di Mario Gangarossa

Le cronache quotidiane ci dicono che la GUERRA ormai è la NORMALITÀ nei rapporti fra gli Stati.

I briganti che governano il mondo si scambiano il ruolo di aggrediti e aggressori e inseguono il “casus belli”, l’occasione per la resa dei conti finale.

Gli imperialismi si riarmano a ritmo accelerato e provano sul terreno le loro armi e le loro tecnologie di morte.

La guerra è una NECESSITÀ per le economie capitaliste che si confrontano e si scontrano.

Per le nazioni grandi e piccole è una questione di vita e di morte.

Per la borghesia divisa in cordate, in campi, in popoli e nazioni, è una strada obbligata.

La lotta di classe, la guerra civile, l’unica alternativa reale capace di fermare un processo al cui capolinea ci sta lo scontro totale e finale di “tutti contro tutti”, è un lontano ricordo del passato.

Sostituita dalla PARTIGIANERIA e dall’asservimento alle proprie borghesie o a quelle nemiche.

Dalla retorica nazionalista e populista. Dall’unione sacra di sfruttatori e sfruttati in conflitto perenne coi “nemici esterni”.

Il proletariato non più classe, grazie al lavoro di decenni dei suoi dirigenti piccolo borghesi corrotti ideologicamente e materialmente, non più attore ma merce senza valore, folla indistinta e sbandata, si appresta a arruolarsi dietro lo straccio di una bandiera, in difesa della propria patria matrigna.

Schiavi da cortile destinati al “martirio” per la gloria e il portafoglio dei loro padroni.

I comunisti sono spariti dalla scena.

Irrilevanti e incapaci di trasformare le loro teorie in forza materiale.

Questa volta non sarà necessario ammazzarli come fu con Rosa e con Karl.

Non sarà necessario “purgarli” nei gulag o assassinarli a colpi di piccone.

Dichiararli spie e “puttane del fascismo”.

Non ci saranno “tradimenti” ne “capitolazioni”.

La capitolazione c’è stata tanto tempo fa, non c’è più nulla da difendere.

Nessuna casamatta, nessuno “Stato comunista”, nessun “campo progressista”.

E nemmeno una Rivoluzione, soffocata nella culla e rinnegata in un lungo secolo di paludosa pratica servile, in cui la controrivoluzione ha vestito i panni del suo nemico.

Non occorre che vi disturbate a insultare gli ultimi “mohicani” rimasti a presidiare le macerie. Ci portiamo addosso il peso della nostra irrilevanza e dei nostri fallimenti per preoccuparci della vostra mefitica presenza.

Fatevi la vostra guerra, da una parte o dall’altra, macellatevi e fatevi macellare, ma risparmiateci gli alibi e le giustificazioni, le teorizzazioni e le analisi.

Le fanfaronate e la retorica dozzinale.

Se due conflitti mondiali non sono serviti a insegnarvi nulla, vorrà dire che ne occorrerà, un terzo, un quarto, altre camionate di inutili morti per permettere ai sopravvissuti di imparare a sopravvivere al crollo della civiltà del capitale.

Per l’umanità è una questione di vita o di morte.

Forse imparerete anche voi quando sarete costretti ad andare all’assalto col fuoco amico che vi morde il culo.


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