Nell’articolo di ieri abbiamo parlato del presidio antifascista indetto per sabato pomeriggio da Unione Popolare (con l’adesione di Sinistra Anticapitalista) in Piazza Loggia per protestare contro il “Circolo P. Rauti” dei fratellini d’Italia. Ebbene, come si temeva, la Digos non “autorizza” (ma non c’è un articolo della Costituzione che non prevede “autorizzazioni” alle pubbliche manifestazioni?) il presidio in Piazza Loggia, la “nostra” piazza per antonomasia (soprattutto dopo la strage fascista del 1974). Alla richiesta degli organizzatori di poter almeno usare Piazzetta Bella Italia (quella con la statua, a 20 mt dalla colonna dove scoppiò la bomba), i solerti “servitori dello stato” hanno risposto che potevano concederlo “ad un massimo di 40 persone”, e hanno suggerito di spostare il presidio in Piazza Rovetta (Largo Formentone), limitando la presenza in piazza Loggia ad una mini-delegazione (5 o 6 persone) incaricata della conferenza stampa indetta per le 16,30 davanti alla stele dei caduti. Ci aspettiamo che, la prossima volta, ci dicano anche che bandiere e striscioni portare, quali slogan lanciare e magari che canzoni cantare (La leggenda del Piave sta bene a lor signori?).Siamo ormai all’arbitrio (poliziesco? prefettizio? del sindaco?) più assurdo. Si sa che sindaco e prefetto hanno deciso di escludere le forze politiche, sindacali, sociali dalla possibilità di usare Piazza Loggia (destinata solo ad attività commerciali ed “istituzionali”). Ma si sperava che, di fronte all’oltraggio alla città effettuato dai neofascisti, ci fosse un minimo di ripensamento. A quanto pare, invece, l’antifascismo e il rispetto dei diritti democratici di opinione e manifestazione non sono né al primo, né al secondo posto nella scala di valori delle “istituzioni” cosiddette democratiche. Prima ci sono gli affari, poi il “decoro”, poi l’affermazione intollerante delle prerogative del potere, ecc. ecc. Che dire? Come cantavano gli insorti sardi del 1794: Procurad’e moderare , barones, sa tirannia….
Giovanni Maria Angioj