Tra i pochissimi segnali di combattività che arrivano dalle grandi fabbriche (l’ultimo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto dalla Fiom il 7 e 10 luglio è sostanzialmente fallito), ne riportiamo qui due, provenienti dalla Stellantis di Pomigliano d’Arco (rifiuto dello straordinario, organizzato dallo Slai Cobas) e dall’Elettrolux di Susegana (rifiuto di lavorare ad alte temperature, organizzato dalle RLS affiliate alla opposizione CGIL).
Si tratta di questioni che non riguardano singoli stabilimenti, dal momento che sia il dilagare degli straordinari (spesso non pagati per tali) per arrotondare salari di fame, sia l’obbligo di lavorare a temperature sempre più alte, sono fenomeni che coinvolgono milioni di lavoratori e lavoratrici. In entrambi i casi c’è stata una buona risposta operaia – pur in un momento di così profonda depressione delle lotte, quando la massa operaia avverte che si vuol fare sul serio, c’è.
Lo sciopero del 20 ottobre indetto da SI Cobas, CUB, SGB ed altri organismi sindacali dovrebbe incorporare in pieno queste tematiche e fare l’impossibile per parlare oltre il tradizionale recinto del sindacalismo combattivo. (Red.)
Al sabato non si lavora: straordinaria riuscita dello sciopero alla Stellantis di Pomigliano (partecipazione al 70%)
PRODOTTE APPENA 200 VETTURE RISPETTO ALLE OLTRE 500 CHE SI SAREBBERO DOVUTE COSTRUIRE
Nonostante l’azienda abbia comandato al lavoro nel 1° turno anche tutti gli addetti al turno di pomeriggio nonché, in sopraggiunta, anche i 1.200 addetti trasferiti a Pomigliano dallo stabilimento di Melfi, a fronte delle 306 vetture Panda e 206 Tonale (che normalmente si producono in ogni turno di lavoro) stamattina sono state realizzate appena 100 vetture dalla linea Panda ed altrettante (n. 100) dalla linea Tonale.
La straordinaria partecipazione dei lavoratori di Pomigliano e dei trasferiti di Melfi allo sciopero di stamane indetto da Slai Cobas conferma l’irricevibilità della pretesa aziendale di ovviare alle note e gravi magagne tecnicoproduttive con l’intensificazione dei carichi e dei ritmi di lavoro già insostenibili e che minano rovinosamente la salute dei lavoratori costretti inoltre ad operare in condizioni ambientali ed igieniche semplicemente vergognose.
Non è pensabile colmare il grave deficit impiantistico-gestionale e produttivo con l’eliminazione della mensa, che è un diritto di legge dei lavoratori non derogabile contrattualmente, per costringerli a produrre mezza ora in più a turno, nonché imporre, coi sindacati compiacenti, i 21 turni a scorrimento a cominciare dai reparti Verniciatura, Presse e Lastrosaldatura per non parlare del trasferimento coatto di 1.200 lavoratori – sotto ricatto – da Melfi a Pomigliano.
Né Stellantis potrà sostenere a lungo un ingente raddoppio del costo del lavoro (per diversi milioni di euro mensili) in funzione antisindacale pagando le trasferte e gli alberghi ai 1.200 lavoratori trasferiti sotto ricatto da Melfi a Pomigliano. Specialmente quando anche questi lavoratori, come quelli di Pomigliano, e a maggioranza come oggi, cominciano a mobilitarsi a tutela della democrazia sindacale e dei proprio diritti.
È evidente che Stellantis non potrà andare avanti a lungo con queste “gravi e grottesche manfrine” come è sempre più evidente che, con le buone o con le cattive, come sindacato e con la mobilitazione dei lavoratori riporteremo la democrazia in fabbrica: l’azienda si rassegni!
26 agosto 2023
Slai Cobas Stellantis – Pomigliano d’Arco

ELECTROLUX SUSEGANA: RLS DECIDONO STOP PER CALURA IMPOSSIBILE NELLE LINEE DI PRODUZIONE
RLS sospendono il lavoro nelle ore più calde delle giornate da bollino rosso allerta 3 dichiarata dal Ministero della salute.
Una decisione assunta dopo il no della direzione a fermare la produzione nelle ore di punta di calore. In non pochi reparti si sono raggiunti i 34/35 grado, con alta umidità e i lavoratori vincolati dalle linee impossibilitati a ridurre il ritmo di lavoro.
Adesione delle linee di montaggio nell’area Cairo e altre aree è stata altissima, tanto che tutte le linee si sono fermate.
In ogni caso servono norme di tutela di chi lavora in ambienti non climatizzati, che impongano lo stop del lavoro nelle ore delle giornate più calde, come queste di allerta massima 3, con bollino rosso emesso dal Ministero della sanità.
In assenza di tali obblighi imposti dallo stato, le imprese, i padroni, i dirigenti vedono e realizzano solo il profitto, non a tutela ma a scapito dei dipendenti, come dimostrano i fatti di questi giorni.
Il caso dell’Electrolux di Susegana è solo l’ultimo in ordine di tempo. Perché ormai anche lavorare in fabbrica – e non solo all’esterno, come in agricoltura ed edilizia – espone al rischio di “stress climatico” a causa delle alte temperature. E se nello stabilimento trevigiano della multinazionale degli elettrodomestici in alcuni reparti si sono sfiorati i 35 gradi, per la Cgil non basta l’applicazione dei protocolli anticaldo. Il sindacato da tempo è impegnato su questo fronte, con una capillare attività di informazione tra gli iscritti, in collaborazione anche con Spisal e Inail.
23 agosto
[Da notare che il giorno prima dello sciopero, il martedì 22, verso le ore 12, si era verificato un infortunio in area tecnologica Genesi, con un’operaia che movimentando un transpallet, restata con il piede incastrato, aveva riportato una frattura dello scafoide del piede destro, con una prima prognosi di 30 giorni, direttamente riconosciuta dall’ospedale. Ed è noto che “in presenza di alte temperature e stress termico uno degli effetti è la difficoltà di mantenere la concentrazione”.]
https://www.facebook.com/skatenati.electrolux/
Susegana, Electrolux: nuovo sciopero del caldo. L’azienda ribatte: «Si può lavorare»
25 agosto 2023
Anche ieri oltre 150 operai hanno saltato il turno contestando le alte temperature nei reparti. La Rsu: «Muro da parte dei dirigenti, ma ci sono anche colleghi in malattia per stress termico»
FRANCESCO DAL MAS
Continua lo sciopero del caldo. Ma l’Electroluxmette le mani avanti. «Nonostante l’ondata anomala di caldo di questi giorni, a fronte dei rilievi tecnici effettuati da una società specializzata, nei reparti produttivi dello stabilimento Electrolux di Susegana, le condizioni di sicurezza sono garantite e non ci sono rischi di sorta per la salute dei lavoratori, bensì solo situazioni di disagio gestibili correttamente attraverso le procedure puntualmente messe in campo dall’azienda».
Lo riferisce in una nota la direzione aziendale, dopo che per il secondo giorno un gruppo di lavoratori ha lasciato la fabbrica prima delle 13. Se ne sono andati quelli dei reparti più caldi (dai 34 ai 35 gradi, testimoniano i delegati rsu), quindi le linee di produzione Cairo, il magazzino, l’imballaggio, l’area-recupero e qualche altro settore. In zona Genesi si è continuato a lavorare normalmente, essendo il clima segnato da temperature compatibili, di gran lunga sotto i 30 gradi.
«La percentuale di lavoratori che ha scelto di non lavorare oggi, 24 agosto – prosegue l’azienda – è in linea con quella di mercoledi, cioè circa il 20% su un totale di circa 800 operai».
I delegati Rsu hanno risposto dicendo all’azienda che “i numeri vanno interpretati”. «Quello che è certo – spiegano – è che le linee Cairo, parte vecchia della fabbrica, dove fa molto caldo, si sono fermate tutte. Ora su 1.300 dipendenti quelli che lavorano nella parte vecchia complessivamente saranno meno di 400 (magazzino, imballo, recupero, area tecnologica e linee di montaggio) il resto lavorano in Genesi, nella officina modelli, in manutenzione, nei laboratori, oltre a tutta la struttura impiegatizia.
Una parte importante di tecnici e impiegati lavora in ambienti climatizzati e questi non sono interessati alla sospensione per il caldo, altri non sono legati dal vincolo meccanico della catena di montaggio; Genesi – la nuova fabbrica – ha una struttura rinnovata: capannoni più alti, sistema di impianti adiabatici adeguato che abbattono anche di 5/6 gradi la temperatura, rispetto alla parte “vecchia” dove si raggiungono i 34/35 gradi nei reparti produttivi».
I delegati Rsu ricordano che a parte coloro che hanno lasciato lo stabilimento nelle ore più calde, si aggiunge una alta percentuale di persone che causa stress termico sono in malattia. Questa è una lettura più articolata e attenta di quanto accade. La Rappresentanza sindacale ripropone la necessità di sospendere, nelle ore di maggiore calura, le attività nelle aree più esposte della fabbrica, come chiesto dai Responsabili aziendali della sicurezza.
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