I Mossos d’Esquadra sono entrati martedì 16 febbraio, all’Università di Lleida (UdL) Catalogna, per arrestare il rapper Pablo Hasél, che lunedì si è chiuso nel rettorato insieme a un gruppo di persone per evitare di essere arrestato e dover scontare la pena detentiva a cui è stato condannato dall’Alta Corte Nazionale. È stato condannato alla prigione per 9 mesi e un giorno per i testi delle sue canzoni che “offendono” i Borboni monarchi di Spagna.
Da martedì sera si susseguono le manifestazioni di protesta e per la sua liberazione e per l’abolizione della monarchia. A Barcellona come al solito le manifestazioni più partecipate e dure. Dall’Università alle 19 si sono concentrati migliaia di giovani che si sono riversati sul Paséo de Gracia e poi in Piazza Cataluña. Un altro concentramento in Piazza Urquinaona ha cercato di scendere in via Laietana e assaltare come la notte scorsa la prefettura della polizia nazionale. Barricate con incendi di cassonetti in varie zone del centro. Sono stati saccheggiati di nuovo i grandi negozi delle firme internazionali: Mango, Kenzo, Nike y Diesel, incendiato anche il portone della Borsa di Barcellona. Una quindicina gli arresti avvenuti a notte fonda quando è ritornata la calma. Altri arresti nelle città catalane di Lleida e Tarragona dove pure per ore vi sono stati scontri tra giovani e polizia. Manifestazioni senza incidenti nelle altre città catalane dove si sono improvvisate concerti con canzoni del repper arrestato e spettacoli contro la monarchia.
Manifestazioni meno numerose di giovani in molte altre città della Spagna senza incidenti, eccetto nei Paesi Baschi e in Navarra dove a Pamplona una manifestazione di molte centinaia di giovani ha eretto barricate nel centro città. La polizia nazionale ha effettuato diverse cariche e arresti fino a notte fonda.
Dopo la condanna di Hasel l’annuncio da parte del governo Socialista/Podemos di una riforma del codice penale in modo che le manifestazioni nell’esercizio della libertà di espressione non saranno soggette a pene detentive. Il Ministero della Giustizia proporrà “una revisione dei reati relativi agli eccessi nell’esercizio della libertà di espressione in modo che solo i comportamenti che comportano chiaramente un rischio per l’ordine pubblico o di qualche tipo di condotta violenta saranno puniti, con sanzioni dissuasive, ma non la reclusione”. Gli eccessi verbali, ha detto il ministero, dovrebbero rimanere “al di fuori della punizione penale”.
Amnesty International ha descritto l’arresto come “vergognoso” e ha definito la detenzione di Hasél ingiusta perché “strettamente legata all’esercizio del suo diritto alla libertà di espressione”.
Barcellona, nonostante tutto, cerca di mantenere viva l’eredità di 150 anni di lotte, mantenendosi fedele a quello che di lei diceva Engels (la città che sapeva più di barricate di ogni altra al mondo). Brescia, purtroppo, al massimo può cercare di farle “concorrenza” con il pirlo. Con l’Aperol!
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