Dico subito, a scanso di equivoci, che non metto sullo stesso piano lo schieramento di centro-sinistra (soprattutto il suo residuo elettorato) e quello di destra (sia il gruppo dirigente sia lo sciagurato elettorato residuo). Entrambi lontani dalle mie idee, avendo come orizzonte il sistema capitalista, con i primi che magari vorrebbero renderlo un po’ meno selvaggio e un pochino più rispettoso di certe regole, mentre i neandertaliani della destra sembrano sempre più lanciati ad avere come intellettuale di riferimento Jack Lo Squartatore (vedi DDL 1660). Quindi mi fa comunque piacere vedere il composito schieramento dei cavernicoli e dei delinquenti piangere per le batoste elettorali. Detto questo, per parafrasare un famoso cantante emiliano: “chi s’accontenta gode…così così”. C’è poco da fare i trionfalisti, cari “amici e compagni” (si offenderanno per il secondo appellativo?). Avete preso (come già i vostri concorrenti in praticamente TUTTE le elezioni post 1994) una minoranza dei voti. E i vostri governi sono minoritari nelle vostre regioni, com’è minoritario il governo dei cialtroni a Roma. In Emilia Romagna ha votato poco più del 46% (26 punti in meno che alle ultime politiche, oltre 20 in meno rispetto alle ultime regionali). E in Umbria le cifre sono analoghe (3 o 4 punti di differenza). Un ulteriore quinto o quarto degli elettori ha deciso di starsene a casa. Non che la cosa debba preoccuparvi più di tanto! Si stava così bene quando a votare ci andavano solo le “persone per bene”, dotate di cultura e patrimonio (soprattutto il secondo!). Perciò, se non si può proprio abolire il suffragio universale, si può sempre svuotarlo poco a poco, con leggi sempre più assurde, maggioritarie e bipolaristiche (cioè prive di alternative credibili) e, ovviamente, col ferreo controllo dei servizievoli mass-media, privati o “pubblici”. Comunque, le due ex regioni “rosse” hanno “sconfitto” l’orda nero-verde-blu: una senza sorprese, e l’altra è tornata a casa, dopo la parentesi oscura dell’ultimo quinquennio fascio-leghista. Ecco i dati, sia assoluti (quelli più importanti), sia percentuali, con le differenze tra oggi, le ultime politiche (del ’22) e le ultime regionali (del ’20 e del ’19).

Cominciamo dalla regione più importante, l’Emilia Romagna

Partiti2024%242022%22diff. Voti 24/222020%20diff. Voti 24/20
PD64243,064928,1-775034,7-108
AVS795,31004,3-211235,7-44
+EUR733,2-73331,5-33
Altri CSX*835,680,3751346,2-51
CentroSinistra80453,983035,9-26104048,1-236
M5S533,62299,9-1761034,7-50
Campo Largo85757,5105945,8-202114352,8-286
Azione-IV*1978,6-197000
Campo larghissimo85757,5125654,4-399114352,8-286
FdI35523,757725,0-2221868,6169
Lega795,31737,5-9469132,0-612
Forza Italia845,61345,8-50552,629
Altri destra775,2863,7-9502,327
DESTRA59539,897042,0-37598245,5-387
SINISTRA271,8321,4-5160,711
0
Rossobruni (Rizzo)00331,4-33100,5-10

Come si può facilmente vedere, la grande astensione ha massacrato la destra (che perde quasi un elettore su due, circa il 40% del suo elettorato rispetto a quattro anni fa e quasi altrettanti rispetto a soli due anni fa), ma non premia neppure il centro-sinistra allargatissimo, che perde un terzo dei suoi elettori rispetto alle politiche del ’22 e più di un quarto rispetto alle precedenti regionali. Vero che il grosso della frana è dovuto al M5S (così come nel campo dei cavernicoli è soprattutto colpa della Lega), ma resta comunque un dato che dovrebbe preoccupare i cosiddetti “progressisti”. Anche se, a onor del vero, le due colonne del centro-sinistra (soprattutto il PD) non se la cavano poi male, limitando i danni in termini di voti assoluti (il PD anzi tiene rispetto al ’22) e crescendo (il PD in modo spettacolare) in percentuale. In quest’area, se gli ex grillini zoppicano, c’è chi dovrebbe pensare seriamente a cambiare mestiere: mi riferiscono all’accozzaglia dell’ala destra dei centro-sinistri, i vari Azione, Renziani,+Eur, PRI, PSI: tutti insieme pigliano solo l’1,7%, 26 mila voti (contro i quasi 200 mila presi dai soli Gianni e Pinotto solo due anni fa, quando erano in TV un giorno sì e l’altro pure). E sono quelli che dicono che “Conte fa perdere i voti!”.

A destra è veramente una goduria vedere la Lega tornare ai livelli dei primi anni Novanta, quando Bossi non era ancora riuscito a sfondare a sud del Po: persi quasi 9 elettori su 10 rispetto al boom delle ultime regionali, e persi oltre la metà dei pochi che erano rimasti fedeli (invece di rifugiarsi tra i neofascisti) due anni fa. Anche la cricca dei fratellini d’Italia prende una bella sberla rispetto al picco di due anni fa: quasi il 40% dei suoi elettori ha deciso di spegnere la fiammetta, anche se il calo percentuale è ovviamente limitato (meno 1,3%). I vasi comunicanti (da FI alla Lega e da quest’ultima a FdI) nello schieramento reazionario, che hanno funzionato più o meno bene da trent’anni, sembrano cominciare a incepparsi: il fratellini meloniani recuperano solo un quarto dei voti persi dal Salvino, ed anche la relativa tenuta dell’ala “moderata” degli orfani del Berlusca non riesce a tamponare le falle. Per quanto riguarda la “compagneria” non si può certo dire che sia andata benissimo, però meglio di 4 anni fa e più o meno come due anni fa (se si guarda al voto al candidato presidente, che ha preso gli stessi voti, circa 32 mila, della lista di Unione Popolare del 2022). La percentuale, poco sotto il 2%, non è certo per far salti di gioia, ma non è nemmeno da prefisso telefonico (come nel 2020). Insomma, l’area che votava DP negli anni ’70 e ’80, visto che gli ex elettori del PCI, dopo l’esperimento della Rifondazione del 1991-2008, hanno scelto sempre più o di astenersi o di rifugiarsi tra le braccia della mamma (degenere) del PD. O, nel migliore dei casi, tra quelle meno materne e più giovanili di Fratoianni.

E l’Umbria? Risultati non troppo dissimili da quelli emiliano-romagnoli: un crollo delle destre, una tenuta del centro-sinistra (con arretramento del M5S e ancor più degli ex Terzo Polo). Qualche sfumatura: qui il PD cresce persino in numeri assoluti, mentre i neo fascisti vanno peggio che in Emilia-Romagna, perdendo oltre la metà dei voti racimolati due anni fa e recuperando meno di un sesto della valanga di voti persa dalla Lega rispetto a cinque anni fa. Probabilmente il quinquennio passato sotto il giogo legaiol-fascista (a cui forse gli umbri non erano abituati) ha contribuito a convincere la minoranza che si è recata a votare a dare una sberla ancor più sonora ai neo-governanti. Eccezione è Forza Italia, unica forza di destra che sembra meno acciaccata, anzi in ripresa. Ripresa così limitata, però, che non riesce a nascondere la frana degli altri due partner (più cespuglietti vari). Malissimo invece per la sinistra che, all’opposto dell’Emilia-Romagna, passa dalla cifra dignitosa di 11 mila voti (2,6%) di due anni fa ai penosi 2 mila voti (0,5%) di oggi, molto vicino a quei 3 mila voti (0,8%) di 5 anni fa. Ovviamente la logica del cosiddetto “voto utile” anti-destra ha funzionato, diversamente dall’Emilia-Romagna, dov’era scontato che i cavernicoli perdessero. Un ultimo appunto: l’Umbria è una delle poche regioni dove esiste un’area, per quanto limitata, che potremmo definire “rossobruna” (cioè sostanzialmente di destra, talvolta estrema, ma che ammicca a sinistra, in un cocktail venefico di Vannacci, Stalin, Putin, l’antimperialismo dei poveri di spirito, ecc.). L’ex sponsor dei governi di centro-sinistra di D’Alema, Marco Rizzo, grazie ai continui inviti in TV e alle strette di mano con il fascista Alemanno è, ahimè, piuttosto conosciuto dal grande pubblico. Lo è molto meno l’altro rossobruno “antimperialista” Pasquinelli, che molti decenni fa era marxista (negli anni ’70 era nella Quarta Internazionale, per cui chi è senza peccato scagli la prima pietra). Comunque le due liste “sovraniste” hanno ottenuto più voti della lista unitaria della sinistra “radicale”. Probabilmente i 5 mila elettori che le hanno votate non hanno sentito il richiamo del “voto utile” (forse perché abituati a considerare, come fa Rizzo, Trump come “male minore” rispetto a Biden e, se tanto mi dà tanto, la Meloni sarebbe il “male minore” rispetto alla Schlein o a Conte) come invece han fatto 4 elettori di sinistra su 5. Ecco la tabella.

Partiti2024%242022%22diff. Voti 24/222019%19Diif. 24/19
PD9630,39120,959322,33
AVS134,2153,6-2133,00
+EUR92,1-90
altri CX288,720,426174,011
CentroSinistra13743,211727,02012329,314
00
M5S154,75512,7-40317,4-16
Campo Largo15247,917239,7-2015436,7-2
Azione-IV72,3368,2-297
Campo larghissimo15950,220847,9-4915436,75
FdI6219,513430,8-724310,419
Lega247,7347,8-1015437,0-130
Forza Italia319,7306,81235,58
Altri destra3410,6133,021256,09
DESTRA15147,521148,4-6024558,9-94
SINISTRA20,5112,6-930,8-1
Rossobruni (Rizzo, Pasquinelli)51,461,4-141,01

Vittorio Sergi


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