Il 1976 è l’anno in cui il grosso dell’estrema sinistra smette di essere “extraparlamentare”: un piccolo drappello di neodeputati, appartenenti al PdUP per il Comunismo (tre), ad Avanguardia Operaia (2) e a Lotta Continua (uno), entra in parlamento, sotto la sigla di Democrazia Proletaria. In realtà, come sottolineavo nell’introduzione, c’erano già stati deputati precedentemente (i cinque del Manifesto dal 1969 al 1972, eletti però nelle liste del PCI nel 1968) e un senatore del PdUP tra il 1972 e il 1976 (eletto però nelle liste PCI-PSIUP), ma era la prima volta che gli “extra” ottenevano una rappresentanza parlamentare presentandosi direttamente. Questo, tra le altre cose, fa sì che l’attenzione dei giornali locali cresca ulteriormente, anche rispetto al precedente “record” del 1975. Ben 355 articoli si occupano di quest’area “rivoluzionaria” della politica bresciana. Bresciaoggi si conferma, come d’abitudine, il più attento, con circa i due terzi dei suddetti articoli. Se diminuisce, relativamente, la “centralità studentesca” (la “generazione del ’68” è ormai fuori dalle scuole superiori e, nel caso dei militanti del ’68 alla Cattolica, anche dall’università), si nota una attenzione più generale, segno di un maggiore radicamento territoriale, come testimoniato dalla lotta per l’autoriduzione o dagli stessi risultati elettorali, e l’apertura di nuovi “fronti”, dopo quello femminista, aperto nel biennio precedente, o quello antimilitarista, già “vecchio” di alcuni anni, e ravvivato nell’ultimo biennio dalla componente dei “soldati democratici” o dei “proletari in divisa”. Sono i primi passi di quello che sarà etichettato come “proletariato giovanile”, distinto dal movimento degli studenti (anche se la componente studentesca era probabilmente maggioritaria) che si lancia in feste di quartiere, occupazioni (come quella del cosiddetto Fabbricone), sfondamenti ai concerti, autoriduzione del cinema, ecc. A partire dal 1977 (e ancor più negli anni successivi) questo movimento giovanile sarà etichettato dai media come legato alla cosiddetta “autonomia operaia”, con o senza le iniziali maiuscole. In realtà, almeno a Brescia, sono soprattutto i giovani e giovanissimi appartenenti ai gruppi e partiti dell’estrema sinistra organizzata “tradizionale” a dar vita a queste esperienze tra il 1975 e il 1976. In crescita anche le mobilitazioni che possiamo definire “di partito”, con cortei quasi settimanali (di solito il sabato pomeriggio) con i più svariati obiettivi, in particolare legati alle tematiche internazionali (dopo la conclusione della guerra del Vietnam, l’anno precedente, sono l’America Latina e la Palestina ad essere al centro dell’attenzione) o all’antifascismo “militante”. Un anno, quindi, nel Bresciano come nel resto d’Italia, che, per certi versi, rappresenta probabilmente il punto più alto dell’influenza politica della “sinistra rivoluzionaria”. A partire dalla fine di quest’anno (lo “scioglimento” di Lotta Continua potrebbe essere considerato “l’inizio del declino”) inizierà però quella parabola discendente che, attraverso la crisi di quasi tutti i gruppi e partiti dell’estrema sinistra (anche grazie all’esplosione della cosiddetta “Autonomia Operaia” e, seppur in minor misura, delle organizzazioni armate) porterà, dopo l’effimero “movimento del ’77”, al riflusso degli anni Ottanta.

Questa diffusione dell’attività politica degli “extra” (preferito da BS oggi) o “ultrà” (preferito dal GdB) al di fuori delle tradizionali roccheforti studentesche (ed in parte anche operaie) trova un terreno importante nella cosiddetta “autoriduzione” delle bollette (in particolare telefoniche), già iniziata nella seconda parte del ’75, che arriva ad essere elemento di dibattito politico e sindacale anche tra le forze politiche e sindacali maggioritarie (a partire dal PCI e dalla FLM). Le stesse sentenze della magistratura, che spesso costringono la SIP a riallacciare le utenze, giudicando illegittimi gli ultimi aumenti, sono un’indiretta testimonianza della relativa influenza “di massa” di queste forme di lotta. D’altra parte che si tratti di un movimento minoritario, ma non di soli militanti “rivoluzionari”, lo dimostra il numero stesso di “autoriduttori” (neologismo entrato prepotentemente nei media, non solo bresciani) che supera, nella sola città, i 1500 utenti (1). Numerosi articoli (10 specifici, più cenni all’interno di articoli più ampi) sono dedicati a questo movimento da BSoggi, 5 dal GdB, 1 dalla Voce del Popolo. Ma se includiamo nel movimento di “autoriduzione” anche l’istituzione nuovissima dei cosiddetti “mercatini rossi” o dei biglietti di cinema e concerti (la prima organizzata da LC, AO, PdUP e MLS, la seconda più “spontanea” – soprattutto per quanto riguarda i concerti-) l’attenzione dedicatavi dai vari giornali è ancora più ampia (una cinquantina di articoli, con BSoggi che, come al solito, fa la parte del leone). L’atteggiamento, in genere, non è di condanna aprioristica. Anzi, in BSoggi si nota una certa dose di simpatia verso queste forme di lotta, almeno per quelle che riguardano bollette e generi alimentari, nonostante siano criticate dal PCI e dalla direzione di CGIL-CISL-UIL (riferimento per molti redattori del giornale autogestito), nonché, ovviamente, da strutture come la Confesercenti. Diverso è il caso dell’autoriduzione dei biglietti di cinema e concerti (anche perché spesso nascono tafferugli con le forze dell’ordine), stigmatizzati duramente dal GdB e dalla Voce del Popolo, mentre BSoggi mantiene un atteggiamento più pacato. Legata in un certo senso a questi nuovi movimenti “contro il caro-vita” è l’occupazione del cosiddetto “Fabbricone”, in Via Milano, 52 (dove attualmente è l’ipermercato Esselunga), iniziata il 14 novembre su iniziativa dei quasi tutti i gruppi dell’estrema sinistra, probabilmente il primo esperimento di “centro sociale occupato e autogestito” della nostra provincia (2). Sempre in quest’ambito c’è una discreta attenzione al moltiplicarsi di iniziative ludiche e culturali (feste, concerti, biblioteche “popolari”, ecc.) in città e in provincia. Sebbene quasi sempre organizzate, de facto, dai militanti e simpatizzanti dei vari gruppi, spesso troviamo sui giornali nuove sigle meno caratterizzate, dai collettivi e gruppi “giovani” fino al nuovo “proletariato giovanile”. Altre iniziative “sul territorio”, in cui i militanti dell’estrema sinistra svolgono un ruolo centrale, vanno dai blocchi stradali contro i disagi dovuti al traffico (Villaggio Badia, Prealpino) alle vertenze più disparate (da Provaglio d’Iseo a Chiari, da Leno a Ghedi, da Carpenedolo a Villanuova, da Pisogne a Travagliato, da Darfo Boario Terme a Toscolano, da Collio a Villa Carcina).

Il movimento antimilitarista, animato storicamente soprattutto da militanti anarchici e cattolico progressisti (MIR, LOC, Movimento Non Violento), si arricchisce (come già avvenuto l’anno precedente) della componente dei “proletari in divisa” o “soldati” e “sottufficiali democratici” (questi ultimi alla base di Ghedi). Ben 21 articoli vi dedica BSoggi, ma solo 3 il GdB (e nessuno i quattro periodici). Significativo il fatto che il primo quotidiano riservi notevole attenzione anche ai movimenti interni alle forze armate (soprattutto quello dei “sottufficiali democratici” di Ghedi, che hanno come interlocutori, oltre a PCI e PSI, i gruppi dell’estrema sinistra) (3), totalmente ignorato dal secondo, che riserva i suoi tre articoli agli obiettori di coscienza “totali”.

Ma sarà il movimento femminista legato ispirato dalle “estremiste di sinistra” (Collettivo di via Montello, Collettivo 6 dicembre, Collettivo del Calini, Collettivo Donne Comuniste Rivoluzionarie, ecc.), anche grazie alla manifestazione per la legalizzazione dell’aborto del 7 febbraio che susciterà un clamore nazionale, a suscitare un controverso interesse dei media bresciani. BSoggi vi dedica 14 articoli (4 alla manifestazione di febbraio), il GdB 7 (di cui ben 6 alla manifestazione di febbraio e ai suoi strascichi), la Voce del Popolo (settimanale, ricordiamolo) ben 9 articoli (tutti alla manifestazione del 7 febbraio), la Verità 2 articoli. Su un totale di 32 articoli, quindi, ben 21 sono dedicati alla manifestazione femminista del 7 febbraio, con la stampa cattolica (GdB e VdP) a far la parte del leone e ad usare toni d’altri tempi. La copertura mediatica, non solo locale (a partire dall’Osservatore Romano), è dovuta al fatto che, durante il corteo, composto da circa 200 ragazze, sia stato bruciato in Piazza Duomo un pupazzo raffigurante Paolo VI. Un gesto ovviamente ritenuto blasfemo dalla stampa cattolico-conservatrice, che stigmatizza in maniera a dir poco indignata e a tratti isterica una performance ritenuta “intollerante e anti-democratica” (4). Molto più equilibrata la reazione di BSoggi e de La Verità, che, pur prendendo le distanze dai cosiddetti “atti goliardici” (5), tendono a ridimensionare sia il rogo del pupazzo che i presunti spintoni alla suora, riportati dai media. Comunque sia l’episodio rende l’attenzione al femminismo “radicale” legato all’estrema sinistra una presenza, se non assidua, quanto meno molto meno episodica rispetto ai due anni precedenti (e che era stata nulla fino al maggio 1974). L’iniziativa femminista del 7 febbraio si collega ad un altro dei “movimenti” cari all’estrema sinistra (in particolare agli anarchici): quello dell’anticlericalismo. Vero è che l’ondata del ’68, che ha portato moltissimi giovani e giovanissimi provenienti dal mondo cattolico (seppur “del dissenso”) a rimpinguare le file dell’estrema sinistra (in particolare quella maoista o marxista-leninista, ma non solo – basti pensare a Lotta Continua o al Manifesto -) ha certamente contribuito, insieme certamente alla modernizzazione parziale della Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II, a rendere meno urgente ed importante questo aspetto agli occhi delle giovani leve “rivoluzionarie”. Ma prima gli anarchici e la Lega Marxista-Leninista (diversamente dal PCI m-l), e in seguito i neonati (a Brescia) radicali (che, ripetiamolo, si percepiscono e sono percepiti come una componente dell’estrema sinistra) e trotskisti dei GCR, contribuiscono a tener vivo questo filone un po’ trascurato dai gruppi maggiori dell’ultrasinistra. Escono alcuni articoli su una manifestazione per l’abrogazione dei Patti Lateranensi, organizzata dai radicali con l’adesione di quasi tutti i gruppi “extra” e dai Cristiani per il Socialismo, sull’assoluzione di esponenti della Lega m-l per i “fatti del Calini” (la rimozione dei crocefissi) di quattro anni prima, prese di posizione dei giovani aclisti e di alcuni gruppi dell’estrema sinistra sulle politiche conservatrici e reazionarie della gerarchia cattolica, tutti pubblicati da Bsoggi. Un episodio riconducibile all’anticlericalismo è l’abortita (in seguito all’arresto di un militante dei GCR-Quarta Internazionale accusato di avere delle chiavi inglesi) contestazione dell’assemblea organizzata da Comunione e Liberazione nell’aula magna di Medicina il 5 marzo. Arresto che porterà ad una mobilitazione di circa 200 persone davanti al tribunale (6). Più o meno nello stesso filone si situano i tafferugli avvenuti a Darfo Boario Terme tra l’UDI e il Collettivo Donne di Darfo (vicino al PdUP) da un lato e militanti democristiani dall’altro, in occasione di un convegno antiabortista indetto dalla DC nella cittadina camuna il 10 aprile.

L’attività antifascista “militante” dell’estrema sinistra, una costante fin dal 1968, continua anche questo anno, a partire dalla mobilitazione, seguita da tafferugli, contro il convegno del MSI-DN di fine gennaio in Piazza Tebaldo Brusato (sede della federazione provinciale del partito neofascista). Ben 40 articoli (25 del solo BSoggi) si occupano specificamente di questo aspetto del’attivismo politico dell’estrema sinistra bresciana. Oltre alla manifestazione del 31 gennaio contro il convegno del MSI, un altro momento “caldo” riportato dai media è l’aggressione neofascista a tre militanti (due di AO e uno del PCI m-l) al Carmine nella notte del 2 aprile, cui fanno seguito l’arresto dei tre militanti e le successive manifestazioni di protesta (con altri due arresti di militanti di AO accusati di “porto d’armi improprie”) (7). A questo proposito è interessante l’atteggiamento della federazione del PCI, che in un articolo della Verità (8), forse per la prima volta, distingue tra i gruppi che considera “avventuristi, provocatori ed eversori” (si citano Lotta Continua, Quarta Internazionale, anarchici-autonomi [sic!]) e i gruppi più “ragionevoli” (il PdUP e, in misura diversa, AO – il MLS non viene citato-). Un indice della capacità di mobilitazione dell’estrema sinistra è pure il fatto che persino l’assemblea del Consiglio di Quartiere di via Chiusure (zona di residenza di uno degli arrestati, Carlo Ghetti) si pronuncia in difesa dei tre militanti, accusando i neofascisti della aggressione (9). L’attentato alla sezione “Gheda” del PCI, in Piazza Garibaldi, del 10 novembre, con la conseguente mobilitazione di massa (compreso uno sciopero generale provinciale) è un altro dei punti caldi dell’antifascismo degli “extra”, che organizzano un loro corteo diretto alla sede del MSI (non scevro di polemiche interne, vista la presa di distanza di PdUP e AO dagli “avventuristi, in particolare della IV In- ternazionale”) (10). L’attentato di matrice neofascista del 16 dicembre in Piazza Arnaldo (1 persona morta e 11 feriti) ovviamente è un altro dei momenti di massima attività: un corteo di un migliaio (cifra GdB) di persone parte da Piazza Arnaldo e si dirige verso le sedi di MSI e DC, protette dalla polizia (11). A questo proposito è significativo del nuovo clima creatosi con lo sviluppo delle attività delle Brigate Rosse il goffo tentativo da parte del GdB ( quasi subito rientrato, vista l’immaturità dei tempi) di intorbidire le acque inventandosi inesistenti “contatti” tra estrema destra ed estrema sinistra (12). Più di routine gli articoli dedicati a due scadenze simboliche dell’antifascismo, come il 25 aprile e il 28 maggio, che evidenziano la presenza, ormai abituale, “rumorosa” e di contestazione degli “extra” o “ultrà” che dir si voglia. Scontata la stigmatizzazione da parte del GdB e della VdP, soprattutto per la contestazione della delegazione democristiana (con rogo di una bandiera) il 28 maggio in Piazza Loggia (13).

Altro terreno di mobilitazione, non certo nuovo, è quello della solidarietà internazionalista. Scomparso il Vietnam, dopo la definitiva vittoria dei Vietcong del 30 aprile 1975, è soprattutto l’America Latina (e in misura minore Libano-Palestina) al centro dell’attenzione. Si è ben lontani dall’attivismo dei primi anni Settanta contro la guerra nel Vietnam o il golpe in Cile, visto che si tratta di solito di iniziative limitate (dibattiti, concerti, proiezioni). In totale escono 13 articoli: 9 sull’America Latina (Cile ed Argentina), 4 su Libano-Palestina (con l’annuncio della nascita di un effimero Comitato Tell al-Zaatar) ed uno che parla di una mobilitazione degli anarchici, sull’Irlanda.

[continua]

  1. “Il pretore di Salò ha ordinato alla SIP di riallacciare i fili”, BSoggi dello 04/03/76. “La SIP dovrà riallacciare i telefoni”, BSoggi del 15/01/76.
  2. Nel fabbricone occupato arrivano i CC”, BSoggi del 14/11/76
  3. Sciopero bianco alla base di Ghedi”, BSoggi del 12/01/76
  4. Solo per fare alcuni esempi: “Per gli atti di intolleranza delle abortiste condanna e sdegno di associazioni e cittadini“, GdB del 10/02/76; “Intolleranze abortiste: nuove reazioni in città“, GdB dell’11/02/76; “Contro i ballilla rossi ora e sempre resistenza“, VdP del 13/02/76; “La gazzarra delle femministe nella nostra città“, ibidem.
  5. Sui fatti di Brescia“, BSoggi del 10/02/76; “Le femministe si dissociano dagli atti di intolleranza”, BSoggi dell’11/02; “Giro-giro-tondo casca…la Chiesa?“, La Verità del 29/02/76
  6. Arrestato un giovane di sinistra“, BSoggi del 9/03/76; “Tornato in libertà il giovane arrestato“, BSoggi del 12/03/76; “Protesta davanti al tribunale per l’arresto di uno studente“, GdB del 12/03/76. “Episodi di intolleranza anticattolica“, VdP del 19/03/76
  7. Cinque fermati dopo il pestaggio“, e “Corteo davanti al carcere“, BSoggi del 4/04/76; “Pestaggio nella notte“, GdB del 3/04/76; “Azioni di vandalismo nelle strade del centro“, GdB del 4/04/76; “Manifestazione di studenti per i 5 giovani arrestati“, BSoggi del 6/04/76; “Corteo di studenti in centro per l’arresto dei cinque ultrà“, GdB del 6/04/76; “E’ stato formalizzato il processo per il pestaggio in via S. Faustino“, GdB dell’8/04/76; “Rinviata ogni decisione per la scarcerazione dei tre ultrà“, GdB del 9/04/76; “Condannati due extraparlamentari per il possesso di armi improprie“, ibidem; “Tre mesi e la libertà per i due extra arrestati sabato“, BSoggi del 9/04/76.
  8. C’è una svolta politica nella sinistra extraparlamentare?“, La Verità del 15/04/76
  9. Il quartiere Chiusure chiede la scarcerazione dei tre arrestati“, GdB dell’11/04/76
  10. Studenti in corteo davanti alla sede del MSI“, BSoggi del 12/11/76.
  11. Brescia ha fiducia nella democrazia e oppone un fermo no al terrorismo“, GdB del 17/12/76
  12. Dalle perquisizioni emergono contatti tra terrorismo di destra e di sinistra“, GdB del 22/12/76
  13. A fuoco una bandiera democristiana. Percosso un giovane d.c. in via Tosio“, GdB del 29/05/76; “I morti non hanno mai il pugno chiuso“, VdP del 4/06/76


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