Dopo la clamorosa vittoria della destra alle elezioni del 25 settembre (FdI 93%, Lega 9%, FI 3%, Noi con l’Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro, Italia dacci dentro, Italia ti amo, Italia quanto sei bona, tutti insieme 0,5%) che ha superato tutte le aspettative (compreso l’atteso 100%!), il nuovo governo (che ha deciso di installarsi a Palazzo Venezia, abbandonando Palazzo Chigi) si presenta agli entusiasti seguaci, in occasione del centenario della “marcia su Roma”. La “capa” del governo, Giorgina Melona, si è affacciata al balcone di Palazzo Venezia, affiancata dai ministri Draghi, Salvino, Berluska, Calenda, Renzi e Merola (detto “o animale”, con la delega a “appalti e trasparenza”), ed ha esordito, tra le urla osannanti della folla, con un “A chi l’Italia? A noi!”. Dopo aver accennato alle prime misure prese dal nuovo governo (potenziamento della marina militare per poter affondare direttamente i barconi dei migranti; proibizione dei matrimoni di gay, lesbiche, trans, sadomaso, libertini di ogni colore e tendenza; ripristino della religione cattolica come religione di stato; abolizione del diritto di divorzio ed aborto; flat tax al 10% per tutti;) si è soffermata sulla situazione di tensione con la Repubblica di San Marino. Infatti è di dominio pubblico che la repubblica romagnola è diventata un covo di rifugiati nemici della patria. Non solo Letta, Fratoianni, Bonelli e De Magistris hanno chiesto ed ottenuto asilo politico dai sammarinesi, ma è ormai assodato che i gruppi guerriglieri di terroristi, guidati da Maurizio Acerbo (brigate “I Rifondati”) e Giorgio Cremaschi (milizie pappiste, con la doppia p), che agiscono sull’Appennino Tosco-Emiliano, hanno nella vicina repubblica i loro “santuari”. Diversa è la situazione dei gruppi guerriglieri guidati dai Conte (Giuseppe e Paolo – quest’ultimo avrebbe composto l’inno dei terroristi), i famigerati “Cinque Stelle Rosse”, e da Giggino De Maio (“United Terrons”), che hanno le loro basi rispettivamente nel Matese e nel Cilento, e quindi non godono del retroterra sammarinese. Anche i gruppi guerriglieri d’elite guidati da Turigliatto (“Vecchie Talpe Rosse”) e Ferrando (“Los Puros y Duros”), che hanno le loro basi sulle Alpi Francesi, non usano la RSM come base d’appoggio. La “capa” del governo ha chiarito, con una frase ad effetto (“Spezzeremo le reni a San Marino”) che sono finiti i tempi della tolleranza verso le attività sovversive sponsorizzate dall’estero e dell’impunità verso gli stati che si illudono di poter umiliare la Patria. Si è trattato di fatto di un vero e proprio ultimatum, accolto da grida di giubilo dalla folla assiepata in Piazza Venezia, in preda ad un delirio patriottico che non si ricordava da almeno 82 anni. La gioiosa manifestazione si è conclusa sulle note del nuovo inno nazionale, “La leggenda del Piave”, mentre i vari manipoli (volevo dire gruppi) di seguaci sciamavano in massa verso le osterie di Trastevere.

Feicnius

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