[seguito dell’articolo del 2 maggio 2024]

La crescita dell’importanza dell’estrema sinistra organizzata a Brescia e provincia è testimoniata anche dal numero di articoli sulla stampa locale: ben 225 articoli, in cui Brescia Oggi fa la parte del leone (138 arti-coli). Un numero un po’ superiore rispetto a quello dell’anno precedente (il 1974 era stato però anche l’anno della strage di Piazza Loggia), ma oltre il doppio del 1973 (facendo la tara dell’assenza di BS Oggi in quell’anno). Un fatto significativo è il delinearsi sempre meno impreciso, anche per i giornalisti (e quindi per i lettori poco politicizzati) della “geografia politica” dell’estrema sinistra locale, almeno per quanto riguarda i due quotidiani. Certo la generica definizione di “extraparlamentari di sinistra”, “giovani ultrà”, “estremisti di sinistra” resta maggioritaria (e monocorde sulla Voce del Popolo, La Verità e Il Cittadino: quest’ultimo addirittura parla di “giovani di sinistra” riferendosi alle contestazione contro la DC per il primo anniversario della strage), ma sempre più si fa strada la percezione dei vari gruppi, soprattutto di quelli più importanti sul piano nazionale. Troviamo citato in 45 articoli il Movimento Studentesco (e altre 4 volte come Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, nato dal MS nella parte finale dell’anno), in 35 Avanguardia Operaia, in 31 il PdUP per il Comunismo, in altrettanti Lotta Continua, in 9 Democrazia Proletaria (la neonata coalizione elettorale tra PdUP, AO e MLS), in 3 la Lega Marxista-Leninista, in 3 gli anarchici, in 3 Unione Popolare (la lista per le comunali presentata dal PCI-ml, citato come tale in un articolo). Un articolo ciascuno per la Quarta Internazionale (new entry a Brescia, come il Comitato Antifascista Antimperialista “G. Zibecchi”, un articolo) e per l’Organizzazione dei Comunisti Marxisti-Leninisti. A questi si aggiungono nuove realtà, più o meno legate alla galassia della sinistra extraparlamentare, come i vari Comitati di Lotta contro gli aumenti delle tariffe del gas e telefoniche (gli “autoriduttori”), citati in 13 articoli, i collettivi di quartiere, come il Collettivo Popolare della Badia-Mandolossa, del Prealpino, del Violino, di Mompiano, Chiusure-Urago, Borgo Trento, citati in 10 articoli, la lista di Alternativa Popolare di Nave (2 articoli), i Collettivi femministi, in particolare quello denominato “8 marzo” (6 articoli), il Movimento Non Violento e “Insoumission Collective Internationale (7 articoli) e il Partito Radicale (8 articoli), che hanno un rapporto meno diretto con l’estrema sinistra, ma in cui militano, in questa fase, vari esponenti facenti riferimento a quest’area. Sintomi ulteriori di questa espansione dell’attività ad ambiti esterni al tradizionale radicamento nel mondo studentesco (e, in misura minore, operaio) sono anche il movimento dei lavoratori della scuola (Comitato di Lotta per l’Occupazione e i Corsi Abilitanti, un articolo), quello dei “soldati democratici” (3 articoli) e il movimento per la liberazione omosessuale (Fronte Unito Omossessuale Rivoluzionario Italiano – FUORI, un articolo). Molti articoli, comunque, riguardano, come c’era da aspettarsi, il movimento degli studenti, “feudo” tradizionale della sinistra extraparlamentare (circa un terzo degli articoli riguarda il mondo studentesco). Ormai definitivamente consolidatasi la rottura di due anni prima fra i “gruppi” dell’estrema sinistra (tra i quali il ruolo principale, come abbiamo visto nel 1973, spetta al Movimento Studentesco, con le iniziali maiuscole, divenuto un piccolo partito politico) e il Movimento Democratico degli Studenti (animato soprattutto dalla FGCI, ma a cui partecipano anche i relativamente pochi studenti delle federazioni giovanili DC, PSI, ecc.), gli articoli dedicati alle realtà studentesche più o meno legate all’estrema sinistra, in città e in provincia, sono numerosi. Le mobilitazioni studentesche di tipo, diciamo così, “sindacale” (come quelle riguardanti l’edilizia scolastica, lo smembramento delle classi, i trasporti, ecc.), pur essendo quasi sempre organizzate dai collettivi dell’estrema sinistra (in particolare quelli del MS, di LC, di AO e del PdUP, spesso uniti nell’organizzazione delle mobilitazioni) tendono ad essere descritte, sulla stampa locale, senza mettere quasi mai in risalto il ruolo degli “extraparlamentari” e senza commenti particolarmente negativi, neppure dai giornali conservatori (come il GdB, la Voce del Popolo o Il Cittadino). Le occupazioni dell’IPSIA “Moretto”, dell’IPF, dell’ITIS “Castelli”, dell’ITG “Tartaglia”, per fare solo alcuni esempi, appartengono a questa categoria, anche se il ruolo di Lotta Continua (nei primi due casi) e del MS, AO e LC (nel terzo caso) era stato decisivo. Certo, il “bugiardino” non perde l’occasione, come nel primo articolo sull’occupazione di gennaio dell’ITIS, di rimarcare una pretesa equidistanza tra i coinvolti nella “rissa”, ma evita toni forcaioli (1). Se non ci sono più le proclamazioni di antifascismo ad ogni piè sospinto di sei mesi prima, è evidente che l’onda lunga della strage fascista del 28 maggio si fa ancora sentire, almeno in parte. E così, per esempio, si riporta per intero l’autodifesa (per le sospensioni, comminate ai 4 studenti di sinistra, che hanno scatenato l’occupazione) del contestato preside Viani, ma anche il comunicato del MS, senza indulgere ad espressioni troppo connotate ideologicamente. Anche quando le mobilitazioni studentesche hanno motivazioni più politiche (come la reazione alla bomba-carta all’ITIS in febbraio, la lotta contro la “Legge Reale”, gli scioperi con manifestazione per gli assassini di Varalli, Zibecchi, Lupo) il GdB evita i toni reazionari di due o tre anni prima. Probabilmente l’agitazione studentesca che ottiene maggior copertura mediatica (ben 4 articoli) è l’occupazione dell’ITIS “Castelli” di marzo, conclusasi con l’allontanamento del preside Viani, definito “fascista” non solo dall’estrema sinistra, ma anche dalla CGIL scuola, dalla FGCI e dalla FGSI. Una lotta che vede uniti l’area della sinistra extraparlamentare (definita “oltranzista” dal GdB, che un paio d’anni prima avrebbe usato ben altri aggettivi), il MDS a egemonia FGCI e la CGIL Scuola. E che termina con la “vittoria” dell’allontanamento di Viani (seppur mascherato da “motivi di salute”). Un certo numero di articoli sulla realtà studentesca riguardano la questione dei decreti delegati, che vedono l’estrema sinistra andare in ordine sparso (cosa sottolineata soprattutto da BSoggi), con MS e AO schierati compattamente per il boicottaggio, mentre LC e il PdUP hanno posizioni più articolate. Nessuno dei giornali parla delle posizioni sulla questione dei gruppi minori della sinistra extraparlamentare studentesca, schierati tutti per il boicottaggio. Anche alla ripresa delle lotte studentesche dell’autunno (edilizia scolastica, smembramento classi, ecc.) l’atteggiamento della stampa ricalca quanto già visto nella prima parte dell’anno, con BSoggi che lascia trasparire una certa simpatia verso le lotte studentesche (in particolare quando sono “unitarie”, comprendendo anche il “minoritario” MDS) e il GdB che cerca di sembrare “obiettivo”, senza concessioni alle stigmatizzazioni a cui era abituato fino a due anni prima. Per quanto riguarda il rapporto tra movimento operaio ed estrema sinistra, vale il discorso fatto negli articoli precedenti. Raramente (anzi, quasi mai) si esplicita il ruolo degli “extraparlamentari” nelle varie lotte operaie (o nelle assemblee sindacali). Per esempio, sulla questione della lotta alla Lucchini contro il licenziamento di due delegati (Ettore Crocella e Franco Dessì) che andrà avanti mesi, il fatto che il Crocella sia un conosciutissimo esponente del Manifesto (tra i suoi fondatori nel 1969) e quindi del PdUP per il Comunismo, non emerge assolutamente(2). L’unico cenno esplicito di un qualche ruolo dell’estrema sinistra nelle lotte operaie viene dalla “controparte”, quando la direzione della Lucchini, criticando le presunte chiusure dei sindacati, scrive ironicamente “gli unici interlocutori sono stati i gruppi extraparlamentari coi bollettini e il turpiloquio” (3). Nel caso delle lotte operaie, comunque, più che un atteggiamento di censura da parte della stampa si tratta della tradizione sindacale di evitare di citare le appartenenze partitiche di delegati, dirigenti sindacali, semplici lavoratori coinvolti. Teniamo presente che, diversamente dal movimento studentesco, caratterizzato da rotture profonde (e con l’estrema sinistra sostanzialmente egemone in quasi tutti gli istituti), il movimento operaio bresciano mantiene un quadro tutto sommato unitario (almeno fino alla “svolta dell’EUR” di qualche anno dopo) ed i più o meno numerosi militanti operai della sinistra extraparlamentare sono quasi tutti iscritti alla CGIL o alla CISL (e più tardi anche alla UIL). Per cui, non solo alla Lucchini, ma anche in tutte le altre lotte operaie, dalla SAMO all’Apollo, dall’OMAC alla Metalars, nonostante sia presente anche l’estrema sinistra (quasi sempre minoritaria, ma non trascurabile) questa presenza va letta tra le righe, quando gli articoli parlano di malumori, o di interventi critici verso i dirigenti sindacali, o proposte di lotta caratteristiche dei “gruppi” (come l’autoriduzione) (4) . Fanno eccezione alcuni rari articoli, in cui si riportano comunicati sindacali, come quello dei lavoratori ospedalieri dopo l’assassinio a Milano di Claudio Varalli da parte di un fascista, con l’appello alle “forze di sinistra” affinché proclamino uno sciopero generale contro il fascismo e il governo (già di per sé un segnale) che comprende, oltre a PCI e PSI, tutti i più importanti gruppi dell’estrema sinistra (5). Un altro “indizio” del radicamento degli “estremisti” in alcune fabbriche si ha negli articoli in cui si parla di CdF che aderiscono a petizioni (tipo MSI fuorilegge) riconducibili alla sinistra extraparlamentare (tipico il caso del CdF dell’IDRA) o a riunioni o feste organizzate dai “gruppi”, come i CdF OMAC e Metalars (6). Un cenno a parte, nel movimento sindacale, riguarda una delle categorie dove appare più organizzata l’area dell’estrema sinistra, quella dei lavoratori della scuola (ricordiamo che, nel congresso della CGIL scuola nazionale del 1974, il documento dell’opposizione “extraparlamentare” aveva raccolto il 17% dei voti). Non è che gli articoli citino esplicitamente la militanza “gruppettara” dei delegati sindacali (d’altra parte è solo il 28 maggio, con un anno di ritardo, che i lettori del GdB scoprono che Giulietta Banzi era di Avanguardia Operaia) (7), ma la nascita di organismi in aperta polemica con le direzioni sindacali (8) o i resoconti degli accesi dibattiti nelle assemblee o nei direttivi CGIL-CISL-UIL scuola (9) testimoniano di una presenza tutt’altro che trascurabile. Numerosi articoli (una ventina, in particolare in gennaio e ottobre) trattano di un settore d’intervento tradizionale dell’estrema sinistra (in particolare degli anarchici), anche se non paragonabile al famoso binomio operai-studenti, dove però sono presenti anche componenti molto diverse, come quella cattolica o radicale. Si tratta dell’antimilitarismo, col Movimento Non Violento, il Gruppo d’Impegno Non Violento, la Lega Obiettori di Coscienza, il Movimento Internazionale per la Riconciliazione e Insoumission Collective Internationale. La novità del 1975 (probabilmente ispirata agli eventi portoghesi post rivoluzione dei Garofani) è l’attiva presenza di centinaia di soldati (come Proletari in Divisa, legata a Lotta Continua, ma non presente a Brescia) e sottufficiali (ma in quest’ultimo caso il ruolo dell’estrema sinistra è quasi inesistente). A Brescia si tratta dell’Organizzazione Democratica dei Soldati, presente alle caserme Ottaviani e Papa e ispirata da militanti in divisa, in particolare di AO e LC (10), che partecipano a cortei, dibattiti, feste popolari. Relativamente nuovo (le prime esperienze risalgono al 1973, ma la generalizzazione a quasi tutti i quartieri popolari è del 1974-75) è lo sviluppo dei vari comitati o collettivi di quartiere. I Collettivi Popolari – o giovanili- di Badia-Mandolossa (il più radicato, che abbiamo già visto ottenere il 20% dei seggi alle elezioni del Consiglio di Quartiere del 1974), Violino, Prealpino, Mompiano (di solito ispirati da militanti di LC o AO), i Comitati Popolari Antifascisti o Comitati di Vigilanza e Lotta Antifascista (Borgo Trento, Chiusure-Urago, Primo Maggio, ecc.) di solito ispirati dal MS-MLS o dal PCI (m-l). Gruppi di quartiere costituiti in genere da giovani e giovanissimi (come praticamente tutta l’estrema sinistra) che si occupano di questioni locali, di organizzare dibattiti, biblioteche, feste, ma che assurgeranno a una certa notorietà, nei mesi autunnali, per la “lotta per l’autoriduzione delle bollette” (del gas e del telefono), lotta analoga a quella condotta in vari paesi (in primis in Val Camonica) contro gli aumenti del costo dei trasporti. Una lotta, di cui si occupano una ventina di articoli (quasi tutti di BSoggi) a partire da settembre, apertamente organizzata dai gruppi dell’estrema sinistra (per una volta uniti in un “Comitato Contro il Caro-Vita”) e che avrà una notevole eco in città e in provincia (quasi 2 mila bollette, con punte, in certi quartieri dell’Oltremella, del 20/25% di utenze SIP “autoridotte”), al punto da diventare un punto all’ordine del giorno dei direttivi CGIL-CISL-UIL (4) e persino del congresso della FGCI (11), che peraltro apre, per la prima volta, il suo congresso ai gruppi “extraparlamentari”. E che riuscirà ad essere maggioritaria persino in certi Consigli di Quartiere “istituzionali” come nel caso della Badia, di Chiusure, del Prealpino, arrivando talvolta, come nel caso di Chiusure, alle dimissioni del CdQ stesso (12). Un altro ambito d’intervento sostanzialmente nuovo è quello legato al movimento femminista. Il dibattito, all’interno dell’estrema sinistra italiana (e bresciana), non era del tutto nuovo, ma è solo col 1975 che nascono un po’ ovunque collettivi femministi legati ai vari gruppi e spesso contrapposti alla storica UDI, Unione delle Donne Italiane (area PCI e PSI). D’altra parte la prima “festa” dell’8 marzo organizzata dai vari gruppi extraparlamentari (e dalla Lega delle Donne legata al PCI -ml) risaliva solo all’anno precedente. A Brescia i giornali parlano del Movimento di Liberazione della Donna (in cui militano le radicali) e del Collettivo Femminista 8 marzo (definito “della sinistra extraparlamentare”). Sicuramente la vittoria nel referendum sul divorzio del maggio 1974 aveva contribuito allo sviluppo dei primi gruppi femministi tra le militanti “extraparlamentari”. Ma è soprattutto la battaglia per la legalizzazione dell’aborto (che vede sinistra extraparlamentare e Partito Radicale in prima fila) a spingere centinaia di ragazze dell’estrema sinistra ad organizzarsi e a scendere in piazza. E, per la prima volta, senza il “cappello” delle rispettive organizzazioni, che aderiscono e sono presenti alle varie iniziative, ma lasciando il protagonismo (soprattutto per quelle di AO, PdUP e LC) ai neonati collettivi femministi. In realtà è soprattutto con la tradizionale giornata dell’8 marzo che si assiste a questa dinamica (13). Nei due mesi precedenti, quando si raccolgono le firme per la legalizzazione, sono ancora i partiti i protagonisti: PR (col Collettivo per la Liberazione della Donna), LC, AO, PdUP (significativa l’assenza del MS, oltre che di PCI e FGCI), in un’inedita alleanza con i giovani socialisti e repubblicani e l’AIED (oltre che con la Cooperativa Popolare di Cultura, legata all’esperienza dei Cristiani per il Socialismo e del PdUP) (14). Le mobilitazioni che si susseguono, seguite soprattutto da BSoggi, vedono il consolidarsi di questo “fronte”, coi radicali che fanno da apripista (pur con pochi militanti) e l’estrema sinistra che aderisce (oltre a FGSI e FGR), compreso stavolta anche il MS (e porta la maggioranza dei partecipanti). Sempre sul terreno un po’ insolito dei diritti civili, per la prima volta, a quanto emerge dai giornali, l’estrema sinistra bresciana affronta il problema “droga”, anche qui stimolata dai radicali, che in questa fase appaiono piuttosto vicini alla sinistra extraparlamentare (soprattutto a Lotta Continua, che ospita come inserto il loro giornale, Liberazione). Sono soprattutto i neonati collettivi giovanili di quartiere a occuparsi della depenalizzazione delle “droghe leggere” (in primis la marijuana), organizzando feste (come a Mompiano o al Prealpino) e dibattiti sulla questione, e influenzando le organizzazioni (soprattutto Lotta Continua). Di parere opposto, piuttosto proibizioniste, sembrano le organizzazioni “staliniste”, come il MS-MLS, che dà vita, con un partecipato convegno a Medicina, ad un “Comitato di Lotta contro la Droga” (15), in cui la distinzione tra “droghe leggere” come hashish e marijuana, e “droghe pesanti” come eroina o cocaina non viene assolutamente considerata.

Un capitolo a parte riguarda le manifestazioni “di partito” (slegate cioè a quelle studentesche, operaie, antifasciste unitarie come il 25 aprile o il 28 maggio, ecc.). Pur non essendo una novità assoluta, diventano sempre più frequenti (tipico è il sabato pomeriggio con corteo, spesso con varie centinaia di persone): dalla campagna per il MSI fuorilegge (rilanciata da una manifestazione regionale in Piazza Loggia con varie migliaia di persone) (16), alle manifestazioni contro il regime di Franco dopo le fucilazioni del 27 settembre (17), alle sempre più numerose iniziative di dibattito culturale, che vedono spesso come organizzatrice la Cooperativa Popolare di Cultura di via Antiche Mura, soprattutto quando si tratta delle riflessioni sul rapporto tra cristianesimo e marxismo (anche se si nota un calo dell’attenzione sulla questione rispetto agli anni precedenti).

Le elezioni amministrative del 15 giugno 1975 vedono anche la presentazione, per la prima volta, di una lista unitaria della sinistra extraparlamentare, la coalizione chiamata Democrazia Proletaria (che riuscirà ad eleggere 8 consiglieri regionali, di cui 2 in Lombardia, con una media del 2% dei voti). In realtà la coalizione unisce solo il PdUP per il Comunismo, Avanguardia Operaia e il Movimento Studentesco. Lotta Continua si sfila e, ribaltando la sua fama di organizzazione “estremista”, invita a votare PCI. I gruppi minori (a Brescia il PCI m-l, l’OCI m-l, il GMR-IV Internazionale, gli anarchici del Circolo “E. Bonometti”, Lotta Comunista, la Lega Marxista-Leninista) hanno posizioni diversificate, che vanno dalla presentazione in proprio (PCI m-l), all’indicazione di voto per DP e PCI (IV Internazionale), all’astensionismo (gli altri gruppi). D’obbligo quindi, per i quotidiani locali, una certa attenzione. In particolare BSoggi dedica un certo spazio alla neonata DP (in particolare a Beppe Anni, ex presidente delle ACLI, diventato esponente di spicco del PdUP), che si presenta solo alle regionali. E, seppure in maniera ridotta, anche all’unica lista “extraparlamentare” presente alle comunali di Brescia, quella di Unità Popolare, animata dal PCI (marxista-leninista) (18). Non mancano i refusi (in un titolo d’articolo DP viene chiamata “Democrazia Popolare”, in un’inchiesta fatta tra gli studenti si parla di “PdUP” invece che di DP, in un altro, del GdB, si parla della lista “PdUP-AO”, in un altro ancora di “Unità Proletaria”, scambiando gli aggettivi delle due liste), ma una specie di “par condicio” ante-litteram (in sedicesimo, perché non c’è paragone con lo spazio concesso ai partiti “tradizionali”) fa sì che almeno una dozzina di articoli (oltre che nelle tabelle dei risultati) DP (e in parte anche UP) parlino delle liste “extra”, spesso con qualche frase degli esponenti più in vista durante i comizi (il già citato Beppe Anni, Roberto Cucchini, ecc. ecc.). BSoggi pubblica anche un’inchiesta svolta tra gli studenti, in cui rivela che “il PdUP” (leggi DP) avrebbe le simpatie del 10% degli studenti dell’Arnaldo (quarto partito, poco sotto la DC), del 5% degli studenti del Tartaglia (sempre al quarto posto), mentre fuori città si andrebbe dal 7,2% (quinto posto) del Garda al 3% (sesto posto) della “Bassa”. Al di là dell’affidabilità di queste inchieste, è abbastanza credibile che l’estrema sinistra sia maggiormente radicata in città, con punte elevate tra gli studenti dei licei. Le liste stesse, pur non potendo per ovvie ragioni anagrafiche da giovanissimi studenti (sono le prime elezioni in cui votano i diciottenni, quindi gli studenti dell’ultimo anno delle superiori), hanno una componente giovanile importante (l’età media, intorno ai 25 anni, è la più bassa tra tutti i partiti). Dal punto di vista sociale, tutti i candidati di DP sono lavoratori dipendenti (6 operai, una commessa e due insegnanti), facendone la lista più “proletaria” di tutte. Lo stesso si può dire (sia in termini d’età che di composizione sociale) per la lista al Comune di Brescia di Unità Popolare. Se i risultati non sono quelli sperati (secondo il principio, tipico di molte realtà militanti, “piazze piene, urne vuote”), dovuti in parte anche al radicamento giovanile (quindi di molti non elettori) della sinistra “extra”, si tratta comunque di un piccolo “successo” per DP, che ottiene quasi 3 mila voti in città (2,0%) e 12 mila tra città e provincia (1,9%). Più del doppio di quanto ottenuto tre anni prima alle politiche dalle due liste del Manifesto e del PCI (m-l). Una media al di sotto di quella lombarda del 2,4% (nessun bresciano eletto per DP al Consiglio Regionale), trascinata dal “feudo” milanese e da quello bergamasco, ma comunque non disprezzabile. In una ventina di piccoli comuni della provincia DP supera il 3%, con dati ancora più altri nella “bianca” Valle Camonica: 6,2% a Malegno, 5,8% a Cividate Camuno, 5,5% a Prestine. Il dato alle comunali di Unità Popolare è molto più basso (900 voti, lo 0,6%), segno dell’isolamento (oltre che della perdita d’influenza rispetto ai primi anni Settanta) del PCI m-l. Oltre i due terzi degli elettori di DP in città hanno scelto altri lidi (probabilmente il PCI, o forse l’astensione), ritenendo probabilmente settaria e perdente la decisione dei “cugini” maoisti di presentarsi in solitario.

Un’ultima riflessione sull’atteggiamento dei giornali locali. Se BSoggi (autogestito e orientato a sinistra in questa fase), che ha, come già detto, la parte del leone nell’attenzione, fa trasparire una certa, relativa “simpatia” (per lo meno in alcuni articoli) verso il “mondo extra” (come spesso ama chiamarlo), e il GdB, pur con nessuna simpatia, evita di usare linguaggi forcaioli (come faceva spesso prima del 1974), se non in rari casi, i tre periodici che pubblicano articoli sull’estrema sinistra dimostrano non solo minore attenzione in termini di articoli e di spazio (fatto paradossale, vista l’innegabile crescita dei “gruppi extraparlamentari”), ma sempre più (soprattutto nel caso della Voce del Popolo e del Cittadino) usano un linguaggio di dura contrapposizione. Se il PCI preferisce (nei due articoli che vi dedica La Verità) usare un tono più paternalista, per quanto non certo tenero (19), la Curia e la DC lasciano trasparire la collera verso questi “teppisti”, “incivili”, “tirannelli” (20) che fanno della contestazione alla Dc e alla gerarchia cattolica una delle loro bandiere. Sono lontani i tempi in cui anche i due periodici cattolici sembravano guardare a questa nuova realtà con occhi critici sì, ma non di contrapposizione frontale (anche perché molti di questi “ragazzi” venivano da quelle radici, erano una “costola” in via di separazione dalla casa madre). Ormai, a rottura consumata e senza possibilità di recupero (pensiamo a una figura emblematica come Beppe Anni, che passa dalla sinistra DC alla presidenza provinciale delle ACLI, al MPL, al PdUP, per diventare capolista per Democrazia Proletaria), e dopo che 6 o 7 anni di strategia della tensione hanno portato migliaia di questi ex cattolici ad urlare in piazza “Piazza della Loggia, Piazza Fontana, mano fascista, regia democristiana” non c’è altra via che l’anatema e lo scontro. Credo che, a gettare ulteriore benzina sul fuoco dell’incomunicabilità reciproca, sia anche l’irrompere del movimento femminista e di quei diritti civili (dal divorzio alla legalizzazione dell’aborto e delle cosiddette “droghe”) così poco consoni alla cultura cattolica.

  1. “Occupato l’istituto Castelli dopo una rissa tra studenti”, GdB del 10/01/75
  2. Controversia sui due licenziati alla Lucchini”, BSoggi del 21/01/75 e “Ricorso dei sindacati per due licenziamenti”, GdB del 21/01/75
  3. “Alla Lucchini dialogo tra sordi?”, BSoggi del 09/03/75
  4. “No secco dei sindacati all’aumento del metano”, BSoggi del 13/09/75
  5. “Sinistre Ospedale”, BSoggi del 18/04/75
  6. “Domani canzoni popolari in Piazza Loggia”, BSoggi del 13/07/75
  7. Giulietta Banzi Bazoli commemorata all’Arnaldo”, GdB del 28/05/75
  8. Prove scritte di concorso: al via la contestazione”, GdB del 22/01/75
  9. Breno: gli insegnanti medi contestano i sindacati”, BSoggi del 30/05/75
  10. “Incontro a Urago Mella con i militari di Leva”, BSoggi del 26/04/75; “Qualcosa cresce nelle caserme: la maturità politica dei soldati”, BSoggi del 10/08/75
  11. “La questione giovanile: quale risposta da sinistra?”, BSoggi del l’11/12/75
  12. Via Chiusure: no all’aumento del gas”, BSoggi del 28/09/75; “Voto negativo alla Badia sull’aumento del metano”, GdB del 24/10/75
  13. “Non è stata soltanto la festa delle mimose”, BSoggi del 09/03/75. “Chi sono le femministe”, BSoggi del 29/03/75
  14. 2000 firme raccolte al sit-in per l’aborto”, BSoggi del 19/01/75.
  15. “A Brescia un comitato per la lotta alla droga”, BSoggi del 15/11/75
  16. “Da tutta la Lombardia gli extra contro il MSI”, BSoggi del 06/04/75.Seimila giovani chiedono lo scioglimento del MSI”, GdB del 06/04/75
  17. In piazza Loggia contro il regime della garrota”, BSoggi del 27/09/75; “Dai martiri antifascisti un passo verso la libertà”, BSoggi del 28/09/75;
  18. Le due liste della sinistra extra”, BSoggi del 23/05/75
  19. “Se imparassero dalla classe operaia”, La Verità del 31/01/75
  20. “Ignobile gazzarra dei balilla rossi”, VdP del 23/01/75; “La sconfitta dei tirannelli”, ibidem, 07/03/75;

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