A RAQQA L’ISIS POTREBBE COGLIERE L’OCCASIONE PER RIALZARE LA TESTA

Gianni Sartori

Già il 9 dicembre i mercenari di Ankara avevano giustiziato decine di feriti del Consiglio Militare di Manbij (MMC, alleati dei curdi), ricoverati in un ospedale militare.

Ora, il 12 dicembre, l’Osservatorio dei Diritti dell’Uomo (OSDH) ha denunciato nuovi crimini efferati compiuti dalle medesime bande jihadiste: l’uccisione di altri esponenti del MMC prigionieri di guerra. Come confermano alcuni video ottenuti dall’OSDH in cui si vedono esponenti delle milizie filo-turche aggredire e uccidere prigionieri inermi del MMC.

Da giorni soldati turchi e miliziani dell’esercito Nazionale Siriano (SNA, in cui si sono riciclati molti miliziani provenienti dall’Isis)) commettono impunemente furti, saccheggi, sequestri di persone e uccisioni nella città occupata di Manbij.

Coraggiosamente, visto il clima, la popolazione di Manbij è scesa in strada per protestare contro tali arbitrii. Le scene della protesta (foto, video…) sono state diffuse nelle reti sociali.

Brutti segnali anche da Raqqa. Dopo che la città era divenuta suo malgrado “capitale” del soidisant “Stato Islamico” (e centro di addestramento per quei terroristi che colpivano in mezza Europa, v. in Francia), la “battaglia per la liberazione di Raqqa” era cominciata il 6 giugno 2017. Il 17 ottobre dello stesso anno (dopo quattro mesi di aspri combattimenti) le Forze democratiche Siriane giungevano finalmente a eliminare gli ultimi presidi degli islamisti.

Da allora i tagliagole dell’Isis non avevano più dato segni di vita in città. Purtroppo, complice il nuovo clima incerto e confuso che atraversa la Siria post-Assad, pare che stiano rialzando la testa (o almeno ci provano). Il 12 dicembre, mentre la popolazione assisteva all’alza-bandiera del nuovo vessillo siriano in piazza Al-Naim, uomini armati sparsi tra la folla hanno aperto il fuoco (come confermano alcuni video diffusi in rete) ferendo sia civili che membri delle forze di sicurezza interna (asayish). Per dovere di cronaca, altre fonti hanno parlato di “spari incontrollati di festeggiamento” non necessariamante riconducibili a esponenti dell’Isis. Alla reazione delle forze di sicurezza che intendevano disperdere gli assembramenti, parte dei presenti avrebbero risposto con lanci di pietre. Complessivamente si parla di una cinquantina di feriti. I media filo-turchi (a cui hanno fatto eco alcuni siti “campisti”, forse in cerca di nuovi sponsor dopo essere rimasti orfani di Bashar Hafiz al-Assad) hanno colto l’occasione per diffondere fake-news in merito a una presunta “ribellione della comunità araba” nei confronti delle FDS e dell’AADNES (l’amministrazione autonoma arabo-curda del Rojava che ha appena riconosciuto l’attuale governo siriano).

Gianni Sartori


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