Dovevano smontare e demolire i capannoni della Caffaro, ma la la Csa (Costruzioni Strutturali Acciaio) Srl di Rovigo non ha messo in campo le cautele neccesario per il sito inquinato bresciano. La Csa infatti stava lavorando all’interno del sito industriale autorizzata dall’ex curatore fallimentare Marco Cappelletto grazie a due Scia (segnalazione certificata inizio attività) depositate al comune di Brescia nel marzo 2019 e poi nel febbraio 2019.
Arpa Brescia a novembre ha effettuato un sopralluogo, scoprendo però che non era garantito un adeguato livello di sicurezza ambientale e quindi chiedendo che le Scia andassero «immediatamente sospese». Richiesta inoltrata il 23 dicembre alla quale la Loggia ha dato seguito nella mattinata del 24 dicembre.
Lo storico dell’ambiente Marino Ruzzenenti, che vent’anni fa con la sua ricerca aveva fatto venire alla luce gli impressionanti livelli di inquinamento e contaminazione da diossine e PCB e ha di recente pubblicato un libro dal titolo “Veleni negati. Il caso Caffaro”. VmPd
da radiondadurto.org