Sono ovviamente contento che il presidente Mattarella abbia finalmente tirato fuori la parola “fascisti” (che né lui né la maggior parte dei politici non fascisti usa, se non saltuariamente o in occasione del 25 aprile) per parlare di ciò che è avvenuto nei campi di sterminio, a partire da Auschwitz, durante la seconda guerra mondiale. Forse, con un sano moto d’insofferenza ha inteso rispondere a quell’ignobile pagliaccio di Lollobrigida, smettendo per un attimo gli abiti del gentleman democristiano (quale è) che cerca, anche nel linguaggio, di evitare di essere chiaro e diretto. Ma non basta, caro Mattarella. Il concetto dei “nazisti responsabili, fascisti complici” (dimenticando che il nazismo non è altro che la versione tedesca del fascismo) nello sterminio di 9 milioni di ebrei, rom, sinti, antifascisti, omosessuali, ecc. è largamente inesatto e insufficiente. E contribuisce a mantenere in vita un mito storicamente ingiustificato, che sentiamo ripetuto continuamente nelle chiacchiere da bar eterodirette, non solo da fascisti e fascisteggianti, ma pure da tutti quelli (e non sono pochi) che, pur non sentendosi fascisti, ripetono la trita e ritrita frase “Mussolini ha fatto anche delle cose buone”. E tra le poche “cattive” che ricordano, ci mettono (come fa la “loro leader”capa” del governo) le famigerate “leggi razziali” del ’38. Persino se limitiamo il discorso solo ai 6 milioni di ebrei, dimenticando gli altri 3 milioni di vittime, la definizione di “complicità” (con un che di passivo e riduttivo) fascista fa acqua da tutte le parti. A meno che il buon Mattarella non volesse limitarsi al solo fascismo italiano, dimenticando i fascisti croati, romeni, ungheresi, ucraini, lituani, ecc. che non furono tanto “complici”, ma attori in prima persona dello sterminio (al punto che furono gli stessi nazisti a dover, talvolta, intervenire per limitare alcuni “eccessi”). Nel caso italiano, è vero, il concetto di “complici” ha un senso, in quanto il fascismo italiano esercitò il suo razzismo genocida soprattutto contro jugoslavi, etiopici, libici, e non fece dell’antisemitismo la sua bandiera principale. D’altra parte i 30 mila ebrei italiani non venivano percepiti nemmeno dai settori più arretrati della popolazione (il tipico serbatoio di appoggio al fascismo) come una minaccia. Solo alcuni fanatici filo-nazisti (come Giorgio Almirante, ispiratore dei vari Lollobrigida e consimili) avevano fatto della cosiddetta “difesa della razza” italica un elemento di identità, con antisemitismo incorporato. Ma il fatto che l’odio verso ebrei e “zingari” fosse relativamente blando tra il grosso dei fascisti italiani (e quindi “complici” che consegnavano ai carnefici, piuttosto che diretti carnefici essi stessi) non autorizza Mattarella a generalizzare e, forse al di là della sua volontà, a ridurre le responsabilità dei fascismi altri rispetto a quello tedesco. Per questo gli suggerisco di studiare un po’ meglio la storia degli Ustascia, delle Guardie di Ferro, delle Croci Frecciate, dei “banderovcy” e di altre accozzaglie di fascisti genocidi in giro per l’Europa.

FG