di Gianni Sartori

Hipolito Quispehuaman è stato ucciso da alcuni colpi di arma da fuoco il 26 luglio in Perù. Si tratta dell’ennesimo attacco contro indigeni e ambientalisti nell’area amazzonica dove imperversano trafficanti di droga e sfruttamento minerario (illegale e non, tra le principali cause della deforestazione).

Hipolito era alla guida di un veicolo che trasportava generi di prima necessità lunga una strada che percorre la regione di Madre de Dios (nella giungla del settore di Santa Rosa).

Stando alle prime dichiarazioni del procuratore locale Karen Torres, si tratterebbe di una “rappresaglia per la sua attività di difesa ambientale”.

Membro del Comitato di Gestione della riserva nazionale di Tombopata e della comunidad indígena de Puerto Azul, Hipolito Quispehuaman lottava da anni, in quanto attivista ambientale, contro coloro che stanno depredando l’Amazzonia.

Il vile attentato è stato condannato dal Coordinador Nacional de Derechos Humanos de Perú (CNDDHH) chiedendo che “lo stato peruviano prenda misure urgenti ed effettive per proteggere la vita e il lavoro dei difensori dell’ambiente”.

In X si poteva leggere questo messaggio del CNDDHH:

¡Ni una muerte más! ¡Suficiente con los asesinatos de los defensores de los derechos humanos!”Da parte del Ministero della Giustizia, l’impegno a “lavorare in difesa delle vittime, affinché tale crimine non rimanga impunito”.

Secondo l’Ong International Witness sono almeno 54 gli ambientalisti assassinati in Perù dal 2012, per la maggioranza membri delle popolazioni indigene.

E negli ultimi tempi gli attacchi sono andati intensificandosi.

Tra quelli più drammatici, ricordo il caso dell’attivista ambientale Mariano Isacama, assassinato nella regione amazzonica di Ucayali. Il suo cadavere era stato ritrovato il 14 luglio 2024, a venti giorni dalla scomparsa, non lontano dalla città di Aguaytía (capitale della provincia diPadre Abad, a circa 300 miglia da Lima). Un delitto avvenuto in coincidenza con il violento tentativo di un folto gruppo di coloni di penetrare nei territori indigeni (come aveva denunciato la Federación Nativa de Comunidades Kakataibo).

Gianni Sartori


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