L’esercito egiziano, in silenzio, sarebbe già all’interno del territorio sudanese, in accordo con l’esercito sudanese con cui ha stabilito un comando unificato per le operazioni nel nord Sudan. L’articolo che riportiamo da conto della situazione dei giorni scorsi, con l’inedita alleanza tra Egitto, Turchia e Arabia Saudita (col supporto della Russia) per sostenere l’esercito sudanese contro le RSF. Giocano lo scontro per il controllo delle risorse sudanesi, ma anche il ruolo geostrategico per il controllo del mar Rosso, e la guerra nel Sahel. (Sauro)

Le Forze armate sudanesi (Saf) si preparano a lanciare un’operazione militare contro le Forze di sostegno rapido (Rsf) dopo il completamento di un ponte aereo da parte della Turchia che ha garantito il trasporto di droni e sistemi di difesa aerea all’esercito sudanese. Lo riferiscono fonti sudanesi ad “Agenzia Nova”, secondo cui l’operazione militare avrà inizio dopo il completamento della mobilitazione generale attualmente in corso da parte dell’esercito sudanese, annunciata ieri dal generale Abdel Fattah al Burhan, e l’arrivo delle armi promesse. Proprio il sostegno militare e finanziario turco e saudita avrebbe ieri spinto l’esercito sudanese a rifiutare la tregua proposta dagli Stati Uniti, affermano le stesse fonti, secondo cui l’esercito ha anche concluso un importante accordo per la fornitura di armi con il Pakistan, finanziato con oltre un miliardo di dollari dall’Arabia Saudita: Riad ha di recente rafforzato il suo sostegno finanziario al governo di Port Sudan per allontanare l’Iran dal Mar Rosso, dove il governo saudita sta realizzando importanti progetti – come la città di Neom e l’ampliamento della stazione di Yanbu – che mirano a diversificare le rotte di esportazione del petrolio lontano dallo Stretto di Hormuz. Le forniture pachistane garantiranno al Sudan motori per aerei MiG21, sistemi di difesa aerea e missili terra-aria e centinaia di diversi tipi di droni.

Gli ultimi sviluppi giungono dopo che il sito d’informazione “Middle East Eye”, citando fonti diplomatiche sudanesi, ha riferito che le Saf e i suoi alleati – di recente estromessi dalla città di El Fasher, nel Darfur settentrionale – hanno iniziato a cooperare con l’Egitto per istituire una forza di comando congiunta per scoraggiare le milizie del generale Mohamed Hamdan Dagalo “Hemeti” e qualsiasi possibile infiltrazione in Egitto attraverso i confini con il Sudan o la Libia. “Le Saf si aspettano che Egitto e Turchia forniscano loro armi dopo la caduta di El Fasher”, ha dichiarato Kholood Khair, analista sudanese e direttore del think tank Confluence Advisory. “L’Egitto, in particolare, ha interesse a proteggere il suo confine meridionale ed è preoccupato per gli schieramenti delle Rsf nelle vicinanze”, ha aggiunto. Con questo in mente, Il Cairo avrebbe silenziosamente rafforzato le sue posizioni lungo il confine con il Sudan e la Libia. Una fonte di alto livello dell’intelligence militare egiziana ha dichiarato a “Middle East Eye” che “è in corso una cooperazione tra gli eserciti egiziano e sudanese per istituire una forza di comando congiunta per scoraggiare le Rsf e qualsiasi possibile infiltrazione in Egitto attraverso i confini con il Sudan o la Libia”. L’urgenza della situazione per il Cairo è stata sottolineata quando il capo di Stato maggiore dell’esercito egiziano, il tenente generale Ahmed Fathi, ha effettuato due visite nel giro di 24 ore: prima in Arabia Saudita, poi a Port Sudan, attualmente sede del governo sudanese.

In Arabia Saudita, che si ritiene favorisca le Saf nella guerra in Sudan, Fathi ha co-presieduto il Comitato di cooperazione militare egiziano-saudita per coordinare i piani operativi lungo il confine condiviso. Secondo la stessa fonte egiziana, la visita ha aperto la strada alla creazione di una sala operativa congiunta nel Kordofan settentrionale e a nuovi sistemi radar di allerta precoce. “L’attacco pianificato dalle Rsf a Omdurman (città gemella a nord di Khartum) nei prossimi mesi potrebbe accelerare il coinvolgimento del Cairo, poiché la capitale è sempre stata una linea rossa per gli egiziani”, ha affermato Khair. Sul territorio, intanto, l’Egitto ha mobilitato truppe lungo i confini sudanesi e libici, effettuando continui pattugliamenti aerei, garantendo un monitoraggio continuo senza violare lo spazio aereo sudanese, ha spiegato la fonte. Per Il Cairo, affermano le fonti, la cattura di El Fasher non è stata solo una sconfitta per l’esercito sudanese, ma anche un monito di quanto sia diventata fragile la stabilità regionale. La città è stata a lungo un collegamento tra il Darfur orientale e quello occidentale, e la sua caduta divide di fatto la vasta regione occidentale del Sudan, ora sotto il controllo delle Rsf, dal resto del Paese, sollevando la prospettiva che il Sudan si spezzi in due.

In un altro sviluppo significativo, gli eserciti egiziano e turco hanno iniziato a collaborare direttamente per il Sudan, segnando una rara convergenza tra due rivali regionali. Secondo un’altra fonte di sicurezza egiziana citata da “Middle East Eye”, il coordinamento si concentra sul sostegno alle Rsf per contenere le conquiste territoriali delle Rsf e stabilizzare il Darfur, e sarebbero in corso i preparativi per una potenziale futura offensiva per riconquistare El Fasher e i territori circostanti, comprese misure per impedire che qualsiasi supporto aereo straniero raggiunga le Rsf. Una fonte turca a conoscenza diretta della questione ha dichiarato a “Middle East Eye” che la Turchia sta pianificando di aumentare il suo sostegno all’esercito sudanese. “Avevamo già pianificato di inviare altri sistemi, ma i ‘pogrom’ di El Fasher non hanno fatto altro che rafforzare la nostra determinazione”, ha affermato la fonte. Dall’anno scorso la Turchia fornisce alle Saf droni militari, missili aria-superficie e centri di comando. La fonte turca ha affermato che questo supporto continuerà e che gli operatori turchi di droni sono stati attivi anche all’interno del Sudan.

L’ascesa delle Rsf e le atrocità che stanno commettendo a El Fasher hanno attirato maggiore attenzione sul ruolo svolto dagli Emirati nella guerra in Sudan. Sebbene Abu Dhabi lo neghi, un’ampia documentazione basata su immagini satellitari, dati di tracciamento di voli e navi, prove video, numeri di serie delle armi e molteplici fonti provenienti da tutta la regione indica che gli Emirati hanno fornito armi alle Rsf dall’inizio della guerra, scoppiata nell’aprile 2023. Utilizzando rotte che includono il porto di Bosaso, nella regione somala del Puntland, le basi nella Libia sudorientale sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, il Ciad, la Repubblica Centrafricana e le basi aeree in Uganda, gli Emirati – che hanno un rapporto di lunga data con Mohamed Hamdan Dagalo “Hemeti”, il capo delle Rsf – sono riusciti a trasportare rifornimenti a due basi all’interno del Sudan, Nyala nel Darfur meridionale e Al Malha, a 200 chilometri da El Fasher. I legami tra gli Emirati e le milizie di Dagalo (note come “janjaweed”, letteralmente “demoni a cavallo”) sono iniziati dieci anni fa, nel 2015, quando le Rsf hanno inviato almeno 40 mila combattenti a sostegno della coalizione filo-emiratina in Yemen, e i legami finanziari di Dagalo con lo Stato del Golfo, che riguardano principalmente oro e terreni agricoli, lo hanno aiutato ad accumulare una fortuna stimata in 7 miliardi di dollari.

Le milizie di Dagalo attaccano Omdurman, Atbara, El Obeid e Al Dailang con droni

Le Forze di supporto rapido (Rsf) del Sudan hanno lanciato nuovi attacchi coordinati con droni contro quattro città controllate dalle Forze armate sudanesi (Saf): Omdurman, Atbara, El Obeid e Al Dailang. Fonti militari hanno riferito al quotidiano “Sudan Tribune” che i droni delle Rsf hanno preso di mira la città di Atbara, nello Stato del fiume Nilo, all’alba di oggi. Le difese antiaeree dell’esercito hanno respinto i droni che tentavano di colpire l’aeroporto di Atbara. I droni delle Rsf hanno attaccato anche Omdurman, a ovest della capitale Khartum, dove le difese dell’esercito sono riuscite ad abbattere i droni mentre si dirigevano verso il quartier generale delle Saf nella base militare di Wadi Seidna, a nord di Omdurman. Ad Al Dailang, nello Stato del Kordofan meridionale, le Rsf e la fazione alleata del Movimento di liberazione del popolo sudanese del Nord (Splm-N), guidata da Abdulaziz al Hilu, hanno lanciato pesanti bombardamenti di artiglieria contro la città per la seconda volta in 24 ore. Fonti locali hanno affermato che il bombardamento ha causato vittime civili, in modo simile all’attacco di ieri ad Al Dailang, in cui sono morti sei civili, tra cui un bambino. Un drone delle Rsf ha inoltre attaccato diverse località a El Obeid, capitale dello Stato del Kordofan settentrionale. L’entità dei danni non è stata immediatamente chiara. La città di El Obeid è sottoposta a un costante fuoco di droni e artiglieria da parte delle Rsf posizionate nelle aree circostanti la città.

da:https://www.agenzianova.com/news/sudan-esercito-si-prepara-a-lanciare-unoperazione-militare-contro-le-rsf-col-sostegno-di-egitto-e-turchia/


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