Evidentemente Massimiliano Del Barba, caposervizio del Corriere della Sera-Brescia, con l’editoriale di domenica 20 luglio deve aver pensato che fosse l’ora che il Corriere-Brescia diventasse l’Economist de noantri. E lui, penna in resta, fosse candidato al prossimo premio Pulitzer. Altrimenti non si capirebbe la
vagonata di termini in inglese, simile a una piena del Mella, nel suo pezzo: big picture, pay off, low cost, costituency, disruptive, boost. Da tramortire anche un londinese doc. Ma il caposervizio non si accontenta. E vai con il latino di particulare, una citazione di un quartiere di Tokio e di un ponte ciclabile di
Copenaghen. Ma in tutto questo florilegio, che ci dice l’ex redattore di Radio Onda d’Urto? Fare come Milano, essere coraggiosi, mettere su famiglia e imprese innovative a Brescia, la Loggia deve darsi una mossa e scegliere se essere nord o sud Europa, spendere i dividendi di A2A ovviamente in favore delle imprese. Tra le righe sembra invocare un simil decreto Salva Brescia, che come il Salva Milano dovrebbe scardinare anche quelle pochissime norme e procedure rimaste nelle leggi urbanistiche. Insomma, impresa-impresa-impresa uber alles (ops…è scappato). Si potrebbe chiuderla qui parlando di un caso di
motto di spirito aziendalistico, di associazioni libere privatistiche senza tuttavia scomodare bisnonno Sigmund. Se non che la domenica successiva, il 27 luglio, il Corriere-Brescia pubblica due paginate con un’intervista all’assessora all’Urbanistica Michela Tiboni, un articolo del capogruppo del PD Roberto
Omodei e uno dell’assessore alle Risorse di varia natura Marco Garza.
All’artiglieria corrierista, dopo momenti di smarrimento (ma non eravamo amici?), si risponde con tre droni loggistici: due assessori e un capogruppo. Ma succede qualcosa di imprevisto: i tre velivoli vanno in direzioni diverse.
L’intervista all’assessora all’Urbanistica richiede più letture per uscire dalla sensazione di evanescenza che trasmette. Ma poi si capisce la strategia: urbanistica significa solo negoziare con i privati. I 700 mila metri quadrati di aree dismesse da rigenerare sono il bottino che si spartiranno imprese, società finanziarie, aziende tecnologiche. Come dire? La rigenerazione urbana non è altro che la rigenerazione della rendita sotto varie forme. E forse nella fretta l’assessora si dimentica (Sigmund dove sei?) di citare il fiore all’occhiello – si fa per dire – della prossima pianificazione urbanistica della città: l’Agenda Urbana Brescia 2050. E’ vero che è una finta agenda che rinvia a un finto progetto urbanistico sorretto da una finta partecipazione. D’altronde, di questi tempi, il sogno di molti amministratori – non importa il club di appartenenza – è quello di infantilizzare i cittadini facendogli credere di vivere nella città dei puffi.
L’articolo del capogruppo del PD lascia decisamente sconcertati. Si accapiglia da solo con la teoria che Brescia ha uno sviluppo graduale attento al sociale.
Probabilmente negli ultimi decenni ha vissuto su qualche costellazione lontana. Rimanendo solo agli ultimi anni basta guardare ai prezzi delle case, agli affitti, agli sfratti, alle politiche delle controllate e delle partecipate dal Comune. Forse ha sbagliato secolo e nessuno gli ha detto che la giunta Trebeschi, simbolo del catto-comunismo dei bei tempi, si è esaurita nel 1985. Ma non è finita. Il terzo drone, l’assessore alle Risorse varie, invece che attaccare fa melina con l’aspirante Pulitzer: condivide esortazioni, dedica attenzione alla prospettiva generale. Dopo aver tuonato che i dividendi di A2A non sono un bancomat
dimostra come il bancomat A2A viene usato dall’amministrazione comunale.
Non vedo, non sento, non parlo di quello che fa la multiutility, l’importante che sia uno sportello che permette di fabbricare un po’ di consenso. E vai anche con un po’ di Parigi a Brescia: via Gramsci deve diventare una “promenade”. Echissenefrega se tra gli azionisti dei A2A ci sono Vanguard e BlackRock
indicati nell’ultimo report di Francesca Albanese, Relatrice dell’ONU sui territori palestinesi occupati, come tra i principali responsabili “dell’economia del genocidio” in atto a Gaza. Tutto fa brodo nel teatrino di Palazzo Loggia. Vanguard e BlackRock, la definizione di antisemitismo dell’IHRA, battere qualche pentola contro il genocidio a Gaza, come hanno fatto recentemente la Sindaca e il Presidente del Consiglio Comunale. Serva solo una quintalata di ipocrisia da portarsi dietro. E la sinistra in Palazzo Loggia che fa? Non dice niente? Dopo ricerche approfondite non c’è stato verso di trovarla. Chissà se esiste.
Il cugino di Mario
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