di Sebastiano Isaia

I fucili puntateli contro coloro che ve li hanno messi in mano (Da un anonimo manifesto comparso  su un grattacielo alla periferia di Kharkiv, in Ucraina orientale).

Me ne frego se mi chiamano traditore/ non ho perso la mia dignità/ Aiutiamo le nostre madri/ mettiamolo in culo ai nostri comandanti (Da una canzone scritta da due soldati russi disertori).

Secondo informazioni confezionate da fonti tutt’altro che attendibili e “imparziali”(si tratta della Direzione principale dell’Intelligence del ministero della Difesa ucraino), i soldati russi schierati sul fronte ucraino  avrebbero ricevuto istruzioni su come togliersi la vita nel caso in cui l’alternativa per loro si ponesse in questi termini: arrendersi al nemico o suicidarsi. Circolerebbe infatti fra i soldati russi spediti a farsi massacrare in Ucraina un manuale, dal titolo fin troppo eloquente (Mantenere la dignità fino alla fine), che spiega nei dettagli come togliersi “comodamente” la vita se la malaugurata ipotesi di cui sopra diventasse una tragica realtà. «Il soldato della Grande Russia, se si trova ad affrontare una situazione critica, ha l’ordine di spararsi alla tempia, sotto il mento o in fronte. È importante mantenere la calma e premere con sicurezza il grilletto. E se non ci sono armi o munizioni disponibili, ai soldati è consigliato di usare una granata» (Ansa). Aspettiamo con una certa curiosità di leggere l’analogo manuale nordcoreano…

Secondo un portavoce dell’Intelligence ucraina, «La politica dei comandanti macellai russi testimonia il degrado sempre più profondo dell’esercito d’invasione russo»; ma non è che i soldati ucraini hanno di che gioire, come dimostra peraltro il numero sempre crescente di diserzioni registrato nelle Forze Armate ucraine. «Dall’inizio dell’invasione a oggi, secondo i dati della Procura generale, circa 95mila soldati ucraini sarebbero stati incriminati per aver abbandonato i propri reparti senza autorizzazione. Di questi, circa 60mila uomini avrebbero gettato la divisa nel corso del 2024, e ben 9.500 nel solo mese di ottobre» (Collettivo Assembly di Kharkiv). Ma secondo altre attendibili informazioni il numero dei disertori ucraini non sarebbe meno di 175mila; si parla di 200mila disertori entro la fine di dicembre.  

Anche i disertori dell’esercito russo sono ormai numerosissimi, anche se in Russia ovviamente non se ne fa parola, né ai vertici del regime, per evidenti motivi, né fra la cosiddetta opinione pubblica, terrorizzata dalla censura putiniana. Tuttavia è trapelata qualche giorno fa la notizia che circa mille uomini della 20ma Divisione fucilieri motorizzata avrebbero disertato in massa, coinvolgendo nella coraggiosissima azione molti ufficiali di piccolo e medio rango. «I militari che si danno alla macchia sono sempre più numerosi.  Qualcuno va ripetendo in giro che i nostri soldati dovrebbero smetterla di sparare agli ucraini, e che piuttosto bisognerebbe aprire il fuoco contro chi ci governa. Ma la gente ha ancora paura di questi discorsi, e in molti si fanno prendere dal panico: “Volete tornare al 1917?”, chiedono, “Volete la guerra civile?”» (Collettivo Assembly). E qui la citazione è, per così dire, d’obbligo: «La guerra attuale ha un carattere imperialista. Le parole del Manifesto Comunista, Gli operai non hanno patria, sono più vere che mai. La trasformazione dell’attuale guerra imperialista in guerra civile è la sola giusta parola d’ordine» (Lenin, febbraio 1915).  Mutatis mutandis

«Un altro messaggio proviene da un giovane coscritto dell’esercito di Putin dislocato sul fronte di Kursk: “Molti dei nostri ufficiali sono dei veri nazisti. Ho parlato con il capo delle comunicazioni della Divisione mortai, il quale senza troppi giri di parole mi ha esortato a leggere i pensatori tedeschi degli anni Trenta. D’altro canto, gli uomini della truppa appartengono quasi tutti alla classe operaia, e in generale non hanno nessuna voglia di combattere. Perciò quando spiego ai miei compagni che questa è una guerra ingiusta, di padroni contro altri padroni, in tanti si dicono d’accordo con me”» (Il Manifesto). Secondo The Wall Street Journal, circa un milione tra ucraini e russi sono stati uccisi o feriti dal 24 febbraio 2022; si tratta di un numero che appare arrotondato per difetto, e alcune fonti parlano infatti di 720mila tra morti, feriti e dispersi appartenenti al solo esercito russo. Gli sfollati ucraini che hanno cercato rifugio in altri Paesi sono circa 6,7 milioni, mentre quelli che vagano per il Paese, i cosiddetti sfollati interni, sono quasi 4 milioni.  Si tratta di numeri che solo in parte ci restituiscono l’orrore che stanno vivendo milioni di persone prese nella morsa del conflitto.  


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