di Gianni Sartori
Risaliva al 9 ottobre l’azione compiuta da tre militanti del collettivo “Tesla stoppen” che per un’intera giornata avevano occupato una grande escavatrice bloccando di fatto i lavori per l’ulteriore estensione della Gigafabbrica di auto elettriche Tesla (la Mega fabriek Tesla di Elon Musk che intende raddoppiare la produzione annuale portandola a un milione di auto) a Grünheide, non lontano da Berlino. Scopo degli attivisti, salvaguardare almeno in parte gli alberi della foresta.
Ma ora (tra martedì 19 e mercoledì 20 novembre per la precisione), dopo nove mesi di proteste e una serie di tentativi falliti, lo sgombero della ZAD di Grünheide sembra essere giunto a compimento.
Sorto ancora in febbraio, l’accampamento degli ambientalisti ha resitito fino alla fine. In molti (emuli di Julia Butterfly Hill, l’ambientalista vegana rimasta per 738 giorni su una sequoia) si erano rifiutati di scendere dalla cima degli alberi.
L’intervento di due squadre di poliziotti specializzati in operazioni di alta quota che avrebbero “fatto cadere” dalle piante (letteralmente ?) gli ultimi due gruppi di resitsenti (rispettivamente di quattro e undici persone) utilizzando una piattaforma elevatrice.
Già il giorno 18 altri sei ecologisti erano stati riportati a terra e fermati per accertamanti. Contemporaneamente procedeva la distruzione delle ultime capanne (una ventina) sugli alberi.
Ufficialemente, almeno inizalmente, non era stata presentata come un’evacuazione forzata, ma soltanto come un intervento provvisorio, temporaneo per liberare il terreno da presunti orgìdigni risalenti alla seconda guerra mondiale. Ma già il 19 novembre veniva emesso un decreto comunale di assoluto divieto a tempo indeterminato di accesso all’area.
Non risulta che durante l’operazione di sgombero (a cui hanno presoparte un centinaio di poliziotti) si siano registrati ferimenti.
Gli ultimi “irriducibili” sarebbero stati arrestati (forse per “infrazioni rispetto al divieto di mascheramento”).
Oltre alla distruzione della foresta, l’espansione della Gigafabbrica comporterebbe, secondo gli attivisti, un’ulteriore riduzione riserve di acqua potabile (per i consistenti consumi da parte dell’impianto Tesla). Già in precedenza quesro aveva comportato razionamenti per la popolazione.
Lo sgombero è stato valutato positivamente da vari esponenti politici del Parlamento del Brandeburgo (soprattutto da esponeti di SPD e CDU).
Una nuova iniziativa a salvaguardia della foresta è comunque prevista, nonostante i divieti di accesso, per sabato 23 novembre.
Gianni Sartori
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