertici politici dell’opposizione è stato quello di integrarsi e adattarsi agli apparati istituzionali del modello socio-economico neoliberista, non avendo né il coraggio né la volontà politica di contraddire il dittatore Pinochet, accettando senza mettere in discussioni una serie di condizioni fortemente intollerabili. Le “trattative” tra la “Concertaciòn di partiti” e il pinochetismo comportano oggettivamente l’accettazione -da parte del futuro governo- di tutte le richieste, gli avvertimenti e le minacce imposte da Pinochet ma, senza dubbio, la più grave è la concessione della piena autonomia delle Forze Armate rispetto al potere civile.
Il dittatore Augusto Pinochet, infatti, impone (si autoproclama) la sua permanenza per altri 10 anni nel ruolo di Comandante in Capo dell’Esercito e in seguito, di Senatore a Vita della Repubblica(5) senza incontrare grandi ostacoli nelle direzioni dei partiti politici dell’opposizione”. Nel frattempo, il popolo cileno, privo di una forza politica e di una proposta politica alternativa al potere borghese dominante(6), riponeva tutta la sua fiducia nel “Patto di transizione…”. con la speranza di una rottura definitiva con il regime di Pinochet e l’accettazione di costruire una società autenticamente democratica. Tuttavia, una volta passata l’euforia del “trionfo” (del NO), le speranze e le illusioni (di porre fine al sistema pinochetista) si sono frantumate in mille pezzi di fronte alle vere intenzioni dei patroni e delle multinazionali, che non avevano (e che non hanno mai avuto) alcuna intenzione di trasformare o cambiare il modello di società. Il suo scopo era naturalmente quello di rafforzare e perpetuare il sistema capitalista neoliberista che è continuato con i governi “democratici” post-dittatura. che durante tutto questo tempo, hanno sviluppato trattative e alleanze con settori conservatori nazionali e internazionali, rafforzando il modello socio-economico neoliberista.
23 dicembre 2019
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(4)(…)“Il militarismo è uno dei primi ostacoli al ristabilimento, al consolidamento e allo sviluppo di un regime democratico. Sostituisce le decisioni di sovranità espresse attraverso la volontà maggioritaria dei cittadini con i criteri dell’alto comando”(…)Hernán Soto, La tutela de los militares, pags 13 e siguientes, marzo 1988. in Dauno Tòtora Taulis, op.cit.
(5)(…)”Dopo più di 25 anni come comandante in Capo, 17 dei quali corrispondevano al comando supremo del Paese dopo il golpe da lui guidato nel 1973, il generale Augusto Pinochet si è ritirato. Ora è senatore a vita grazie alla Costituzione del 1980, imposta al suo governo e avallata dalle trattative concluse tra il Concertaciòn e i militari dopo il plebiscito del 1988, che ha significato una clamorosa sconfitta per la dittatura. Nel Senato, Pinochet manterrà sotto altro titolo una serie di prerogative che aveva come capo”. Hernán Soto, pag.11 in Dauno Tòtora Taurus op. cit.
(6)L’alternativa politica rivoluzionaria attraverso la via insurrezionale proponeva una profonda trasformazione e rottura con la società capitalista (coloniale e dipendente dall’imperialismo nordamericano). Progetto strategico del Movimento Rivoluzionario di Sinistra MIR; Fronte Patriottico Manuel Rodríguez FPMR; e MAPU-Lautaro. Questi movimenti, non avendo né la capacità né la forza di massa e militare per contrastare la forza controrivoluzionaria che ha sconfitto il presidente Salvador Allende, sono stati duramente sconfitti e dispersi dalle forze borghesi civili-militari nazionali e internazionali.
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