Come anticipato nell’articolo del 15 gennaio, giovedì prossimo, in Piazza Loggia (per l’esattezza in Piazza Bella Italia, quella con la statua) alcuni di noi, comunisti di questo tempo amaro, si sono dati appuntamento. Vogliamo ricordare, nonostante la zona sia “rossa” per ben altri motivi, quelli che, esattamente 100 anni fa, dopo il massacro della Grande Guerra, dopo le speranze accese dall’assalto al cielo da parte dei fratelli di classe dell’immenso impero zarista e dal conseguente “contagio rosso” in Germania, in Austria, in Ungheria, in Italia e un po’ ovunque, tentarono di dar vita ad uno strumento capace di concretizzare quelle speranze, il Partito Comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. Come si vide poi, erano fuori tempo massimo. Una storia che si è ripetuta spesso da allora, e non solo in Italia. Ma quelli che, come noi, continuano ostinatamente a camminare in direzione contraria, vogliono ricordare i Bordiga, i Terracini, i Gramsci e tutte le altre migliaia di comunisti uccisi nelle piazze e nelle strade d’Italia, o davanti ai plotoni di esecuzione (“legali” ed extralegali) dei regimi (fascista o “democratico”), o costretti a marcire nelle patrie galere o al confino, o esiliati dall’ingrata “patria”. E anche quelli più “fortunati”, che pagarono la loro militanza comunista semplicemente col licenziamento, l’emarginazione, il ghetto dei lavori più umili e mal pagati. Ci saranno i comunisti di Sinistra Anticapitalista, di Rifondazione Comunista, del PCI, di Potere al Popolo, dei CARC, del CS 28 maggio (e speriamo anche delle altre schegge della diaspora comunista, oppure senza “parrocchia”). Un raduno di reduci “nostalgici”? Forse. Un’accozzaglia di illusi che non sanno fare i conti con quello schiacciasassi chiamato capitalismo? Può darsi. In tutti i casi, gente che vuole agitare il temuto (dai ricchi di tutto il mondo) spettro che si aggirava per l’Europa (ed ora un po’ ovunque) già nel 1848. Quello del comunismo.

L’appuntamento è per le 14,30, e si continuerà fino alle 18,30.