Riceviamo dai compagni di Vicenza, e pubblichiamo volentieri.
Quello che abbiamo è stato strappato pezzo per pezzo dalle mani dei padroni. Nienteera dovuto, la lotta di lavoratori e proletari ha portato risultati quando è statacombattuta fino in fondo con chiarezza e determinazione. Quei risultati sonodivenuti istituti giuridici e leggi sulle quali basare l’affermazione di diritti e principi.Vogliamo riproporne alcuni che troviamo significativi, convinti che essirappresentino, oltre che linee di difesa praticabili dall’attacco padronale, uncontributo all’emancipazione dallo sfruttamento del lavoro salariato.In questa situazione, in cui ilpredominio dell’ideologia del profitto a danno dilavoratori ed ambiente è assoluto,dobbiamo recuperare il concetto dellapartecipazione alla salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro e nei territori,attraverso le forme del controllo diretto, operaio e proletario della lotta, perchéqueste sono le uniche garanzie effettive sulle quali poter contare per l’affermazionedei principi irrinunciabili:la nocività si elimina e la salute non si monetizza.L’art. 9 occupa un posto di rilievo nello Statuto dei Lavoratori che, all’epoca, 1970,rappresentò il più completo strumento di tutela all’interno delle aziende. Per esso: “Ilavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno il diritto di controllare l’applicazionedelle norme per gli infortuni e le malattie professionali e di promuovere la ricerca,l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e laloro integrità fisica”. Da allora, alcune tutele sisono perse (pensiamo all’art.18), tuttavia questa norma è ancora importante perchéconsente al collettivo dei lavoratori stessi, senza la mediazione degli apparatisindacali, di gestire una materia di importanza vitale, la salute. E’ l’unica normadell’intero Statuto che privilegi l’auto-organizzazione di base alle strutture sindacaliformali.La sicurezza del lavoro è tra gli obiettivi dell’art.2 della legge istitutiva del ServizioSanitario Nazionale (n.833/1978), “da conseguire con la partecipazione dei lavoratorie delle loro organizzazioni, per prevenire ed eliminare dai luoghi di lavoro condizionidannose per la salute, disponendo gli strumenti e i servizi necessari ad attuarla”. Adessa sono correlati gli obiettivi dell’eliminazione delle cause degli inquinamentidell’atmosfera, delle acque e del suolo. Su questa base sono stati istituiti i servizi diprevenzione (PSAL e ARPA) per la protezione dell’ambiente. La burocratizzazione el’assoggettamento politico di queste strutture, soprattutto laddove gli interessi diprofitto sono maggiormente pressanti, ne limita fortemente la funzionalità. Valga pertutti lo scandaloso comportamento dell’ARPAV per l’inquinamento da PFAS. E’comunque chiaro che solo un cambiamento radicale negli stanziamenti dei fondi enegli organici degli operatori, entrambi assolutamente insufficienti, possonocontribuire ai fini della prevenzione e sicurezza di lavoratori e cittadini e limitare lapratica evidente di servizio esclusivo alle aziende. A questo proposito ricordiamo chel’Unione Europea ha fatto proprio un ordinamento giuridico che prevede il principiodi precauzione, in base al quale nessun materiale può essere impiegato, né alcunprodotto commercializzato senza che ne sia stata comprovata la innocuità e la nonpericolosità per persone ed ambiente.E’ possibile, di fronte a gravi ed evidenti rischi per la salute, rifiutarsi di lavorare? Ilprimo strumento di prevenzione il lavoratore lo trova nel suo inalienabile diritto disciopero e di astensione dal lavoro. L’art.44 del Decreto Legislativo n.81/2008,istituito dopo la tragedia alla Thyssen Krupp di Torino in cui sette lavoratori morironobruciati nel posto di lavoro, prevede chedisobbedire ad un ordine illegittimo è undovere e astenersi dal lavoro pericoloso è un diritto retribuito.Siamo consapevoli che l’esercizio di questi diritti può essere soggetto al ricattocostante del padrone, in primis quello del posto di lavoro. E’ così:la tutela dellasalute sancita dalla nostra Costituzione si è quasi sempre fermata ai cancelli dellefabbriche e dove è stato possibile farla rispettare è stato solo grazie alle lotte deilavoratori.Crediamo tuttavia che la piena agibilità dell’attività sindacale e politica neiluoghi di lavoro e la piena consapevolezza operaia dei propri diritti siano ilpresupposto per ogni prevenzione. Ciò significa chela prevenzione ha inizio con ilcontrollo operaio sulle condizioni di vita in fabbrica dei lavoratori.Abbiamo imparato in tanti anni e con tanti morti di lavoro che la difesa della salute ela difesa del profitto sono due condizioni antitetiche. Al di là delle chiacchiereistituzionali è sempre l’aumento dello sfruttamento la causa principale dell’aumentodegli infortuni e dei morti di lavoro, perché nel sistema capitalista il profitto vale piùdella vita degli esseri umani. Lo denunciamo ancora una volta, ricordando unoperaio, Mariano Bianchin, morto schiacciato da una pressa cui erano statedisattivate le sicurezze per abbreviare i tempi di produzione.Un classico omicidioper il profitto.Il 13 dicembre riprenderanno le udienze in tribunale a Vicenza epensiamo sia giusto appoggiare i familiari di Mariano Bianchin nella loro denuncia e lotta per la verità e la giustizia. Troviamoci tutte e tutti
Presidio a Bassano del Gr, piazza Libertà, dalle 15 alle 18, sabato 20novembre.
Presidio di fronte al tribunale di Vicenza, lunedì 13 dicembre, dalle ore 9
Comitato per la Dignità e la Salute nel Lavoro