Il presidente parla alla nazione senza annunciare iniziative di rilievo, ma rivelando l’urgenza di fermare la perdita di consenso, soprattutto sul terreno che Trump considera decisivo: l’economia.
Immigrazione, dazi, Ucraina e prezzo delle uova: ha parlato di tutto Donald Trump, saltando da un argomento all’altro, nel suo discorso alla nazione pronunciato ieri dalla Diplomatic Reception Room della Casa Bianca. Venti minuti a un ritmo serratissimo e senza pause, in cui il presidente degli Stati Uniti ha esordito dicendo: “Buonasera America, undici mesi fa ho ereditato un disastro e ora lo sto risolvendo”. Come già più volte in passato, Trump ha definito il suo predecessore Joe Biden “il peggiore di sempre” sostenendo che “fino a un anno fa, l’America era morta” e che quello che le serviva “non erano nuove leggi, come diceva Biden, ma un nuovo presidente”. Trump ha rivendicato successi senza precedenti e – tallonato dai fact-checker dei principali quotidiani online che smentivano le sue dichiarazioni quasi in tempo reale – ha sostenuto di aver sconfitto i narcotrafficanti “abbattendo l’arrivo della droga del 94%”, limitato l’immigrazione e di aver fatto finire otto guerre portando la pace in Medio Oriente “per la prima volta in 3mila anni”. Ma il grosso del suo intervento, il presidente lo ha dedicato all’economia, ricordando che l’inflazione “non è mai stata così bassa” e che il numero di posti di lavoro “non è mai salito così tanto”. Sotto Biden “la maggior parte dei posti di lavoro sono andati ai migranti. Noi abbiamo creato posti di lavoro al 100% per cittadini nati in America” ha detto, promettendo nuovi tagli dei tassi sul costo del denaro: “A gennaio annuncerò il nome del nuovo presidente della Fed, che ha come priorità il taglio dei tassi”. Il presidente ha anche annunciando la creazione un “warrior dividend”, un dividendo del guerriero, ossia un bonus da 1.776 dollari per i militari: “Gli assegni sono già stati spediti, arriveranno per Natale”.https://www.facebook.com/plugins/video.php?height=628&href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Freel%2F32805500779095937%2F&show_text=false&width=1120&t=0
I conti non tornano?
In estrema sintesi Trump ha detto che, da quando c’è lui alla Casa Bianca, nel Paese va tutto benissimo. Il suo messaggio, però, non convince. Dati alla mano, infatti, le cose non stanno come le ha dipinte il presidente: Trump ha detto di aver ereditato “l’inflazione più alta della storia” (cosa non vera) e soprattutto di aver fatto scendere i prezzi al consumo. Al contrario risulta che l’inflazione a settembre è tornata al 3%, come nel gennaio del 2025. Anche la disoccupazione è in crescita costante e secondo l’ultima rilevazione di novembre ha raggiunto quota 4,6%: mai così alta dal 2021. Indicatori economici, inflazione e disoccupazione, su cui è intervenuto anche il presidente della Fed, Jerome Powell, che senza girarci troppo intorno ha attribuito la colpa ai dazi imposti dal presidente. Anche sugli investimenti stranieri negli Usa le cifre diffuse dal presidente non sembrano molto a fuoco: “Trump – scrive New York Times – ha affermato di aver ottenuto 18mila miliardi di dollari di investimenti. Questa affermazione è fuorviante e rappresenta quasi il doppio dei 9800 miliardi conteggiati dall’ufficio stampa della Casa Bianca”.

Un discorso senza cuore?
Se sui contenuti di quello che il corrispondente del Time definisce “un discorso sconclusionato” i giornalisti si sono sbizzarriti, neanche i toni dell’intervento presidenziale hanno convinto troppo. È diffusa l’impressione che il presidente abbia letto dal gobbo, frettolosamente e senza troppo interesse, un discorso scritto dal suo staff. “Sembra proprio che i consiglieri di Trump vogliano che dedichi più tempo ad affrontare concretamente le preoccupazioni economiche degli americani – osserva Cnn – ma l’argomento evidentemente lo annoia ed è sembrato che non ci mettesse il cuore”. Forse a tradirlo è la consapevolezza di vivere un momento di calo di popolarità: nonostante la rivendicazione di un successo senza precedenti, i suoi sondaggi sono tra i peggiori mai visti da un presidente a questo punto del suo mandato. Secondo la rilevazione di NPR/PBS/Marist il 57% degli americani disapprova la gestione dell’economia da parte di Trump. E persino tra i repubblicani, il 30% ritiene che il Paese sia già in recessione.
La diga sta cedendo?
A ben guardare, però, l’aspetto più interessante del discorso di Trump, potrebbe non essere né nei toni né nei contenuti, quanto nel tempismo. Il fatto stesso che il presidente si sia presentato in prima serata e in diretta nazionale con un discorso privo di grandi annunci sembra tradire un certo nervosismo riguardo la perdita di consensi, soprattutto sull’economia – suo cavallo di battaglia – in vista delle elezioni di Midterm. La Casa Bianca si trova ad affrontare numeri abissali nei sondaggi, una serie di scismi tra i Repubblicani, mentre sempre più legislatori iniziano a rendersi conto del prezzo che potrebbero pagare, in termini elettorali, per la loro strenua difesa di Trump sui costi dell’assistenza sanitaria, sulla mancata ripresa economica e persino sui fascicoli legati a Jeffrey Epstein. Il tutto mentre le elezioni di medio termine incombono e i Democratici sembrano ben posizionati per incassare sostegno. Certo, non è detto che il discorso pseudo-elettorale di Trump contribuisca a spostare l’ago della bilancia in suo favore. Ma il fatto stesso di aver tentato la mossa è notevole. E può essere un segnale, tra i tanti, che – come ha osservato questa settimana la deputata repubblicana uscente Marjorie Taylor Greene – “la diga sta cedendo”.
Alessia De Luca
da: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-il-discorso-di-trump-pensando-al-midterm-226280
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