Sono reduce dalla manifestazione di protesta per gli abusi dei poliziotti contro le/i militanti di Extinction Rebellion, di cui abbiamo dato notizia sul blog martedì. Oltre 300 persone, in gran parte giovani e giovanissim* (e questo è già un fatto “strano”, e ovviamente molto positivo) davanti alla Questura di Brescia, a San Polo, hanno partecipato al presidio, organizzato dal CS Magazzino 47, ma a cui hanno aderito quasi tutte le realtà della sinistra bresciana (ovviamente per “sinistra” non intendo il PD o l’area Castelletti). Presenti numerosi giornalisti e video-operatori della stampa locale e nazionale, visto che il “caso Brescia” è finito sui giornali (oltre che in Parlamento), persino fuori d’Italia (come nel caso del quotidiano britannico The Guardian). Tutti gli interventi hanno sottolineato la pericolosità di ciò che è accaduto e l’ignominiosa risposta giusticazionista delle “istituzioni” (a partire dal ministro Piantedosi) che, violando qualsiasi norma della loro stessa legalità, hanno preteso difendere le “forze dell’ordine” anche di fronte a queste palesi violazioni dei diritti umani basilari. Da quando il minoritario governo dell’estrema destra capeggiato dalla Meloni si è impadronito del potere l’Italia è scivolata ulteriormente nella graduatoria del rispetto di alcuni diritti e libertà (come quella di stampa e di opinione, per esempio), come mostrato anche da Amnesty International. Ma ho la sensazione che qui da noi, tra l’Oglio e il Mincio, le cose abbiano subito un’accelerazione (senza pretese di avere l’esclusiva della repressione, cosa di cui faremmo volentieri a meno). Le cariche e le manganellate da parte di polizia e carabinieri il 28 dicembre (per strappare, udite udite!, due striscioni, mica per respingere un tentativo di “sfondamento”), il sequestro delle/dei 23 militanti di Extinction Rebellion per la pacifica protesta contro i mercanti di morte della Leonardo (con i famosi abusi a sondo sessuale nei confronti delle ragazze), l’irruzione della polizia in casa di un abitante di Salò per togliere il cartello e la bandiera palestinese. Tre gravissime violazioni in due settimane, in barba agli stessi principi della “democrazia liberale”, fanno pensare che le forze repressive bresciane (a partire dal Questore) vogliano distinguersi per zelo “da manganello”. Sentono il profumo (o meglio il fetore) del DDL 1660, che, pur non essendo ancora legge, sembra in dirittura d’arrivo. Non che nel passato i nostri tutori dell’ordine si siano distinti per il rispetto delle libertà dei cittadini (basti pensare a Genova 2001!), ma sicuramente il settore più reazionario e fascista delle forze di polizia è ringalluzzito dal clima pestifero che sempre più soffoca il Belpaese. E, a giudicare dall’attivismo violento dei “bresciani in divisa” si ha l’impressione che qui da noi qualcuno voglia guadagnarsi la medaglia di “primo della classe”. La risposta di oggi è stata un primo passo (e gli slogan – che non sentivo da almeno quattro decenni – lanciati dai giovani sulla necessità dell’autodifesa lasciano ben sperare), ma ancora insufficiente. Bisogna cercare di coinvolgere settori ben più ampi (a partire dalle forze del sindacalismo conflittuale, di base o confederale) per cercare di sbarrare il passo agli epigoni di Arturo Bocchini e della sua OVRA.

Vittorio Sergi


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